Per il giudice del Tribunale penale federale di Bellinzona non vi era alcun motivo di credere che potesse riarmarli né tanto meno riportarli in volo
L’imputato «non può essere ritenuto colpevole, né dal profilo oggettivo né da quello soggettivo». Assoluzione piena oggi a Bellinzona nell’aula minore del Tribunale penale federale per il 54enne di Cresciano accusato dalla Procura federale di tentata infrazione alla Legge sul materiale bellico per aver fatto arrivare dall’Italia due elicotteri militari (modello Agusta Bell 212 ASW) poi fermati in dogana senza farne richiesta alla Seco (Segreteria di stato per l’economia). Aeromobili – ha sottolineato il giudice Roy Garré pronunciando la sentenza di proscioglimento – che la Marina militare italiana aveva totalmente demilitarizzato ufficializzando tale operazione nell’apposito Registro militare. Elicotteri – o meglio quello che ne rimaneva, vista l’assenza del motore e di quanto necessario al decollo e al volo – il cui ripristino «anche solo per scopi civili avrebbe richiesto 10'000 ore di lavoro e una spesa di 10 milioni di franchi» in base a quanto riferito nei giorni scorsi in tribunale dai periti (uno della Seco e uno della difesa) chiamati a testimoniare. Per questo motivo, ha aggiunto il giudice, «non può essere adempiuta la violazione dell’articolo 5 della Legge sul materiale bellico, considerato che le due ‘cellule’ non sono pronte all’uso immediato a meno che si proceda con lunghe e onerose elaborazioni». Il titolare della Silvercraft Helicopters Ltd di Biasca, cui era destinato il materiale fermato in dogana, non può essere nemmeno punito per violazione del capoverso 2 dello stesso articolo, relativo alle componenti di materiale bellico, perché è palesemente possibile anche un utilizzo a scopo civile. Mancando questa condizione, le carlinghe non possono quindi essere considerate utilizzabili per scopi bellici. In definitiva, dal profilo soggettivo, «una colpa ci sarebbe stata se l’imputato fosse stato convinto di importare materiale bellico in presenza di un minimo rischio di oggettiva pericolosità», tuttavia esclusa appunto dalla Marina militare: «Se da una parte non vi erano possibilità concrete di farli rivolare, dall’altra vi erano ancora meno possibilità di riarmarli a scopi militari».
Per il 54enne si tratta della seconda assoluzione in due anni: nell'ottobre 2017 era stato riconosciuto colpevole di infrazione della Legge federale sul controllo dei beni utilizzabili a fini civili e militari, ma prosciolto dall’altra accusa, più pesante, mossagli dalla Procura federale di aver violato la Legge sul materiale bellico. I fatti allora imputatigli (per i quali era risultato innocente) risalivano al 2007 e 2008 quando fece transitare dal punto franco di Cadenazzo e da quello di Ginevra cannocchiali di puntamento per fucili provenienti dall’Italia con destinazione l’Iran; condannato invece per l’esportazione dal punto franco di Chiasso, anche in quel caso senza autorizzazione, di materiale per immersioni subacquee, con destinazione gli Emirati Arabi Uniti.
Oggi a fronte di una pena pecuniaria di 600 franchi prospettatagli dalla Procura federale, decreto che l’imprenditore ha impugnato nei mesi scorsi accettando di farsi processare per dimostrare la propria innocenza, il Tpf scagionandolo gli ha riconosciuto un indennizzo per ripetibili (spese legali) pari a 14'698 franchi. La Confederazione dal canto suo si accolla le spese per il procedimento penale (inchiesta e processo) tuttavia non rese pubbliche. Le due carlinghe saranno inoltre dissequestrate e riconsegnate al proprietario (patrocinato dall’avocato Filippo Gianoni) che le aveva comprate per 2'000 euro e intende tutt’oggi venderle all’industria cinematografica. Il procuratore federale Sergio Mastroianni ha dal canto suo la facoltà di interporre ricorso alla Corte di appello penale del Tpf .