Bellinzonese

Eritrea morta a Bellinzona, marito rinviato a giudizio

Il pp Capella ha completato l'atto d'accusa come richiesto dal Tribunale penale cantonale. Verso il processo fortemente indiziario

Via San Gottardo 8 a Bellinzona: una delle prove di caduta effettuate con un manichino (Ti-Press)
16 marzo 2020
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A quasi un anno dal primo atto d’accusa che il Tribunale penale cantonale la scorsa estate ha poi chiesto di precisare in alcuni punti, venerdì scorso il procuratore pubblico Moreno Capella ha rinviato a giudizio per la seconda volta, con un documento aggiornato e completato in alcune parti, l’eritreo 38enne la cui moglie connazionale di 24 anni è morta la sera del 3 luglio 2017 cadendo - o venendo gettata, sarà la Corte a stabilirlo - dal terrazzo del loro appartamento situato al quarto piano di via San Gottardo 8 a Bellinzona. Le ipotesi di reato elencate nel nuovo atto d’accusa, ha appreso la ‘Regione’, sono identiche a quelle elencate nell’aprile scorso, ossia assassinio consumato e tentato, in via subordinata omicidio intenzionale consumato e tentato, o in via ancora più subordinata lesioni semplici, esposizione a pericolo della vita altrui, minaccia e coazione.

Movente: la gelosia e il tarlo del tradimento

Il 38enne, che vanta una carriera militare nel suo paese d’origine, avendo ottenuto lo statuto di rifugiato politico si trovava in Ticino da tempo con permesso di dimora B. La moglie e i loro due figlioletti avevano quindi potuto raggiungerlo a Bellinzona nel 2014 grazie alla procedura di ricongiungimento familiare da lui avviata. Ma qualcosa a un certo punto si è rotto. Da tre mesi le liti fra i due erano frequenti. Scatenate, come emerso nel corso dell’inchiesta, dalla gelosia del 38enne sospettando che lei avesse una relazione extraconiugale. Anche la sera del decesso la discussione scoppiata fra i due riguardava quel tema. Ma il 38enne, che da quella notte si trova in carcere, nega di averla buttata dal balcone, sostenendo che sia stata lei a gettarsi e che lui abbia semmai tentato prima di dissuaderla e poi di trattenerla afferrandola a un braccio quando si trovava a cavalcioni sul davanzale. Tesi difensiva mai modificata.

I tre passi del procuratore

Tre, dall’estate scorsa a oggi, i passi intrapresi dal pp Capella: come richiesto dal Tribunale penale ha precisato movente e scopo che sorreggono l’imputazione principale dell'assassinio (la gelosia e lo scatto d’ira, sebbene non vi siano elementi che provino il tradimento avendolo la vittima sempre negato). Secondo, ha ottenuto dall’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, cui aveva ordinato la ricostruzione della traiettoria del corpo in aria, il completamento di alcune parti della perizia le cui conclusioni ritengono verosimile la tesi dell’uccisione. A questo riguardo i giudici chiedevano ai periti bernesi di dire se la vittima sia stata sollevata, buttata e/o lanciata, ma nel complemento viene evidenziata l’assenza di elementi sufficienti a rispondere positivamente alle domande; troppe le variabili in gioco, fra cui anche il risultato sempre differente dei quattro lanci simulati con un manichino, che in un’unica occasione ha impattato nel punto presumibile del decesso.

La perizia volontaria: tesi a confronto

Infine, terzo punto, la perizia di parte che l’avvocato difensore Manuela Fertile ha chiesto nei mesi scorsi all’Istituto di scienze forensi di Milano (perizia voluta e finanziata, tramite una colletta, dai familiari dell’imputato e da parte della comunità eritrea presente in Ticino): gli esperti lombardi ritengono che il punto d’impatto al suolo in posizione prona, comparato a quello di distacco dal terrazzo, nonché i segni e le ferite riscontrati su alcune parti della salma, inducono a ritenere che la vittima si sia lanciata spontaneamente; perciò la versione del marito è ritenuta credibile. Letta questa perizia, gli esperti bernesi non si sono scostati dalle loro conclusioni ritenendo poco verosimile l’ipotesi del suicidio. L’intero scambio di opinioni sull’asse Milano-Berna, insieme al nuovo atto d’accusa completato, si trova ora in tribunale. Si attende l’aggiornamento del processo, fortemente indiziario.