La polizia urana si è presentata ieri all'alba nelle abitazioni di due tifosi dell'Hcap: fanno parte della Ggn, gruppo presente nella curva sud insieme a Gbb
Dopo il blitz compiuto il 14 marzo dalla Polizia cantonale ticinese a casa di 13 tifosi dell'Ambrì Piotta che risulterebbero implicati nei disordini scoppiati il 14 gennaio alla Valascia a margine della partita contro il Losanna, ieri un'operazione analoga – ma in dimensioni assai più ridotte – è stata effettuata nel Canton Uri. Due i tifosi svizzerotedeschi – ha appreso la 'Regione' – sono stati raggiunti al loro domicilio dagli agenti che li hanno prelevati, portati in centrale e interrogati. Come per il côté ticinese, sono accusati di sommossa, violenza contro funzionari, lesioni, vie di fato, danneggiamento, infrazione alla Legge sulle armi e gli esplosivi nonché dissimulazione del volto. Farebbero parte della Ggn, una formazione di tifo organizzato presente nella curva sud insieme ad altre, fra cui in particolare la Gbb (Gioventù Bianco Blu).
In Ticino, ricordiamo, sono 17 le persone indagate, fra cui un minorenne di 17 anni. Complessivamente le immagini riprese durante gli scontri dentro e fuori la pista hanno permesso di identificare una quarantina di facinorosi, di cui oltre la metà proveniente da Oltralpe (soprattutto Canton Vaud, ma anche Berna, Lucerna, Svitto e Uri) nonché dalla Germania. Non è dato sapere quando la polizia vodese interverrà come ha fatto quella ticinese: fino al 14 marzo l'accordo fra i rispettivi inquirenti era che le due operazioni sarebbero state compiute congiuntamente. All'ultimo momento, tuttavia, i vodesi hanno comunicato ai ticinesi di non poter rispettare i piani.
Quel pomeriggio del 14 gennaio, ricordiamo, la Polizia cantonale aveva sottostimato il grado di pericolosità dell’incontro. Tra i fattori che avrebbero giocato contro il dispositivo di sicurezza è stato citato anche il comportamento dei responsabili vodesi della sicurezza all’interno del comparto losannese: avrebbero fatto entrare un numero doppio di supporter rispetto a quello preventivamente annunciato ai servizi ticinesi. La Polizia cantonale, colta di sorpresa quando i disordini sono iniziati, ha spiegato di non aver potuto effettuare fermi sul posto poiché presente con troppi pochi agenti. Da qui il lungo lavoro di identificazione con i filmati e i fermi a domicilio scattati due mesi dopo i fatti.