L'artista parigino Malingrëy è intervenuto nel parco di Villa dei Cedri a Bellinzona. Dubbi sul futuro espositivo 'open air' dopo i fatti recenti
Dopo aver fatto pitturare di rosso sangue la ‘ferita’ alla gamba del suo ‘Jardinier aux fleurs gisantes', ieri il giovane artista parigino François Malingrëy con l’uso di resina e colla speciali ha cominciato l’operazione di riposizionamento dell’arto sinistro che ignoti avevano rotto penetrando nel parco di Villa dei Cedri durante la notte fra il 7 e l’8 luglio. Il gigante di oltre 5 metri e 200 chili di peso tornerà dunque a breve gamba-munito. Nei giorni scorsi ha riparato la propria opera anche il belga Conrad Willems, la cui composizione geometrica in marmo rosso era stata sfregiata, pure da mano ignota, con un oggetto appuntito. In quel caso l’operazione di levigatura ha richiesto più tempo del previsto a causa della profondità delle incisioni.
Tutto bene? Non proprio. Dopo la delusione espressa il 13 luglio su queste colonne dalla direttrice di Bellinzona Musei Carole Haensler, due gesti sottolineano la preoccupazione e la delusione degli artisti verso quanto accaduto. L’aver fatto pitturare di rosso la parte in cui la gamba ha ceduto indica che François Malingrëy considera l’atto vandalico un’aggressione non solo all’oggetto in sé ma anche all’espressione di arte contemporanea che esso rappresenta e al lavoro di chi l’ha ideato e realizzato. Sangue come sinonimo di rabbia e dolore. Conrad Willems si è dal canto suo sfogato su Facebook: “Cosa spinge qualcuno ad attaccare un'opera d'arte pubblica? Sono stati aggressori estetici o politici, o forse ragazzi ignoranti? Indipendentemente dal loro scopo e dall’agire intenzionale o meno, quanto accaduto fa riflettere sull'arte nei luoghi pubblici. Ci fa anche riflettere sul pubblico, sulla sua posizione di creatore e distruttore. Mi chiedo come Bellinzona percepisca questo evento: interessa? Se una mia opera sarà nuovamente danneggiata, non la riparerò. Come atto di sfida”.
Le varie installazioni esposte, ricordiamo, si trovano nel parco dal mese di febbraio, e lì sono rimaste durante tutto il lockdown senza subire danneggiamenti. Un primo passo nel percorso di apertura del parco verso contenuti artistici, esposizioni temporanee con le quali si mira ad avvicinare la gente all’offerta museale di Villa dei Cedri. Un’iniziativa apprezzata dai più, tanto che la notizia dei danneggiamenti ha spinto molta gente a visitare il parco con un sentimento misto di curiosità, interesse e solidarietà. Intervistata il 13 luglio, Carole Haensler aveva detto che gli atti di vandalismo non la intimoriscono ma la preoccupano: “Perché vanno letti in un contesto più globale – aveva detto – nel quale la posizione della cultura viene erosa nella scuola e nell’educazione, svilendo il significato di rispetto, di visione critica verso certi episodi e di responsabilità sociale. Se un museo gioca anche un ruolo nell’apertura delle menti – concludeva – allora resisteremo e non chiuderemo né gli edifici, né tantomeno i parchi”. Resistere.
Oggi, a mente fredda, aggiunge altre valutazioni sollevando interrogativi sull’opportunità di riproporre in futuro esposizioni all’aperto. «Può darsi che l’arte contemporanea provochi il visitatore maggiormente rispetto all’arte figurativa, a tal punto da spingerlo a non prestare il dovuto rispetto verso ‘qualcosa’ che interroga. Quanto accaduto può però anche essere letto come una desacralizzazione dell’opera d’arte, dimenticando quanto c’è dietro di essa fra come investimento in ore di lavoro, impegno creativo e finanziario. Sbaglia insomma chi crede che un’esposizione gratuita all’aperto, voluta per far dialogare maggiormente il pubblico con l’offerta museale nel suo complesso, abbia un valore ridotto». Una volta chiusa il prossimo autunno l’attuale esposizione, si guarda a quella prevista fra un anno e mezzo, nella primavera 2022. Ancora il parco di Villa dei Cedri? «Poiché il rischio di dover fare i conti con altri atti vandalici è alto, sto riflettendo se non sia il caso di esplorare alternative», risponde Carole Haensler: «Per talune opere, un'alternativa potrebbe riguardare i negozi rimasti chiusi nel centro storico. Vetrine dietro le quali esporre, con possibilità di entrare e vedere da vicino, tracciando un ponte ideale fra Villa dei Cedri e il cuore della sua città. Ciò che implicherebbe il coinvolgimento di uno staff di volontari incaricati di tenere aperto, vigilare e fornire informazioni».
Ipotesi di lavoro, questa, che deve fare i conti con l’analisi, in corso da un anno e mezzo, sul posizionamento strategico del museo civico Villa dei Cedri, marketing compreso. Il consulente esterno incaricato dovrebbe consegnare il rapporto conclusivo nel corso dell’autunno. I primi risultati indicano la necessità di rafforzare l’idea di Villa dei Cedri nel suo complesso grazie a un contenitore globale formato anche da parco e vigneto. Consiglio direttivo dell’Ente autonomo e commissione scientifica dovranno a quel punto considerare il rapporto e i fatti recenti, «senza tuttavia incrementare il livello di sorveglianza: mi rifiuto – annota la direttrice – di trasformare il parco in una super banca».