Gruppo di lavoro con Amb, commissione di quartiere e Patriziato per riprendere il vecchio progetto. Per la centrale a biogas si cerca la tecnologia giusta
Nel quartiere di Claro sta riprendendo quota il progetto, abbozzato a suo tempo dall’ex Municipio del vecchio Comune, volto a realizzare una centrale termica a cippato per il teleriscaldamento. Il tema era emerso a fine gennaio durante l’ultima assemblea dell’associazione di quartiere Claro Viva, informata dell’avvenuta costituzione di un gruppo di lavoro con l’Azienda multiservizi di Bellinzona. Amb - era stato spiegato quella sera - sembra essere seriamente interessata e sono già stati valutati i pro e i contro di un’ubicazione in centro paese (zona scuole) e fuori paese. Molto interessato il Patriziato, a sua volta ritenuto partner essenziale provenendo la materia prima dai boschi in gran parte di sua proprietà. Il gruppo di lavoro costituitosi si è intanto incontrato per valutare fattibilità e interesse.
Pioniere in Ticino nello sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili provenienti dal bosco è il Comune di Faido, già vincitore del premio solare svizzero 2000 per aver realizzato, e successivamente potenziato, la prima centrale termica di quartiere a cippato del cantone, alimentata dal legname di scarto prodotto dall’Azienda forestale dei Patriziati di Leventina. Fra gli esempi virtuosi nella nostra regione citiamo anche Blenio dove il teleriscaldamento avviene con una centrale gestita dalla Bimassa Sa a sua volta fiinanziata dal Comune; nonché l'impianto Sud-Ceneri-Nord di Biasca che riscalda la ditta farmaceutica Helsinn, la lavanderia dell’Ente ospedaliero cantonale, la Scuola media, la pista di ghiaccio, la Spai e alcune palazzine.
“A Claro l’iter era stato sospeso in attesa che si concretizzasse l’aggregazione della nuova Bellinzona”, ricorda il direttore Amb Mauro Suà. “Ora il momento sembra propizio per riprendere il discorso e procedere con gli approfondimenti riguardo alla fattibilità. Il Patriziato rappresenta un partner ovviamente fondamentale, considerato il progetto di valorizzazione del suo bosco già sottoposto al Cantone. In tal senso si tratterebbe di utilizzare materia prima a chilometro zero”. Quanto al numero di edifici e all’estensione della rete di tubature, “è ancora presto per pronunciarci”. Una delle possibilità al vaglio è di allacciare un primo nucleo di edifici e di decidere successivamente se sia opportuno ampliare la rete, anche considerando l’eventuale richiesta proveniente da privati”. Sarebbe la prima centrale a cippato promossa dalla nuova Bellinzona, se si esclude quella ereditata dall’ex Comune di Monte Carasso situata in prossimità della casa comunale e dell’ex convento.
L’impegno delle Amb in questo ambito non è frutto di'improvvisazione, ma si basa sull’ampliata serie di compiti sanciti con la trasformazione delle vecchie Aziende municipalizzate in ente autonomo di diritto comunale. Proprio recentemente infatti, poco prima di Carnevale, il Consiglio comunale ha concesso un credito di 3 milioni di franchi destinato alla realizzazione di impianti per la generazione del calore nel Bellinzonese, in particolare per la sostituzione di caldaie di proprietà del Comune e giunte a fine vita. “Perciò - annota Suà - il progetto di Claro potrebbe rientrare in questa politica energetica.
Uno dei progetti Amb di lungo corso e che per vari motivi non ha ancora visto la luce è quello della centrale a biogas prevista in zona Baragge a Giubiasco. In questo caso si tratterebbe di trasformare in gas gli scarti vegetali provenienti da Bellinzonese, Riviera e bassa Mesolcina. Due le opzioni sul terreno: da una parte vendere il gas pur al 65% alla società Metanord che a sua volta, con la propria rete, serve alcuni Comuni e quartieri del Sopraceneri (tuttavia Metanord richiede una purezza del 98% per raggiungere la quale bisognerebbe sottoporre il biogas a un trattamento assai costoso e poco redditizio considerata la dimensione dell’impianto); dall’altra destinare il biogas al vicino impianto depurazione acque (dal 1° gennaio scorso l’ex consorzio è divenuto di competenza Amb) che già produce corrente elettrica trasformando il proprio biogas; in tal senso alla sua turbina ne verrebbe aggiunta una seconda, mentre il calore prodotto nella fase di digestione degli scarti vegetali verrebbe immesso nella rete di teleriscaldamento gestita dalla Teris Sa facendo capo all’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti. Il lungo iter si era fermato tre anni fa a causa di ricorsi interposti da una ditta sull’aggiudicazione della parte tecnologica. Ricorso respinto, ma poi? “Trattandosi di un investimento assai oneroso che supera i 10 milioni di franchi - spiega Mauro Suà - vogliamo essere sicuri di investire nella tecnologia giusta e che possa rendere sostenibile l’operazione dal profilo finanziario”. Non corre in suo aiuto il prezzo del petrolio: molto basso in questo periodo, induce anche molti privati a indugiare prima di smantellare le vecchie caldaie: “Fino a quando la tendenza è questa - conclude il direttore Amb - lo sviluppo di soluzioni alternative deve fare i conti con costi più elevati. Non stiamo parlando insomma di miniere d’oro ed è di rigore ottimizzare il più possibile facendo capo alla tecnologia di ultima generazione, pensando a un periodo di vita di almeno 20 anni”.