In preda a uno scatto d'ira, la madre l'aveva colpita con un mestolo da cucina. Oggi in aula penale, la donna di 35 anni si è pentita.
È stata condannata a 20 mesi di detenzione sospesi per due anni la 35enne portoghese che nell'ottobre del 2017 aveva colpito la propria figlia di quattro anni con un mestolo da cucina in legno sulle parti intime. La donna è stata ritenuta colpevole di lesioni semplici qualificate, violazione del dovere di assistenza o educazione ripetuta e vie di fatto qualificate ripetute.
Sono invece cadute le imputazioni contenute nell'atto di accusa di lesioni gravi e mutilazioni di organi genitali femminili, capi d'accusa che la procuratore pubblica Valentina Tuoni aveva aggiunto per dare alla Corte un più ampio ventaglio di possibilità, ma allo stato attuale delle cose non è dato sapere se le azioni della madre potranno avere delle conseguenze sulla sensibilità delle parti intime della figlia, ciò che si potrà sapere solo in età adulta.
La Corte delle Assise correzionali di Bellinzona, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta ha ritenuto la colpa della donna di media gravità. "La donna ha provocato dolore proprio a colei che doveva proteggere", ha affermato il giudice. A favore dell'imputata ha giovato la collaborazione fornita, la scemata imputabilità e il fatto che si sia sottoposta a una terapia per curarsi e riuscire a contente gli scatti d'ira.
È stato proprio in preda a uno di questi momenti di rabbia che la donna aveva picchiato la figlia con il mestolo da cucina. Stando a quanto ricostruito in aula, mentre la donna stava cucinando, la bambina l'aveva chiamata più volte, la madre in preda al nervosismo e a uno scatto d'ira aveva quindi iniziato a colpire ripetutamente la piccola sul sedere e sulle parti intime, facendola sanguinare.
Ultima parola all'imputata
Quando è stata concessa l'ultima parola alla 35enne, questa ha espresso il suo sincero pentimento per l'accaduto. "Voglio tanto bene a mia figlia, è tutto per me e mi dispiace molto per ciò che ho fatto" . Le parti hanno già annunciato di voler rinunciare a ricorrere in Appello.