Bellinzonese

‘Col senno di poi mi comporterei come un mastino’

Intervista a Flavia Marone che lascia la testa dell'Organizzazione turistica regionale. La sua opinione sul buco nei castelli e sul rinnovo del Cda

13 febbraio 2019
|

Ultima assemblea domani dopo 14 anni alla testa del turismo bellinzonese, di cui 4 anche dell’Alto Ticino.  La presidente dell’Organizzazione turistica regionale non sollecita infatti un nuovo mandato quadriennale. ‘Il Cda – sostiene – va rinnovato completamente per ripartire libero da preconcetti’. In effetti per 10-11 tredicesimi è dimissionario. Si volta pagina, a partire dal buco dei castelli che per due terzi sarà coperto da Città e Cantone.

Flavia Marone, cosa risponde a chi la accusa di malagestione dei castelli?

Contesto l’accusa generale di malagestione e constato che i linciaggi per trarne vantaggi politici sono sempre molto di moda. Bisogna distinguere tra il servizio fatto che secondo me è stato buono (gestione dei castelli, promozione, animazione, assistenza ai visitatori) e le questioni contabili (superamento del preventivo, ammortamenti non contabilizzati, controversia sull’Iva non ancora risolta). Con la partenza del direttore Gian Luca Cantarelli, a inizio 2017 sono stata incaricata dal Consiglio di amministrazione di assistere il vicedirettore nella gestione operativa. Solo allora, quando la Consulca Sa di Bellinzona – a cui dal 2012 al 2018 abbiamo affidato la contabilità poiché non avevamo le risorse sufficienti per occuparcene in modo efficiente – mi ha sottoposto i bilanci 2016 dei castelli, ho scoperto l’esistenza del problema contabile nella loro gestione, fra cui gli impegni eccessivi già presi precedentemente per la stagione 2017. Ho quindi immediatamente chiamato il presidente della Commissione di supervisione dei castelli informandolo dell’esistenza del problema. Quanto al totale di 579mila franchi accumulato in 18 anni, si tratta di soldi non rubati né sprecati, ma investiti nella promozione dei castelli con risultati evidenti e tangibili nel raddoppio del numero di visitatori che oggi, fra paganti e non, sono circa 150mila ogni anno. Inoltre da sporadiche manifestazioni siamo passati a una programmazione espositiva, culturale e di animazioni di tutto rispetto e apprezzata.

L’audit ha evidenziato che la convenzione siglata nel 2009 da Cantone, Città ed Ente turistico di Bellinzona era priva di un chiaro mansionario e non indicava chi avrebbe dovuto farsi carico di eventuali disavanzi. Che idea s’è fatta?

Sono d’accordo con l’audit. Nella gestione dei castelli sono coinvolti troppi attori. Basti pensare che il Cantone vi partecipa con tre dipartimenti. Quanto all’Otr, il compito di gestione corrente e contabile compete a professionisti, in primis al direttore. Per sei anni vi è stata inoltre la Consulca Sa. A mio avviso il direttore di allora, la società fiduciaria e l’Ufficio del controlling al Dipartimento del territorio non hanno fatto quanto avrebbero dovuto.

Ma la convenzione lei l’aveva approvata. Inoltre nel 2009 non solo presiedeva l’Etb ma era anche municipale di Bellinzona.

Col senno di poi si può dire che la convenzione è stata fatta male, allestita dai giuristi del Cantone e visionata da quelli della Città; poi è stata fatta propria da Consiglio di Stato e Municipio; infine avallata da Gran Consiglio e Consiglio comunale. Ed è stata approvata dal Cda di cui ero presidente. Un lavoro di due anni, logorante.

E non le è sorto alcun dubbio.

Certo, ma io sono la presidente di uno degli attori coinvolti. Non posso fare e disfare a piacimento. Tante persone, pagate profumatamente per farlo, avrebbero dovuto accorgersi. Ne rispondono loro oggi?

L’audit eseguito l’anno scorso dalla società Multirevisioni su incarico del Municipio e dell’Otr evidenzia che dal 2013 i consuntivi dei castelli non sono più stati sottoposti al vostro Cda. E che l’assemblea mai li ha visti. Non si sente responsabile? Ha insistito col direttore affinché esponesse le carte?

A poter tornare indietro controllerei tutto questo mondo contabile come un mastino. Ma né il presidente, né i membri del Cda sono professionisti e contabili. Agiscono in un regime di ‘milizia’. Io purtroppo non ho avuto i mezzi per esigere dagli operatori professionisti interni ed esterni un lavoro di qualità in materia contabile. Posso rimproverarmi una cosa: non ho avuto la lucidità di pretendere una ripartizione dei compiti più ordinata e sicura. Mi sono fidata dei professionisti da tutti reputati affidabili ed efficienti.

L’audit dice che già nel 2010 bisognasse risa­nare, ovvero quando con un’operazione di assestamento sono stati contabilizzati in un sol colpo 114mila franchi di oneri amministrativi, prima mai conteggiati, per lavori svolti dal personale fra il 1999 e il 2010 a favore dell’allora Etb e sempre nella gestione dei castelli. Perché non avete risanato?

I bilanci dicono che fra il 2011 e il 2014 compresi non ci sono stati disavanzi. Il primo, di 50mila franchi dovuto a un pre-pensionamento e a una manutenzione straordinaria di alberi, si è presentato nel 2015 i cui bilanci sono comunque stati avallati dal Controlling e dalla Commissione di supervisione. I 579mila franchi accumulati sono appunto formati dagli iniziali 90mila franchi e non 114mila; da 160mila di imposizione Iva sui contributi del Cantone, Iva mai richiesta prima del giugno 2017 e retroattiva di 5 anni; da 50mila per la gestione 2015, 116mila per il 2016, 98mila per il 2017; da 65mila franchi straordinari per ammortamenti dell’inventario che il Cantone ci ha imposto di contabilizzare mentre in precedenza non l’aveva fatto. Da notare che queste cifre, compresa la prima di 90mila franchi, fino al 2017 non hanno mai creato problemi di liquidità all’Etb e all’Otr. Peraltro, se non si considera l’Iva possiamo parlare di un disavanzo complessivo di 420’000 franchi accumulato in 18 anni. A ogni modo, se qualcuno avrebbe dovuto prestare più attenzione, questo non era né il Cda di milizia né la presidente, bensì il direttore e con esso il Controlling e la Commissione di supervisione sempre molto fiscale su aspetti secondari.

Ma lei come ha potuto accorgersi dell’esi­stenza dei problemi soltanto nel 2017?

Mettiamo in prospettiva le cose: l’ammortamento e il pagamento dell’Iva sono questioni tecniche, non evidenti da scoprire per chi non è contabile. Il rimanente sono superamenti di spesa emersi nel corso del 2017. L’Ufficio del controlling non ha verificato annualmente i bilanci, come avrebbe dovuto. Quando lo ha fatto, ha sì evidenziato la presenza di problemi, ma sempre avallandoli e mai indicando la necessità di adottare provvedimenti. Peraltro solo nel 2018, un anno dopo la scoperta dei primi problemi contabili emersi nel consuntivo 2016, il Controlling ha rassegnato un primo rapporto per il quadriennio 2013-16 e un secondo per il 2017. Quanto alla Consulca Sa, ha contabilizzato senza mai indicare la necessità di correttivi. Lo stesso ha fatto il direttore Cantarelli. Tutti professionisti pagati per inviare input al Cda, ma non l’hanno fatto. Tant’è che io di rapporti dell’Ufficio del controlling non ne ho mai visto uno fino al 2017.

Perché non li ha chiesti?

Avrebbe dovuto mostrarmeli il direttore Cantarelli, che però non mi ha mai informata. In un contesto simile è stato quindi impossibile approfondire e cercare correttivi partendo da appelli di cui non ero al corrente.

Il rimprovero mossale da più parti è di essere stata negligente e di non aver gestito il direttore Cantarelli.

Col senno di poi accetto questa critica. In ambito finanziario pensavo di essere coperta dalla fiduciaria contabile e dal Controlling. Ma chiedo a mia volta: il direttore del Dipartimento del territorio controlla il suo Ufficio del controlling, che non controlla?

Che idea s’è fatta dell’operato di Cantarelli?

Dopo la sua partenza i problemi contabili si sono manifestati chiaramente. Da parte sua è mancata trasparenza. Inoltre da quando nel 2011 ha assunto la carica, la struttura è cambiata: l’Ente turistico cittadino nel 2015 è diventato Organizzazione turistica regionale e sono cambiati gli interlocutori nel Cda e sul territorio. Il tutto in un contesto, ribadisco, in cui i castelli grazie al lavoro di promozione svolto hanno visto raddoppiare l’affluenza e migliorare l’attrattiva.

L'intervista completa nell'edizione cartacea a pagina 8