Bellinzonese

'Ndrangheta in Svizzera, biennese a processo

Un 61enne è comparso oggi davanti al Tribunale penale federale, traffico di armi e droga nell'atto d'accusa

Ti-press
10 ottobre 2018
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l processo contro un presunto membro della 'Ndrangheta in Svizzera si è aperto stamane davanti al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona. L'imputato, un biennese di 61 anni, deve in particolare rispondere dell'accusa di partecipazione a un'organizzazione criminale. L'uomo si dichiara innocente. Stamane è stato ascoltato quale testimone, in video conferenza dall'aula di un tribunale calabrese, un membro effettivo della 'Ndrangheta che sta scontando una lunga pena agli arresti domiciliari. Quest'ultimo, filmato di spalle, ha confermato alcuni aspetti dell'atto d'accusa, ma ha smentito l'appartenenza dell'imputato all'organizzazione criminale calabrese, una delle più potenti mafie al mondo.

A suo dire, il 61enne di origini calabresi - ex proprietario di night club e sale da gioco nella regione di Bienne - “è cresciuto con le famiglie 'storiche' della 'Ndrangheta, ma non vi era affiliato”. L'imputato ha intanto chiesto che il processo si tenga in italiano, precisando di non conoscere altre lingue. L'uomo, sposato e padre di famiglia, è in particolare accusato dal procuratore federale Sergio Mastroianni di aver partecipato, perlomeno dal 2003 al 2011, a diverse operazioni della 'Ndrangheta in Svizzera e in Italia.

Ricettazione, armi e droga

L'imputato deve rispondere pure di ricettazione e infrazione alle leggi federali sulle armi e gli stupefacenti. Stando al Ministero pubblico della Confederazione (Mpc), il 61enne avrebbe in particolare fornito armi acquistate illegalmente in Svizzera su richiesta di clan mafiosi calabresi basati nella regione di Milano. Inoltre, avrebbe lui stesso trasportato le armi in Calabria, a bordo di vetture che utilizzava per i suoi spostamenti quotidiani. Secondo l'Mpc, l'imputato sapeva perfettamente che le armi erano destinate ad attività criminali della 'Ndrangheta. Questo aspetto è stato confermato anche dal testimone: “le smontava e le nascondeva nella sua auto durante i viaggi. V'è sempre una strategia per trasportare armi dalla Svizzera all'Italia”, ha aggiunto. Sempre stando all'accusa, il 61enne si sarebbe servito della mafia calabrese per la sorveglianza armata di piantagioni di cannabis in Svizzera, segnatamente nel canton Berna. Anche questo punto dell'atto d'accusa è stato confermato dal testimone.

Oltre a ciò, deve rispondere di violazione della legge federale sugli stupefacenti per il traffico di diversi chili di cocaina e hashish. Pure questa accusa è stata attestata nella videoconferenza. L'uomo, residente a Lengnau nei pressi di Bienne (Berna), è inoltre accusato di aver partecipato a numerose riunioni della 'Ndrangheta in Lombardia e in Calabria, di aver assistito a cerimonie d'iniziazione di nuovi membri, nonché di aver attivamente preso parte all'operazione soprannominata "Crimine di Torino". La mafia calabrese aveva nel 2003 e 2004, commesso diverse azioni con spargimento di sangue a Torino e nei dintorni del capoluogo piemontese. Difeso dagli avvocati Costantino Testa e Nadir Guglielmoni, deve rispondere infine di ricettazione per aver acquistato una pistola proveniente da un furto, di violazione della legge sulle armi per aver detenuto diversi revolver e munizioni senza essere in possesso del porto d'armi.

Il processo riprenderà venerdì con la requisitoria e le arringhe dei difensori.