Bellinzonese

Ripetute violenze, condannato a 7 anni di carcere

Solo in parte confermato il reato di tentato omicidio intenzionale per un 30enne che picchiava la compagna. Nessuna scemata imputabilità

(Ti Press)
7 dicembre 2018
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Sette anni di reclusione e un trattamento psichiatrico in carcere. Questa la condanna inflitta oggi pomeriggio dalla Corte delle assise criminali di Bellinzona (presidente il giudice Amos Pagnamenta) nei confronti di un 30enne della regione agli arresti dal marzo 2017. Ben 22 i capi d'imputazione a suo carico, per metà circa riferiti ad atti di violenza commessi nei confronti della sua compagna. I giudici hanno stabilito che l'uomo – nonostante il frequente consumo di cocaina e canapa – fosse pienamente consapevole dell'atto illecito delle sue azioni: in linea con quanto ha sostenuto la perita psichiatrica che lo ha analizzato, la Corte non ha perciò riconosciuto la scemata imputabilità di grado medio chiesta dalla difesa. Di conseguenza non vi è stato alcuno sconto di pena.

'Un aguzzino che ha causato un inferno interiore alla vittima'

La sua è una colpa gravissima – ha motivato il giudice Pagnamenta – per aver messo a rischio la vita altrui: «Ha inferto percosse quasi quotidianamente per futili motivi e paranoie», quale la gelosia ossessiva. «Si è comportato da aguzzino creando un inferno interiore alla vittima. E non ha mai cambiato atteggiamento nonostante si rendesse conto del male causato». Durante l'inchiesta e in aula «non è parso minimamente toccato da quanto fatto, anzi ha banalizzato e sminuito cercando altrove le scusanti». Inoltre «non ha imparato nulla dai precedenti penali». Quanto al pentimento dichiarato, «non appare né sincero né disinteressato» ha rimarcato il giudice riconoscendo però una certa collaborazione durante l'inchiesta.

Reoconfesso per quasi tutti gli episodi contestatigli, l'uomo è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale nella forma del dolo eventuale (doveva presumere che col proprio agire avrebbe potuto mettere in pericolo la vita della compagna) ancorché solo parzialmente. Dei cinque episodi elencati nell'atto d'accusa in questo capitolo, ne sono stati ammessi due, ossia i calci inferti alla testa e al costato. Gli altri tre sono stati derubricati in lesioni semplici qualificate e messa in pericolo della vita altrui, rispettivamente per i molti pugni e ceffoni dati nel corso dei mesi al corpo e al volto e per il coltello postole sotto la gola in un'unica circostanza.

Niente colpa per ustioni e frattura al ginocchio

L'uomo picchiava sia quando era sotto l'effetto degli stupefacenti sia quando era lucido. L'accusa, sostenuta dal procuratore pubblico Andrea Minesso, ieri aveva proposto 10 anni di carcere. L'avvocato difensore Marco Masoni aveva invece chiesto che la pena non superasse i 4 anni. A ogni modo il legale ha ottenuto una sensibile riduzione di pena puntando proprio sulla richiesta di derubricare i reati di violenza. Peraltro l'imputato è stato prosciolto sia per le ustioni da sigaretta riscontrate sulla schiena della compagna, non avendo nessuno dei due ammesso che fosse lui l'autore, sia per la frattura del ginocchio destro essendole caduto addosso non volontariamente ma a causa della frenata del treno sul quale viaggiavano.

Confermati per contro i reati legati alla circolazione stradale (ripetuta guida senza patente e assicurazione) e alla Legge sugli stupefacenti (acquisto di coca e canapa da spacciatori locali ma anche importazione di marijuana dall'Olanda), il sequestro di persona (in alcune circostanze ha impedito alla compagna di uscire di casa), coazione, minaccia e ingiuria (nei confronti di tre agenti di polizia, un segretario comunale e una funzionaria), nonché truffa nei confronti del servizio sociale cantonale (riceveva prestazioni assistenziali sottacendo di avere un lavoro temporaneo in Germania).