Bellinzonese

Passo avanti per i beni protetti a Bellinzona

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso inoltrato da un privato contro la decisione del Consiglio comunale

Il fu Villino Salvioni nelle ultime ore di vita (Ti-Press)
16 marzo 2019
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Durante l’ultima seduta di Consiglio comunale, alla trattanda sulla variante di Piano regolatore per inserire il comparto di Prada nei beni culturali d’importanza cantonale, il municipale a capo del Dicastero territorio e mobilità Simone Gianini lo ha sottolineato all’indirizzo dei consiglieri comunali: «È importante che decidiate con piena cognizione e consapevolezza, a scanso di eventuali ricorsi contro le vostre decisioni». Ed è proprio quanto il Consiglio di Stato ha recentemente sentenziato, respingendo un ricorso interposto all’inizio dello scorso anno da un privato contro la decisione con cui il Consiglio comunale della Città aggregata il 4 dicembre 2017 aveva adottato all’unanimità due varianti relative all’elenco dei beni culturali meritevoli di protezione sul territorio della ‘vecchia’ Bellinzona (243 edifici di cui circa la metà di proprietà privata, compresa una cinquantina di ville storiche) e in merito a ulteriori edifici sottoposti a interventi conservativi all’interno del centro storico (157).

La conclusione cui è giunto il CdS è che il Municipio di Bellinzona avesse informato in modo adeguato i consiglieri comunali. Respinto dunque il ricorso del cittadino che chiedeva l’annullamento della decisione, sostenendo che in una precedente revisione del Piano regolatore fosse già
stato fatto il censimento dei beni da proteggere a livello locale. Ma ciò non è il caso, ha osservato il CdS, respingendo anche le altre censure sollevate dal ricorrente, a partire dalla mancanza di un rapporto sul messaggio da parte della Commissione speciale istituita ad hoc dal Municipio. Il ruolo consultivo della commissione è infatti stato rispettato – ha stabilito la sentenza – e l’esecutivo ha seguito correttamente l’iter iniziato nel 2013 che prevedeva anche l’allestimento della documentazione sottoposta al Dipartimento del territorio per esame preliminare.

L’onere finanziario della Città

Un altro aspetto su cui si basava il ricorso era la mancanza di indicazioni precise sulle conseguenze finanziarie sulle casse comunali. In realtà, spiega il governo, uno studio approfondito non avrebbe fornito una visione completa e definitiva dell’impatto finanziario, essendo molte le variabili. Come spiega da noi contattato il municipale Gianini, se è vero che da una parte la procedura celere e innovativa intrapresa dalla Città per la protezione dei beni culturali risponde all’accresciuta sensibilità da parte della popolazione sulla memoria storica del nostro territorio, dall’altra non va dimenticato che dietro ai beni protetti vi sono anche dei proprietari privati. «È quindi importante trovare un equilibrio
in modo da porter aiutare a livello finanziario i proprietari che lo necessitano», sottolinea Gianini. Il capodicastero preannuncia che, una volta che le tutele saranno entrate in vigore, verrà applicata la prassi già utilizzata a livello cantonale con la Legge sui beni culturali che prende
in considerazione diversi elementi, tra cui l’importanza del bene, il grado di conservazione e la forza finanziaria.

Il proprietario di un bene protetto è tenuto ad effettuare una riattazione adeguata, per esempio dovendo sostituire i telai delle finestre in legno, al posto della più economica versione in pvc. Una differenza di prezzo che, in caso di bene protetto a livello locale, verrebbe sostenuta in una certa misura da parte del Comune. «Anche per questo è importante che la variante entri in vigore: senza la base legale inserita nel Piano regolatore non possiamo ancora garantire un aiuto concreto ai proprietari che si trovano a dover riattare un bene protetto con costi
supplementari per rispettare le cautele richieste dall’Ufficio dei beni culturali», aggiunge Gianini.

La sentenza del Consiglio di Stato di fine gennaio segna dunque un importante passo avanti e permette all’esecutivo di procedere con la pubblicazione delle varianti in base alla Legge sullo sviluppo territoriale; fase durante la quale sarà possibile inoltrare opposizioni al CdS da
parte dei proprietari interessati. Materia per il futuro sarà inoltre l’estensione della protezione locale ai nuovi quartieri della Città, aspetto pure sollevato dal ricorrente che temeva una differenza di trattamento a livello di licenze edilizie tra cittadini del centro e degli altri quartieri,
ma respinto dal governo. «È un tema ben presente – conclude Gianini – che, laddove non già esaminato dai precedenti Comuni, verrà affrontato in maniera globale nell’ambito dei prossimi lavori di Masterplan per tutto il territorio del nuovo Comune di Bellinzona».