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Sopra eroi e tombe

Al-Jolani saprà coniugare Islam e democrazia? Intanto c’è chi, nel buco nero mediorientale, si spende davvero per la pace, ostacolato da chi comanda

In sintesi:
  • Da Jihadista a statista, il nuovo leader siriano un po’ incuriosisce e molto preoccupa. La sua metamorfosi è reale? Sono in molti a mettere in guardia
  • La Realpolitik intanto costringe i civili di Gaza a una vita di privazioni
  • La speranza la danno l’israeliano Maoz Inon, pacifista nonostante i genitori massacrati il 7 ottobre, e Issa Amro, palestinese premiato insieme a lui
Siriani in festa dopo la liberazione dalla dittatura di Assad
(Keystone)
16 dicembre 2024
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Sulla sua testa pende una taglia di 10 milioni di dollari ma il “wanted” americano non si tradurrà in un tentativo di cattura. Al contrario, il terrorista Ahmed al-Shareh, alias Abu Mohammad al-Jolani (nome di battaglia) ha smesso le vesti del jihadista per indossare quelle dello statista.

Certo il suo primo intervento pubblico lo ha tenuto nella moschea degli Omayyadi di Damasco, strizzata d’occhio a uso degli islamisti che hanno mantenuto vivido il ricordo della proclamazione del Califfato nella grande moschea di Mosul da parte del capo dell’Isis Abu Bakr al-Bagdadi, nel 2014. Ma negli ultimi anni Al-Jolani ha preso le distanze dall’insegnamento del suo mentore per apparire presentabile all’Occidente e allo sponsor turco. Via il turbante jihadista, barba con taglio che fa pensare più a George Clooney che a Osama bin Laden, moderazione dei modi e nelle parole. Metamorfosi reale? L’ottimismo della speranza e la gioia per la fine della brutale dittatura della famiglia Assad induce molti a dargli fiducia. Numerosi esperti tuttavia mettono in guardia: Hugo Micheron, professore a Science Po di Parigi, esperto di radicalismo islamico ricorda il “pedigree” di Al-Jolani (Isis, Al Nusra, Al Qaida) sentenziando: “non esistono jihadisti moderati”.


Keystone
Al-Jolani, ancora indecifrabile

Celebrato come il liberatore, eroe per molti e certamente per troppi, riverito a Occidente e Oriente, il santo-terrorista nuovo “emiro di Damasco” dovrà dimostrare – sarebbe una prima assoluta – che l’islam politico è compatibile con democrazia e diritti umani. Che sia questo novello Achille il protagonista più celebrato in questi giorni, la dice lunga sullo sfascio politico e morale del Medio Oriente. Il panorama è spettrale, tra i tagliagole di Hamas, Israele in odor di genocidio tra eccidi, violazioni flagranti del diritto internazionale, torture nelle carceri, la Siria di Assad dalle cui prigioni emergono immagini di corpi straziati, il Libano martoriato e a pezzi, l’Iran tetro e minaccioso, intrappolato in un Islam retrogrado quanto quello sunnita del fronte filo-occidentale così ben incarnato dal più riverito degli impresentabili, il principe saudita Bin Salman. La Russia umiliata che se la dà a gambe, gli occidentali che pasteggiano a champagne, campioni d’immoralità quando chiudono gli occhi sulle stragi compiute dagli amici.


Keystone
Gaza è ormai ridotta in macerie

Oggi i veri eroi sono invisibili, gli sconfitti, i civili palestinesi a cui sono stati sottratti vite, terreni, case, scuole, ospedali, cure mediche, acqua, cibo, ma anche i curdi, condannati all’agonia, stretti nella morsa del cinismo della Realpolitik, destinati a vivere senza patria e senza futuro. A qualche eroe possiamo anche dare un nome, come Maoz Inon, israeliano, i cui genitori sono stati massacrati il 7 ottobre del 2023 e che da allora ha abbracciato il campo della pace, instancabile nel denunciare l’orrenda vendetta di Netanyahu. A lui e al palestinese pacifista di Cisgiordania Issa Amro l’altro ieri è stato conferito il premio franco-tedesco per i diritti umani. Cerimonia di consegna svoltasi in un checkpoint dell’esercito, nessuno dei due era stato autorizzato a varcare il confine, secondo la collaudata logica dell’apartheid tra i figli di Abramo.“Mentre i più sfortunati soccombono nel profondo del mare, in qualche angolo estraneo alla catastrofe, nel pieno di una festa mascherata, gli uomini del potere continuano a ballare”: così Ernesto Sabato, autore di uno dei maggiori romanzi latinoamericani, ‘Sopra eroi e tombe’, ci raccontava 60 anni fa un mondo guasto. Il nostro.