Bellinzonese

Ai pompieri serve forza d’animo, ma anche un peluche

Viaggio tra i militi del Centro di intervento del San Gottardo, che ci illustrano le loro misure di soccorso. Si occupano di incidenti, roghi e molto altro

Ti-Press
28 febbraio 2020
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Quando entriamo nella sala riunioni, ad aspettarci sui banchi c’è un orsacchiotto di peluche vestito da pompiere e pensiamo subito ‘simpatico, come gadget’. Ma non è un gadget. Il comandante del Centro di intervento del San Gottardo (Cig), Fabrizio Lasia, ce lo spiega subito: «Noi lo chiamiamo orsetto consolatore. Lo diamo ai bambini coinvolti negli incidenti». Serve poco altro per intuire le difficoltà di questi pompieri professionisti – gli unici oltre a quelli di Lugano – chiamati a vigilare sulla galleria autostradale, ma anche sulle rampe e le gallerie che da lì scendono fin oltre Faido. Il mestiere consiste nel prepararsi al peggio, per evitarlo.

E siccome per riuscirci occorre contare su un gruppo coeso e motivato, il tenente colonnello Lasia sta lavorando attivamente per gestire al meglio la sua squadra. Non a caso siamo qui con Sintetica, società farmaceutica del Mendrisiotto pluripremiata per la sua gestione del personale, che collaborerà con i pompieri per valorizzare le loro risorse (vedi ‘laRegione’ del 18 febbraio).

Ogni anno, su questo tratto autostradale si contano in media 25 incidenti e 25 casi d’incendio. E poi centinaia di panne con veicoli da soccorrere e mettere in sicurezza. Lasia ci mostra alcune foto di scontri nelle quali è perfino difficile distinguere un veicolo dall’altro: «Questa era una monovolume», dice di un gomitolo di lamiere incastrato fra due camion. Era: «All’inizio abbiamo fatto fatica a scorgerla perfino noi». In questi casi, il Cig dev’essere in grado di attivarsi entro due minuti dall’allarme, essere sul posto in un quarto d’ora e tenere in vita eventuali feriti finché non arriva un’ambulanza: può volerci una mezz’ora. La tempestività è fondamentale per contenere i danni alle persone e alle strutture. In caso d’incendio, il metallo nel beton delle gallerie può deformarsi fino a far crollare tutto.

24/10/2001

Inevitabilmente, questo scenario riporta alla memoria l’incidente del 24 ottobre 2001: alle 9.39 un frontale fra due camion provocò la fuoriuscita di gasolio, e il cortocircuito di un cavo elettrico scatenò immediatamente un incendio, la temperatura superò i 1’200 gradi in pochi minuti, la soletta del tetto crollò per 300 metri, le fiamme corsero rapidamente lungo il tubo, 10 persone morirono intossicate, una carbonizzata (era l’autista di uno della decina di camion coinvolti: «Era già in un’area sicura, ma si accorse di aver lasciato il portafogli nel camion», ricorda Giorgio Borgna, in servizio dal 1983; «il tentativo di recuperarlo lo fece rimanere intrappolato in cabina»). «Mi ricordo», prosegue Borgna, «che la finestra del mio ufficio dava sulla rampa d’ingresso. Quando uno dei due camionisti è uscito per fermare le altre auto, ho visto formarsi la coda. Poi ho visto il fumo uscire dal camino. Siamo partiti subito: non ho mai visto una palla di fuoco del genere, una cosa così rapida». La tempestività dei soccorsi è stata fondamentale per contenere le conseguenze dell’incendio.

Lì per lì

Il tunnel fu riaperto solo due mesi dopo, con nuove prese d’aria e sistemi di sicurezza più efficienti. È con quel precedente in mente che si è anche unificato il soccorso sotto il cappello del Cig, nel 2008. Di incidenti del genere non se ne sono più ripetuti, ma ogni tanto un impatto mortale capita: è pressoché inevitabile, lungo una strada che registra in media 18mila passaggi al giorno, e dove in estate arrivano quasi a 50mila.

Contano, e tanto, la formazione e l’allenamento. «Immaginatevi la situazione in cui un soccorritore padre di famiglia vede la mano di un bambino spuntare da un veicolo coinvolto in uno scontro: è chiaro che dobbiamo poter contare su persone al massimo della forma fisica e psichica», nota Lasia. «Per farlo, eroghiamo qualcosa come 22mila ore di corsi ogni anno, una media di 3 o 4 al giorno per ciascuno dei nostri 51 professionisti». In caso di episodi traumatici si svolge un immediato debriefing, i superiori sono incaricati di ‘vegliare’ sui pompieri coinvolti e si mette subito in atto ogni forma di supporto psicologico. «Ma lì per lì non ci pensi», nota Borgna, «l’adrenalina è troppa. Semmai ci ripensi dopo. E lì è importante saper riflettere su cosa si può sempre migliorare, ma senza farsi intrappolare da remore e sensi di colpa. Altrimenti ti rovini la salute, e la prossima volta hai solo paura».

24 ore su 24, 7 giorni su 7

Poi naturalmente non si ha a che fare esclusivamente con gli incidenti, anzi. Solo le avarie, per dire, sono circa 300 all’anno. Il picchetto del Centro di intervento del San Gottardo dev’essere operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutto l’anno. Gestione del fuoco, degli incidenti, protezione dagli idrocarburi, panne, ma anche autorizzazione e gestione dei trasporti speciali rientrano fra i suoi compiti. Come pure la manutenzione di tutto il materiale contenuto sui 14 container Welab, i mezzi impiegati in caso di catastrofe. Il corpo, che risponde alla Base Logistica dell’Esercito, non sta mai con le mani in mano: «Nei momenti liberi dalle altre incombenze, aiutiamo il centro logistico del Monteceneri preparando i sacchi per le reclute e riparando armi e apparecchiature», spiega il comandante Fabrizio Lasia. Il gruppo alloggiato ad Airolo, spiega, «è speculare a quello alloggiato a nord del Gottardo, con un’unica, ma ancora significativa differenza: la lingua. D’altronde, per evitare incomprensioni, ciascun gruppo è in grado di interagire con l’altro quasi senza parlare».

La tecnologia, anche qui, è sempre più importante: «Nel 2013 l’Ufficio federale delle strade ha installato un portale termografico a entrambi i portali della galleria», dice Lasia, che ci fa vedere come funziona. In pratica, il portale scatta un’istantanea termica tridimensionale di ogni mezzo pesante prima che entri in galleria. Le ‘sentinelle’ del Cig possono poi ruotare l’immagine su appositi tablet: eventuali aree rosse – più spesso delle volte i freni – indicano un surriscaldamento che può essere pericoloso non solo all’interno del tunnel, ma anche lungo le ripide discese in uscita, che con le loro gallerie e i loro tornanti costituiscono un pericolo aggiuntivo. Allora li si ferma per i controlli del caso.

Un ulteriore passo avanti per la prevenzione degli incendi è il servizio colonna, anche quello gestito dal Cig, che permette agli utenti della strada di prevedere ulteriormente un’eventuale coda di veicoli fermi – come quelle rese inevitabili dai ‘dosaggi’ di sicurezza in periodi di elevata affluenza –, riducendo così la possibilità di incorrere in quei tamponamenti che a volte, in passato, hanno avuto esiti mortali.