Torna in aula l'addetto della sicurezza che aveva posizionato il veicolo in mezzo alla pista mentre sfrecciavano due centauri. Uno è morto dopo l'impatto
Si è trattato di un agire proporzionato alla situazione o di una forzatura che va condannata? Torna in tribunale domattina a Locarno, questa volta davanti alla Corte di appello e revisione penale presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, l'addetto alla sicurezza dell'aerodromo di Lodrino che la sera del 21 agosto 2014, accortosi della presenza sulla pista di due centauri in sella alle rispettive moto, aveva posizionato il veicolo di servizio nella mezzeria sulla parte sud. Un minivan di colore bianco contro il quale al termine della sparata si era schiantato un ventenne della zona perdendo la vita. Salvo invece il suo compagno, accortosi del furgoncino dopo la prima accelerata. L'amico, tenendo il capo con tanto di casco sotto il cupolino, non lo aveva invece visto fino a 100 metri prima dell'impatto, quando frenando bruscamente aveva lasciato la traiettoria iniziale, che era laterale al veicolo, per andare a sbattervi contro violentemente dopo tre secondi. L'addetto alla sicurezza, che si trovava al volante, ha sempre affermato di non avere avuto il tempo di accendere il motore e spostarsi.
Durante il processo di primo grado il giudice Mauro Ermani ha condannato l'imputato 42enne a 7 mesi di detenzione con la condizionale riconoscendolo colpevole di omicidio colposo ma non di messa in pericolo della vita altrui. Questo per due motivi: il primo centauro si è accorto quasi subito del veicolo bianco e il giovane morto ha provato la moto ad alta velocità mettendosi in una posizione in sella che limitava parecchio la visuale. Il tutto in un luogo in cui vigeva notoriamente il divieto d'accesso e di prova veicoli e motoveicoli.
Sedici invece i mesi di detenzione proposti dal procuratore pubblico Nicola Respini, secondo cui quell'azione poteva essere evitata. Durante la requisitoria ha rilevato come l'imputato quella sera abbia agito per sfida e assunto un atteggiamento sconsiderato, senza scrupoli, nel tentativo di dimostrare chi fosse il più forte su quella pista. Opposta la versione della difesa, avvocato Brenno Canevascini, che ha chiesto l'assoluzione piena; oppure, in caso di condanna, il riconoscimento della concolpa della vittima. Il suo assistito, ha detto un anno fa durante il primo dibattimento, «ha agito non certo per sfidare i due motociclisti, ma per assicurare la sicurezza del traffico aereo, come il suo datore di lavoro (Ruag) gli aveva chiesto di fare».