Incontro con un ‘affabile, gioviale, espansivo eppure modesto’, ma soprattutto storico e coraggioso libraio
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana
Vista da fuori si presenta in modo piuttosto dimesso: una porta con appesi dei volantini, una vetrinetta con alcuni volumi e, in alto, un’insegna con la scritta «Diffusione del sapere. Vendite libraie». Guardando meglio però, al pian terreno di quel vecchio palazzo su piazza Indipendenza a Bellinzona – quella con l’obelisco – si scorge un piccolo locale le cui pareti interne sembrano fatte interamente di libri. Al centro lavora un signore dai vispi occhi azzurri e barba bianca.
Poi sparse nella libreria troviamo matrioske allineate sul tavolo, cappellino cubano appeso al muro, poster femminista L’8 ogni giorno, bandiera delle Officine e spille del Primo maggio. A dare armonia a questo arcipelago di oggetti, un piccolo carillon che a girarne la manovella emette le note dell’Internazionale. Di tale iconografia impegnata fa parte pure lui: stella rossa tatuata sul braccio, basco proveniente da Bilbao a coprirgli la testa e un sorriso dalla benevolenza autentica.
Lui è Luigi Longhena: affabile, gioviale, espansivo, eppure modesto: «Cosa vuoi mai raccontare su di me?» mi dice un po’ intimorito. «Sai, non amo espormi». Nel quartiere è un punto di riferimento e i gesti di saluto che i passanti gli rivolgono in continuazione lo testimoniano. Dalla prospettiva della sua scrivania ha appreso a conoscere il transito che scandisce il tempo di quell’angolo di città, fatto di visi familiari che segnano ore e stagioni. Quando qualcuno viene a mancare, si sente diminuito e allora la campana suona anche per lui.
«Qui davanti ogni mattina passava Giorgio Orelli in bicicletta per andare a prendere il giornale al chiosco di fianco», racconta. E poi evoca una poesia di Pessoa, che fa: «La morte è la curva della strada (…) Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio». Sono parole preziose, oltremodo per Luigi, fortemente messo alla prova dagli eventi della vita, che lo hanno con ferocia destituito dal ruolo di padre e compagno. «Ma quei legami non si sono del tutto spezzati, mi anima il loro ricordo, sono nell’aria».
Nulla, nemmeno questo dolore sconfinato, che ogni tanto gli vela lo sguardo, ha mai fermato la sua attività, che porta avanti con dedizione anche adesso che ha più di 70 anni. A sostenerlo è stata forse proprio questa piccola libreria, diventata la sua seconda casa. «Non sono quasi mai nel mio appartamento. Chi mi cerca lo fa qui». L’affetto di chi la frequenta è palpabile: nel viavai dei tanti che vanno a trovarlo, nelle foto di amici, nelle cartoline da ogni dove che ricoprono i pochi spazi sgombri da libri.
È chiaramente schierato Luigi, dalla parte della solidarietà e della condivisione. Lo si evince dalla nutrita sezione di titoli dedicati ai resistenti e ai rivoluzionari, e dai piccoli oggetti personali sparsi qua e là che tracciano una geografia dell’anima e dei suoi ideali. Mi mostra il nuovo libro che ha tra le mani: parla del sindaco di Riace, che ha fatto di quel borgo sperduto della Calabria un luogo d’accoglienza per i migranti, un modello di ospitalità e integrazione. «È una storia virtuosa. Quest’uomo ha dato vita a qualcosa di coraggioso e straordinario». A parte telefono e fax, nella libreria di Luigi non c’è tecnologia. «Dovrei adeguarmi anche io alla società iperconnessa, ma ho un blocco mentale che mi frena. A volte penso che sarebbe tutto più comodo, in fondo la tastiera di un computer non è poi così diversa dalla vecchia Olivetti che ho in soffitta. Ma poi mi dico che va bene anche così. È una sorta di resistenza la mia, o forse si tratta solo di pigrizia».
Poco importa il motivo, ma qui succede che la gente in cerca di informazioni, consigli o spunti, trovi anche uno spazio di dialogo, di incontro, di sosta dalla frenesia della contemporaneità, dove riappropriarsi del valore del tempo. Non si adatta a chi ha fretta, perché «i ritmi non sono quelli dell’immediatezza»: Luigi va personalmente dagli editori a Milano una volta a settimana, vive «lo scambio, la burocrazia della dogana, il carico e scarico», e magari a chi chiede un libro risponde con un vago «ripassa fra qualche giorno». Però se ne esce arricchiti, sempre.
È vasto il campionario di mondo che oltrepassa la sua soglia e vi fa ritorno: professori, avvocati, politici. Studenti brillanti o in crisi, bambini di ogni età, pensionati ciarlieri. Chi si crede Socrate. Chi poeta. Chi sfoggia superbia intellettuale. Chi invece di un libro cerca un timbro, un impiego, o – questo è comune a molti – semplicemente un po’ di ascolto. Uno dei tanti aficionados,
ex insegnante, ha paragonato questo luogo custode di migliaia di storie a uno studio di psicoterapia. «In effetti arriva la gente più disparata qui, col bisogno di parlare e spesso di trovarsi», e Luigi accoglie ognuno con la sua individualità. «In fondo siamo tutti un po’ folli».
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Luigi Longhena è nato a Milano nel 1940. Per molti anni è stato attivo nell’ambito della carta stampata collaborando con agenzie che
si occupavano di fotografia. Nel 1982 approda alla libreria Diffusione del Sapere di Bellinzona, di cui poi diventerà titolare. Dopo un primo periodo trascorso nel Sopraceneri, oggi vive a Lugano-Besso, da dove fa quotidianamente il «pendolare» verso il suo negozio.