Padre e figlio alla sbarra per l'accoltellamento dell'agosto 2018. Il giovane voleva chiarire con la madre la nuova relazione avviata con l'uomo poi ferito
Era sceso in Ticino da Dübendorf con l'intento di chiarire con la madre le circostanze della nuova relazione che la donna aveva avviato con un altro uomo, ma durante la discussione avuta in strada ha finito per accoltellare, ferendolo, il nuovo compagno della donna. Deve rispondere di tentato omicidio intenzionale il 26enne zurighese di origini italiane che da questa mattina è a processo davanti alle Assise criminali di Bellinzona insieme al padre 49enne, di nazionalità italiana, ritenuto complice. Nei confronti del giovane, in detenzione dal giorno dell'arresto, la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha proposto una condanna a 8 anni e mezzo di reclusione; di due anni sospesi per il padre presentatosi a piede libero. L'episodio è capitato il 21 agosto di un anno fa a Cadenazzo. Arrivati in auto – è stato ricostruito questa mattina in tribunale a Lugano la cui corte è presieduta dal giudice Amos Pagnamenta – il padre si trovava a una certa distanza mentre il figlio ha affrontato la coppia che passeggiava sulla cantonale mano nella mano. Sono volate parole pesanti e minacce, finché ne è nata una colluttazione e il giovane ha infilato due volte la lama in un fianco della vittima, un 51enne pure di origini italiane dimesso dall'ospedale due giorni dopo in discrete condizioni. La pp Lanzillo accusa il padre di complicità e favoreggiamento avendo sostenuto il figlio nella missione punitiva e aiutandolo anche a disfarsi del coltello infilandolo in un tombino lungo l'autostrada nel viaggio di ritorno verso Zurigo, dove sono scattate le manette. La difesa è rappresentata dagli avvocati Gaia Zgraggen e Nadir Guglielmoni.
La pp ha parlato di un «delitto d'onore», riconducibile alla «cultura meridionale», che «affonda le proprie radici in un modello socio-culturale ormai arcaico». Lanzillo ha evidenziato la grande gelosia che tormentava il padre, di cui avrebbe reso partecipe il figlio. Perché, ha aggiunto la pp, «tutto si fa in famiglia». Il magistrato ha poi fatto leva sullo scambio di sms tra il padre e la cognata (madre della moglie) durante il viaggio verso Cadenazzo. Frasi quali “preparatevi al peggio” e “mio figlio ha aperto la cassaforte” (dove erano custodite delle armi), inducono l'accusa a ritenere che il 49enne fosse conscio che «la punizione sarebbe avvenuta per mezzo di un arma». Per Lanzillo, inoltre, «tentare di colpire a più riprese con un coltello alla parte superiore del corpo», nonostante l'emotività che il magistrato ha riconosciuto potesse aver investito il 26enne, mette in luce «la freddezza nel suo agire e lo scopo che voleva raggiungere». Per la pp, dunque, ha agito con «determinazione, ferocia e accanimento». Fortunamente, ha concluso, la fatalità ha fatto sì che la vittima sia ancora in vita.
Patrocinatore del 26enne, l'avvocato Nadir Guglielmoni si è battuto affinché il suo assistito venga prosciolto dal reato di tentato omicidio intenzionale. Subordinatamente che venga condannato per lesioni semplici a una pena sospesa con la condizionale. Il legale sostiene che nell'agire del giovane non vi fosse un intento omicida. Il coltello, a detta della difesa, sarebbe infatti stato sfoderato unicamente per respingere il 51enne il quale, sempre secondo la difesa, avrebbe denigrato, preso per il collo e sbattuto il 26enne contro una parete. Quanto al padre, l'avvocata Gaia Zgraggen ha pure chiesto il proscioglimento.
La sentenza è attesa nel corso del pomeriggio di domani.
«È libero di mentire, ma la invito a pensare bene a quello che dice». Hanno un chiaro significato le parole rivolte dal giudice al 26enne. Durante l’istruttoria di questa mattina, il presidente della Corte ha chiesto all’uomo di chiarire nuovamente i fatti. Secondo l’atto d’accusa il giovane, una volta lasciato scendere il padre in un parcheggio a poche centinaia di metri dal luogo dei fatti, si sarebbe avvicinato alla coppia con un coltello disteso lungo il corpo, intimando alla vittima di lasciare in pace la sua famiglia. “Lasciala stare o ti ammazzo”, sarebbe stata la minaccia fatta dal 26enne, che avrebbe poi iniziato a spintonare l’uomo. Le due coltellate al fianco destro sarebbero state affondante dopo il tentativo della vittima di calmare il giovane. Una versione, tornando alle parole del giudice, che il 26enne ha contestato oggi in aula. «Vedevo mia padre stare male, e sono quindi sceso in Ticino solo per chiedere spiegazioni a mia madre su quale fosse la situazione con quest’uomo», ha affermato aggiungendo che non aveva intenzione di far del male al 51enne, al quale il giovane imputa di essere stato il primo ad alzare i toni. «Aveva un fare arrogante e ha iniziato lui a spintonarmi». Durante la colluttazione – di cui il Ministero pubblico è in possesso di un video che smentirebbe la versione del 26enne – l’imputato sostiene di aver colpito la vittima con un solo fendente. «Poi me ne sono andato perché ero sotto shock. Ma non mi ero accorto di averlo ferito gravemente». A questo punto Pagnamenta ha parlato di un’ennesima versione contrastante rispetto a quelle fornite in sede d’inchiesta. Quanto al padre, il giudice ha chiesto in particolare spiegazioni sugli sms scambiati con la sorella della moglie prima dei fatti, in cui si leggono frasi che alludono a un regolamento dei conti. Secondo l’atto d’accusa il 26enne, prima di decidere insieme a sue padre di scendere in Ticino, avrebbe inoltre cercato delle persone che potessero dare una lezione alla vittima.