Bellinzonese

La Parrocchia di Bellinzona rilancia la richiesta d'aiuto

Mancano soldi per garantire lo stipendio di cinque sacerdoti e coprire le spese correnti. Per ora l'idea di introdurre l'imposta di culto è in stand by

I lumini si accendono ancora ma il ricavato raccolto anche durante le messe non basta (Ti-Press)
28 novembre 2019
|

Anche quest’anno i bellinzonesi hanno trovato nella loro bucalettere l’invito della Parrocchia a sostenere le attività. Una richiesta d’aiuto necessaria a coprire le spese correnti e a garantire lo stipendio dei cinque sacerdoti delle tre comunità; Collegiata, Sacro Cuore e Semine. La lettera recapitata in questi giorni agli abitanti è un ‘promemoria’ dopo la prima missiva inviata tempo fa. Alla luce delle difficoltà finanziarie che si protraggono da anni, chiediamo a Fausto Riva, presidente del Consiglio parrocchiale, se non sia il caso di pensare all’introduzione dell’imposta di culto. «Ci sono pro e contro da valutare, ma molto dipenderà dal bilancio del 2019». Gli ultimi due anni il consuntivo chiudeva con un disavanzo di circa 50mila franchi: «Quest’anno dovrebbe essere un po’ meno». Ma la nuova direttiva appena giunta dalla Curia che indica che il salario dei preti debba essere aumentato complica le cose; si tratta infatti di 20mila franchi di spesa in più da mettere in conto. L’introduzione dell’imposta, fa notare il nostro interlocutore, non risolverebbe per forza tutti i problemi poiché richiederebbe comunque uno sforzo amministrativo e organizzativo notevole. Tuttavia Riva tiene a precisare che anche se si chiama ‘imposta’ la decisione di versare o meno un contributo rimane libera. Si può anche decidere di non versare nulla ma è necessario scrivere una lettera in cui si specifica che non si aderisce alla Chiesa cattolica e che quindi non si vuole far parte del catalogo tributario della parrocchia. Questo va però fatto entro tre mesi, altrimenti l’imposta dovrà essere versata. «La nostra richiesta è invece un libero contributo», fa presente. A Bellinzona i parrocchiani che donano un contributo sono il 17 percento circa: «Se anche solo il 50 percento desse qualcosa non avremmo problemi». La maggior parte delle parrocchie in Ticino – annota Riva – non ha questo genere di problemi perché la congrua è spesso competenza dei Comuni. La nuova Bellinzona non versa a nessuna delle 16 parrocchie il contributo per lo stipendio e dal 2020 sarà a disposizione un fondo comune che, ancora una volta, non potrà essere usato per i salari. Quanto alle offerte raccolte durante le celebrazioni, Riva rileva che nelle chiese delle tre comunità non c’è un grande risconto: «Si trovano dai 5 centesimi al franco, ma carta non se ne vede più». Funziona meglio con i lumini, ma anche questo non basta. Quanto al successore di don Pierangelo Regazzi, il nome non è ancora noto e l’arciprete dovrebbe terminare l’incarico il prossimo mese di giugno.