Processo al Tribunale penale federale: l'imputato, un cittadino italiano residente Oltregottardo, è chiamato a rispondere anche di organizzazione criminale
Ancora un processo per mafia al Tribunale penale federale di Bellinzona. Ancora un processo su cui si staglia l’ombra della ’ndrangheta, con i suoi presunti agganci e le sue presunte attività in territorio elvetico, come la sorveglianza di piantagioni di canapa. Un solo imputato: un sessantenne cittadino italiano residente in Svizzera tedesca. Il dibattimento che si è aperto oggi, giovedì, davanti alla Corte penale del Tpf. L’uomo è chiamato a rispondere di una serie di reati contestatigli dall’Mpc, il Ministero pubblico della Confederazione: organizzazione criminale, ricettazione, denuncia mendace (subordinatamente sviamento della giustizia) e infrazione della Legge federale sulle armi e le munizioni.
Stando alle ipotesi della Procura federale, riassunte sul sito internet del Tpf, l’uomo è accusato di aver partecipato, “a partire dal 2003”, all’organizzazione criminale calabrese di stampo mafioso “fornendole armi dalla Svizzera e ottenendo suoi servizi per la sorveglianza armata di piantagioni di canapa in Svizzera”. Avrebbe preso parte “a riunioni dell’organizzazione, fungendo da intermediario per traffici illeciti di sostanze stupefacenti e fornito altro aiuto a membri della stessa”. Per la ’ndrangheta avrebbe inoltre gestito “attività economiche generanti profitti”. Non solo. Il sessantenne è anche accusato di aver acquistato “nel 2010” una pistola semiautomatica da nomadi. Un’arma che, ritengono gli inquirenti, “avrebbe saputo o avrebbe dovuto presumere essere il frutto di un furto”.
All’imputato l’Mpc contesta pure il fatto di aver denunciato nel 2014 “come colpevole di una contravvenzione una persona che avrebbe saputo innocente, per provocare contro di essa un procedimento penale”. Non è finita. Secondo la Procura, l’uomo avrebbe posseduto, fino al 2015, “senza diritto”, svariate pistole e munizioni “dopo averle acquistate da terzi”. Se ne saprà di più durante il processo. In base al programma del Tribunale, si tornerà in aula il 3 settembre e il giorno successivo. Data di riserva il 10 settembre, qualora istruttoria dibattimentale e discussione dovessero allungare i tempi. L’inchiesta a carico dell’imputato, che è a piede libero, è stata condotta dalla sede centrale di Berna del Ministero pubblico della Confederazione, sede titolare da qualche anno dei procedimenti per crimine organizzato. Dopo il rinvio a giudizio, toccherà ora ai giudici della Corte penale del Tpf pronunciarsi sui reati addebitati al sessantenne. Corte che nel recente passato si è occupata di altri casi in odor di mafia. Come i casi al centro dell’inchiesta ‘Quatur’ o di quella sui risvolti svizzeri dell’indagine italiana ‘Rinnovamento’.