Bellinzonese

‘No alle zone di tranquillità, sì all’Ice Fishing’

Dall'assemblea della Società di pesca bellinzonese emerge inoltre positività per il progetto di rivitalizzazione del fiume Ticino e perplessità sulla semina di trota fario

16 febbraio 2019
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“Non si giustifica un divieto così tassativo e così esteso”. È l’opinione espressa dall’assemblea della Società di pesca del Bellinzonese, tenutasi recentemente a Camorino, sull’introduzione di alcune zone di tranquillità per la fauna selvatica lungo il fiume Ticino, la cui istituzione è stata posta in consultazione in novembre dal Cantone. “La scheda che ha maggiori ripercussioni sull’esercizio della pesca – afferma il presidente Jacques Bottani – è quella che prevede come misura di protezione un divieto di accesso al greto del fiume Ticino su un tratto di circa 3 chilometri, da metà aprile a metà agosto, fra Moleno e Cresciano dove sono stati realizzati i banchi di strutturazione”. Il divieto così come previsto non è accettabile “perché si sovrappone all’esercizio della pesca, che di fatto non sarebbe più possibile”. Perciò è stato chiesto alla Federpesca cantonale di opporsi: e difatti il presidente Urs Lüchinger “ha assicurato che sosterrà questa presa di posizione”.

Suscita invece opinioni positive il progetto di rivitalizzazione che interesserà il tratto bellinzonese del Ticino: “Lo scopo non è solamente ittico, ma anche idraulico, naturalistico e ricreativo, nel senso di riavvicinare la popolazione al fiume. Il progetto cambierà durevolmente il volto del fiume, migliorandone le caratteristiche naturali e la fruibilità”.

Inoltre all’unanimità l’assemblea ha sostenuto la proposta della Società di pesca locarnese denominata Ice Fishing, volta a permettere anche in Ticino la pesca invernale su determinati laghetti alpini.

Fra i temi discussi anche la semina di trota fario nel Ticino: “Abbiamo chiesto al Cantone se ha ancora senso, perché nonostante si sia immesso negli ultimi 10 anni quasi un milione di estivali tra Claro e Gudo, il pescato è calato del 70%”. La risposta arriverà dall’Ufficio cantonale caccia e pesca nel 2020 con l’allestimento della carta ittica e gli aggiornamenti dei piani di semina.

Nota positiva invece sul fronte del progetto temolo: i riproduttori di temolo della Valsesia, inizialmente introdotti nella piscicoltura di Cama, hanno poi trovato un ottimo adattamento nello stabilimento di Gorduno, dove una ventina di esemplari adulti (30/35 cm) sono stati accuditi dal responsabile Patrick Rusconi che li ha portati a maturazione: “La spremitura ha consentito di ricavare alcune migliaia di uova. In passato non si era mai riusciti a portare a maturazione completa i riproduttori stabulati a Cama. Un mese più tardi circa 6mila avannotti sono stati immessi nella Maggia”.

Sconcerto suscita infine il fatto che i maggiori rilasci imposti alle aziende idroelettriche nel risanamento dei deflussi minimi “sono di fatto, per il gestore interessato, completamente indennizzati”.