Intrappolato a 50 metri di profondità nei pressi dell'alpe Cava, è stato tratto in salvo da due speleologi olandesi. Il proprietario: “Riabbracciarlo è stato straordinario”
Diciassette giorni bloccato in una forra a 50 metri di profondità. Solo e senza cibo. Ha dell’incredibile, al limite del miracoloso, la storia di Rocky, un meticcio di taglia media di 5 anni che il 2 agosto, mentre giocava con un altro cane, è caduto in una profonda forra – profonda gola a pareti verticali creata dall'erosione regressiva esercitata dall'acqua – sull’alpe di Cava in val Pontirone.
Allertata dal proprietario, la Società protezioni animali Bellinzona si è attivata salendo sull’alpe con due esperti alpinisti. Le operazioni di recupero sono però apparse subito complicate, in quanto la forra era particolarmente stretta. Sul posto, oltre al proprietario, anche il custode della Capanna Cava che, grazie al suo fisico asciutto, ha potuto essere calato fino a 35 metri di profondità: impossibile andare oltre per il fatto che la forra si divideva in più parti con strapiombi inesplorabili. Purtroppo nessuna traccia e nessun segno di Rocky. Con un nodo in gola, i volontari hanno quindi dovuto interrompere le ricerche e comunicare la brutta notizia al proprietario.
Ma la speranza è l’ultima a morire. Lunedì 19 agosto – diciassette giorni dopo la caduta – due alpinisti speleologi olandesi, residenti a Biasca e amanti della zona, appresa la notizia di Rocky hanno deciso di esplorare ancor più a fondo la forra, scendendo fino a quasi 50 metri di profondità. Lì, tra le viscere della terra, hanno udito un disperato e flebile abbaio. Rocky era ancora vivo e incolume. Grazie ad alcune infiltrazioni d’acqua è riuscito a sopravvivere. Dimagrito e provato, ma ancora scodinzolante, ha varcato l’uscio della cascina dove il suo padrone incredulo e emozionato lo ha riabbracciato.
«Quando l’ho visto sulla porta di casa, ho provato qualcosa che è difficile da spiegare – ci dice con la voce emozionata Fabrizio Menini –. Mi è saltato adosso: è stato uno shock per tutti e due. Ora Rocky, un incrocio fra un border collie e un pastore bergamasco, sta benissimo. Ha riposato, mangiato e recuperato le forze. Nella caduta non si è inoltre rotto nulla».
La speranza Fabrizio l’aveva persa al termine del primo, vano intervento effettuato dalla Spab. «Mi sono detto che quel crepaccio sarebbe stata la sua tomba. Ero rassegnato, anche perché effettuare un’operazione di soccorso maggiormente in profondità avrebbe messo a rischio la vita dei volontari. Il 19 agosto, però, i ragazzi olandesi hanno insistito per andare nuovamente a cercarlo. Prese le loro attrezzature, si sono calati in quel buco nero muniti di torce. E non posso che ringraziarli».
«Sono molto legato a lui – conclude Menini –; è molto docile, l’ho visto crescere e sta al mio fianco da cinque anni. Per me è come una persona. È straordinario che sia tornato a casa».