Chiacchierata con Andrea Rinaldi, simbolo dello sci freestyle e direttore marketing della Valbianca Sa
Ci accoglie con il consueto sorriso. Quello che tende ad apparire sul viso di una persona felice. Una vita spericolata, la sua. Scaglionata a più riprese da scelte coraggiose, sempre e comunque volte a inseguire i suoi sogni. Ne è un esempio il fatto di avere lasciato, all’età di 27 anni, un impiego sicuro – fra la preoccupazione di papà Mario – per diventare il capoallenatore di una nazionale composta da ragazzini di una disciplina pressoché sconosciuta. Una delle tante decisioni prese col cuore, non certo per convenienza, che insieme a una grande dose di passione, entusiasmo, sacrificio e un pizzico di fortuna, lo rendono oggi una delle persone a cui il movimento dello sci freestyle svizzero settore moguls deve essere maggiormente riconoscente.
Andrea Rinaldi nasce a Rivera nel 1972, dove vive tutt’ora insieme alla moglie e ai due figli. Rivera luogo d’origine pure della passione per gli sport invernali, scoperta e coltivata sulle gobbe ‘naturali’ del mitico Zottone del Monte Tamaro, dove il giovane Andrea pone le basi per la carriera che seguirà. «Fin da piccolino avevo il desiderio di fare il maestro di sport. Giunto al termine della scuola media, ho però deciso di intraprendere la formazione di elettronico, specializzandomi in informatica gestionale a Bienne». Nel frattempo, però, cresceva senza tregua la voglia di seguire il suo sogno. E dopo un breve periodo vissuto come impiegato nel settore digitale, ecco il primo segnale di un destino che lo voleva in pista. «Nel 1998 ho avuto la fortuna di ricevere un’offerta di lavoro da Swiss-Ski, che mi voleva come allenatore professionista della nazionale juniores del settore moguls. Non potevo dire di no di fronte a una simile opportunità. Avevo finalmente la possibilità di fare ciò che volevo: insegnare il mio sport ai giovani». Tuttavia, complice la tenera età e alcuni avvicendamenti tra gli organi di Swiss-Ski, l’avventura dura solo due anni e Rinaldi torna così a lavorare nel settore del marketing. Poi la chiamata, o meglio il «colpo di fortuna» che cambia definitivamente la sua carriera. «Era luglio del 2001 quando ricevetti una telefonata da Gianfranco Collinassi, responsabile della nazionale italiana del settore moguls. Mi disse: ‘Andrea, abbiamo le Olimpiadi a Torino nel 2006; te la senti di fare il capoallenatore’? ‘Prendo la macchina e arrivo’, fu la mia risposta. Andare ad allenare la compagine italiana in un momento trainante come quello – continua Rinaldi – rappresentava una grande occasione. Con i Giochi all’orizzonte, c’erano infatti tutti i presupposti (infrastrutture e finanziamenti) per svolgere un lavoro professionale».
Un’esperienza chiave per Rinaldi, che dopo l’impiego in Italia (conclusosi al termine delle Olimpiadi), investe entusiasmo e competenze acquisite per sviluppare la disciplina in Ticino. «Iniziammo a farlo con la fondazione del centro di allenamento ad Airolo e del centro di formazione a Tenero presso la Scuola professionale per sportivi d’élite (dove Rinaldi insegna informatica dal 2001, ndr). Grazie ai miei collaboratori, al sostegno di Swiss Ski e della Federazione sci della Svizzera italiana (Fssi), abbiamo costruito un settore moguls di assoluto livello». Una disciplina in cui il Ticino si impone nettamente. L’attuale squadra nazionale – di cui Rinaldi è capoallenatore – è infatti composta solo da atleti della Svizzera italiana: Marco Tadé (medaglia di bronzo ai Mondiali del 2017), Nicole Gasparini e Giacomo Papa. E come dimenticarsi della pioniera Deborah Scanzio, ritiratasi delle competizioni l’anno scorso dopo una brillante carriera in cui ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi. «In uno sport individuale, il coach tende a rimanere nell’ombra. Avere avuto la possibilità di allenare due atleti con il talento di Deborah e Marco è stato l’ennesimo colpo di fortuna della mia carriera». Rinaldi tiene infine a ringraziare la sua famiglia, Enzo Filippini (presidente della Fssi) e Gianfranco Collinassi per il sostegno e i consigli ricevuti negli anni.
‘Ci impegneremo per dimostrare l’enorme potenziale di Airolo-Pesciüm’
Come ogni tanto gli capita, Andrea Rinaldi aveva bisogno di nuovi stimoli. Ecco perché non ha esitato quando lo scorso agosto gli è stato proposto di assumere la carica di direttore marketing della Valbianca Sa, la società che gestisce gli impianti di risalita di Airolo-Pesciüm. «Credo che a pesare sulla scelta non siano state tanto le mie conoscenze delle tecniche di marketing, ma soprattutto quelle della neve – afferma Rinaldi –. Conosco bene il comprensorio e so quali correttivi bisogna portare». Sul medesimo criterio il Cda ha poi optato per assumere Mauro Pini (ex allenatore professionista di sciatori come Lara Gut, Didier Cuche e Tina Maze), in qualità di direttore. «Sotto certi punti di vista io e Mauro siamo molto simili. Ma pure diversi. Io sono un po’ più fantasioso e creativo, mentre lui è più dedicato alla routine e all’organizzazione. Quello che ci accomuna sono le novità che entrambi vogliamo portare per rilanciare la stazione». In un’epoca in cui il turismo nelle stazioni sciistiche assume spesso risvolti deficitari (a causa delle stagioni con scarso innevamento fattesi più frequenti e una società meno propensa ad andare a sciare), Andrea Rinaldi è convinto che Airolo-Pesciüm «dovrà principalmente continuare a puntare sull’inverno», senza tuttavia tralasciare la promozione delle sempre più apprezzate attività estive che anche nel comprensorio leventinese hanno preso piede negli ultimi anni. «È però fondamentale che il turismo invernale mantenga almeno le cifre degli ultimi anni. È chiaro: sono utopici gli anni nei quali si erano registrati 130mila passaggi stagionali.
Spinto dal suo solito entusiasmo, Rinaldi ne è convinto: «Airolo-Pesciüm ha un enorme potenziale di sviluppo. E ci impegneremo per dimostrarlo, cercando anche di rafforzare le sinergie con gli altri attori della Leventina. In particolare, qui ad Airolo vogliamo puntare su aspetti come la fidelizzazione del cliente, la qualità della ristorazione e il turismo settimanale proveniente da oltre Gottardo e da altre nazioni (per questo urge maggiore disponibilità da parte delle strutture ricettive per offrire a scolaresche e gruppi condizioni logistiche più adeguate). Sarà poi importante ottimizzazione il sistema di innevamento (già in parte fatto quest’anno e che in futuro sarà favorito dall’avvento del Centro nazionale di allenamento freestyle) e investire per modernizzazione gli impianti di risalita. In particolare penso allo ski-lift principale, che andrà assolutamente sostituito con una seggiovia».