Bellinzonese

'Lo chiamavano il vecchio e sapevano che aveva roba buona'

L’accusa propone 2 anni da espiare per il 53enne al quale erano state trovate grandi quantità di droga nella casa in val di Blenio. La difesa: va scarcerato

foto Ti-Press
18 aprile 2019
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“L’imputato ha fatto una figura pessima. E ancora una volta è risultato del tutto non credibile”. Così si è espressa la giudice Manuela Frequin Taminelli in riferimento alle dichiarazioni fornite in aula dal 53enne macedone, il quale sostiene di non aver mai venduto neanche un grammo delle grandi quantità di sostanze stupefacenti rinvenute nella sua abitazione in affitto in Val di Blenio. L’uomo, comparso oggi dinanzi alle Corte delle Assise correzionali di Blenio, sostiene di aver ricevuto in regalo marijuana (circa 9 i chili sequestrati) e hashish (per circa 102 chili) da uno spacciatore di Zurigo. Dal quale provenivano anche i circa 170 grammi di cocaina (con un grado di purezza all’89%) trovati in auto e al domicilio. Un quantitativo, ha sostenuto l’imputato, da usare come ‘campione’ al fine di trovare acquirenti sulla piazza ticinese e metterli in contatto con colui che gli aveva fornito le sostanze. “Perché un uomo che vende chili avrebbe dato a lei, persona sconosciuta e che non aveva mai spacciato nulla in vita sua, 170 grammi di cocaina a credito da usare unicamente come campione?”, ha chiesto la giudice all’uomo. 
Per quanto riguarda hashish e marijuana, l’imputato ha sostenuto che se avesse trovato qualcuno disposto ad acquistare le sostanze, le avrebbe vendute in blocco. Ma ciò non è mai avvenuto. 


‘Nel Bellinzonese lo conoscevano tutti’

Durante la requisitoria, il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha definito “al limite del fiabesco” le dichiarazioni dell’uomo. Secondo il pp, l’imputato rappresenta “una delle tante persone” collegate al traffico ‘pilotato’ da Zurigo. “Alcuni lo chiamavano ‘il vecchio’ - ha detto il pp -. Nel Bellinzonese tutti i giovani lo conoscevano e sapevano che aveva roba buona”. Tra il 2016 e il 2018, sul suo conto corrente l’uomo avrebbe accreditato quasi 100mila franchi provenienti dallo ‘spaccio’. Per questo è accusato, oltre che di infrazione alle Legge federali sugli stupefacenti in parte aggravata, anche di riciclaggio di denaro.

Ha finto la sua partenza e ha continuato a lavorare in nero 

 Secondo l’accusa l’uomo, una volta vistosi rifiutato il rinnovo del permesso B e ordinato l’ordine di lasciare la Svizzera, avrebbe finto la propria partenza per poi invece continuare a lavorare in nero in Svizzera e iniziare a partecipare al traffico di stupefacenti. Avendo fatto credere di essersi trasferito in Macedonia, il 53enne avrebbe così ottenuto dalla Cassa pensione il versamento della presentazione di libero passaggio ammontante a 13mila franchi. Ragione per cui è accusato anche di truffa, in alternativa infrazione alla Legge federale sulla previdenza professionale. 
Ruggeri ha definito “grave” la colpa dell’uomo, proponendo una pena detentiva di 24 mesi da espiare più una multa di 500 franchi e l’espulsione dalla Svizzera per sette anni. “L’imputato - ha detto il pp - ha messo in mostra una strategia difensiva che non merita di essere pagante. Ha agito per mero scopo di lucro per continuare a vivere in Svizzera nonostante non ne avesse più il diritto”. 

Per la difesa non ci sono elementi che provano abbia venduto droga 

L’avvocata Deborah Deias, patrocinatrice del 53enne, si è invece battuta per una pena detentiva sospesa per un periodo di prova “adeguato”, e la scarcerazione immediata del suo assistito. Secondo la difesa non vi sono elementi che attestino che l’uomo abbia venduto alcuna sostanza. 


La sentenza sarà pronunciata nel primo pomeriggio.