Bellinzonese

Cassonetti interrati a Bellinzona: la battaglia continua

Il governo decide la non entrata in materia per il ricorso della Società bancaria, che impugna la decisione al Tram e inoltra un altro ricorso

Ti-Press
4 febbraio 2019
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Gli oppositori alla postazione di cassonetti interrati in piazza Collegiata a Bellinzona continuano la loro battaglia. Come appreso dalla ‘Regione’, la Società bancaria ticinese – proprietaria dello stabile davanti al quale la Città lo scorso novembre ha iniziato il cantiere per la posa – ha impugnato al Tribunale amministrativo (Tram) la decisione del Consiglio di Stato (CdS) di non entrata nel merito del loro ricorso. La ragione della decisione presa recentemente dal governo è da addurre a motivi formali. Il CdS ha ritenuto infatti che la decisione del Consiglio comunale del gennaio 2017 di approvazione dell’emendamento concernente la posa di due cassonetti interrati in piazza Collegiata, non ledesse gli interessi della società, che pertanto non era legittimata a ricorrere. Inoltre il ricorso sarebbe stato comunque tardivo. In aggiunta, spiega il governo, la ricorrente non si sarebbe dovuta opporre alla decisione del legislativo, bensì a quella del Municipio di luglio 2018 in cui veniva approvato il progetto definitivo. Ora la Società bancaria si è come detto rivolta al Tram e parallelamente ha inoltrato un nuovo ricorso al CdS, questa volta contro la risoluzione municipale che il governo ha ritenuto fosse la decisione corretta da intimare. Il progetto, ricordiamo, era stato pubblicato secondo la Legge sulle strade e quindi senza comunicazione ai residenti. La Bancaria, oltre a criticare tale procedura ritenuta non idonea, si oppone alla postazione a causa dell’impatto negativo che avrebbe sul centro storico e sull’edificio, un bene protetto a livello cantonale. Sulla vicenda è inoltre ancora aperta una causa in Pretura civile a cui la Società bancaria aveva inoltrato un’istanza supercautelare dopo l’avvio dei lavori, subito accolta. Prima delle festività natalizie il cantiere era dunque stato sistemato per motivi di sicurezza e di decoro e in seguito sospeso.