Bellinzona, l'appello del presidente della Società protezione animali: 'Il problema ci impegna parecchio, chi compra all'estero segua le vie ufficiali!'
Cinque cani privi di microchip in un solo mese e mezzo. Sono i nuovi ospiti della Società protezione animali di Bellinzona attiva col proprio rifugio a Gorduno-Gnosca. Normale amministrazione, verrebbe da pensare. Se non fosse che dietro l’assenza di microchip «può celarsi un nemico invisibile e letale per l’uomo. La rabbia». Il presidente della Spab ha messo nero su bianco la propria preoccupazione nella cedola di versamento per il calendario 2019 recapitata nei giorni scorsi alle migliaia di soci sostenitori: “La situazione di importazione di animali dall’estero è in costante crescita e sta mettendo a dura prove le nostre infrastrutture”. Il rischio di importare malattie, anche mortali per l’uomo oltre che per i cani, fa temere per le infrastrutture, prosegue lo scritto: “Aiutare animali all’estero è giusto, fatelo però con coscienza e nel rispetto delle regole”.
Interpellato dalla ‘Regione’, Besomi chiarisce che da quest’estate il numero di cani privi di microchip raccolti sulla strada o assegnati al rifugio Spab dall’Ufficio del veterinario cantonale è in aumento. «Ognuno di questi esemplari rappresenta per noi un grande punto interrogativo. Qual è la sua storia? È stato vaccinato contro la rabbia? E se non lo è stato, ce l’ha?». Domande cui la Spab è tenuta a rispondere con un protocollo complicato e oneroso: «Dobbiamo mettere in atto le condizioni necessarie per procedere con la quarantena. Questo significa – elenca Besomi – che occorre usare gabbie particolari separate dalle altre. Inoltre chi, fra di noi, entra in contatto con questi cani sospetti deve usare indumenti protettivi particolari e prendere tutte le precauzioni per evitare aggressioni e morsicature. Le quali, qualora avvengano, generano apprensione, perché di rabbia si può morire se non si affronta immediatamente la giusta profilassi. Non da ultimo, proprio per questo motivo, i nostri operatori hanno dovuto sottoporsi alla vaccinazione. Misure impegnative, sul piano infrastrutturale come su quello personale».
Misure che la Spab è in grado di adottare, perché attiva tutti i giorni in questo ambito. «Non sono veterinario – specifica Besomi – ma so quali sono i rischi del mestiere. Quello che mi preoccupa è che questo rischio può facilmente essere sottovalutato da chi per i motivi più disparati, anche solo casualmente, o perché mosso da compassione, entra in contatto con un trovatello con la rabbia contratta lungo il suo percorso d’importazione illegale. Un fenomeno che tocca soprattutto i paesi dell’Est». Un altro capitolo è quello dei ticinesi che, desiderosi di adottare o comprare un amico a quattro zampe, anziché rivolgersi alla Spab o ad allevatori e importatori ufficiali, scegli vie meno convenzionali: «Ci sono persone dal cuore d’oro – evidenzia Besomi – che hanno messo in piedi attività perfettamente legali con cui dare una seconda vita ai trovatelli. Uno dei maggiori paesi di raccolta è la Romania e il canale ufficiale prevede che prima di partire verso il Ticino vengano visitati da un veterinario, vaccinati, dotati di microchip e tenuti in quarantena 21 giorni; una volta partiti, all’arrivo vengono di nuovo ispezionati da un veterinario». Senza questi passi – conclude il presidente della Spab – qualsiasi cane bisognoso di attenzioni «è per noi una bomba a orologeria. Ecco perché rivolgiamo a tutti l’accorato appello affinché si rispettino le pratiche per l’importazione, sebbene un po’ più onerose e caratterizzate da tempi più lunghi rispetto a chi lo fa solo per lucro».