Bellinzonese

Schianto a Lodrino: chiesti sedici mesi sospesi

Questa la richiesta di pena del procuratore Respini per il 41enne alla sbarra. Ripercorsi quei momenti in aula

Foto Ti-Press
25 marzo 2019
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Sedici mesi con una sospensione condizionale di due anni. Questa la richiesta di pena formulata dal procuratore pubblico Nicola Respini a carico dell'imputato. Nel pomeriggio ci sarà l'intervento della difesa, mentre la sentenza sarà comunicata via lettera alle parti nei prossimi giorni dal giudice Mauro Ermani. "Nell'aerodromo militare di Lodrino - ha premesso il procuratore Respini - nel 2014 era tutto regolamentato, compreso lo sfalcio dell'erba, ma non le misure da intraprendere in caso di invasione pista da parte di persone esterne o oggetti. E lui, in qualità di responsabile della sicurezza della pista, in quel frangente si è comportato in modo del tutto sconsiderato e insensato. Qualunque altro addetto dotato di buon senso si sarebbe comportato diversamente. Invece lui, agendo senza scrupoli, l'ha presa come una sfida. Anziché dirigersi verso la parte nord della pista prima che i due motociclist partissero, o verso sud una volta terminata la loro corsa, si è piazzato col furgone di servizio al centro della pista senza luci né frecce accese. Col motore acceso, la prima ingranata e la frizione abbassata. Senza farsi troppi scrupoli e in base a una valutazione del tutto erronea, ha atteso senza far nulla, ha speculato, accrescendo il pericolo per i due giovani motociclisti". Oltre a ciò, ha annotato il pp, "la sua stessa presenza in pista era in quel frangente un ostacolo per la circolazione aerea". Infatti "prima di entrare non aveva comunicato alcunché alla base aerea militare di Magadino".

"Quando mi sono accorto della presenza in pista dei due motociclisti che pochi istanti prima erano sfrecciati da sud a nord, sono entrato in pista col furgone nel tentativo di bloccarli e spiegare loro che era vietato quanto stavano facendo - ha ripercorso in aula quei momenti il 41enne imputato comparso oggi davanti alla Corte delle Assise correzionali presieduta dal giudice Mauro Ermani.

"Poco prima di fermarmi a metà pista – ha proseguito –, ho visto che invece di andarsene verso nord, come di solito fanno i motociclisti quando ci vedono, hanno invece iniziato una sparata verso sud. Non potevo fare nulla, solo attendere che passassero a tutta velocità. Ma il più veloce dei due non guardava avanti. Quanto meno però non si dirigeva verso di me. Purtroppo a un certo punto ha cambiato traiettoria, ha scodato frenando e nel giro di due o tre secondi ha impattato contro il furgone. Ripeto, mi trovavo lì per garantire la sicurezza dell'aerodromo e per cercare di parlare con loro. Purtroppo non è così che sono andate le cose. È stata una tragedia, ancora più pesante considerato che in paese viviamo a 150 metri di distanza".

Inframmezzato dalle domande del giudice, l'imputato ha raccontato così gli attimi che hanno preceduto lo schianto. Il furgone di servizio non aveva peraltro le luci accese né le quattro frecce, "perché non è previsto".