Bellinzonese

Antenne a Bellinzona, chieste norme più restrittive

Emendamento suggerisce il chiaro inserimento di divieti a salvaguardia della salute delle persone

15 settembre 2020
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Bene ma non benissimo. Con un emendamento i consiglieri comunali indipendenti Giulio Deraita e Luigi Calanca propongono di affinare il messaggio municipale, firmato a fine agosto, che chiede di estendere a tutti i quartieri di Bellinzona il cosiddetto ‘modello a cascata’ indicante modalità e condizioni di valutazione e accettazione/rifiuto nella posa di antenne per la telefonia mobile sul territorio cittadino. A loro avviso, il testo da inserire nelle Norme di applicazione del Piano regolatore (Napr) dovrà meglio proteggere la salute delle persone. Sulla base di otto diversi gradi di priorità, il ‘modello a cascata’ già introdotto in più località ticinesi (compresa la vecchia Bellinzona sin dal 2017) obbliga i gestori a limitare per quanto possibile i nuovi impianti nelle zone residenziali e con contenuti sensibili (in primis strutture per bambini e anziani oppure sanitarie); qualora intendano avvicinare le antenne a queste zone, dovranno dimostrare che non sono disponibili ubicazioni nelle zone con priorità più alta, e quindi meno sensibili. L'obiettivo – rimarca il messaggio municipale – è quello di “garantire il loro adeguato inserimento nel contesto territoriale, in particolare a salvaguardia del patrimonio naturale, culturale e del paesaggio”.

Trattare allo stesso modo quelle visibili e quelle no

E qui sta il punto. Secondo Deraita e Calanca occorre modificare il testo rendendolo più vincolante: “Il messaggio – attaccano – considera le antenne semplicemente quale elementi statici e passivi: preoccupandosi solo di quelle percepibili visivamente, tende a salvaguardare il solo impatto estetico delle stesse”. Un aspetto questo sicuramente importante, riconoscono i due consiglier evidenziando il lato ambientale ed economico del problema, dal momento che la presenza delle antenne può rendere le proprietà nei quartieri toccati meno attrattive sul mercato immobiliare (compravendita) e dell'alloggio (locazione), diminuendone il valore. Considerando però che le antenne sono state inserite nella legislazione federale con lo scopo di proteggere l’uomo dalle radiazioni non ionizzanti dannose o moleste, questo “legittima una riflessione sulla salute, oltre all'estetica”, aggiungendo anche gli aspetti psicologici legati a tali ‘presenze‘. L'emendamento chiede quindi di eliminare dalle Napr il principio della percezione visiva: se un’antenna c’è ma non si vede (magari perché posata in un luogo fuori dalla vista delle persone) sia dunque considerata al pari di quelle visibili. In particolare, al punto 8 suggerisce di “vietare la posa” nelle aree “delimitate dal raggio di 100 metri da locali, luoghi chiusi e aperti, anche nei quartieri o nei Comuni limitrofi, destinate al soggiorno di persone particolarmente sensibili (bambini, anziani, ammalati). Quale elenco non esaustivo – anche questa frase è un’aggiunta dei due consiglieri – citiamo gli istituti scolastici, palestre, centri sportivi comunali, parchi giochi, ospedali, case di cura e case per anziani”.

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