laR+ IL COMMENTO

Il benservito (tacito) al fedele scudiero

Le ambizioni del potere economico ticinese finiscono per tradursi in un paradosso: quello di mettere perfino in discussione la figura-simbolo

In sintesi:
  • Sarà che la F di finanze sta diventando un po’ scomoda anche per Vitta?
  • Il fuoco amico è stato aperto da settori che vedrebbero di buon occhio una sua ‘uscita elegante’ nel 2027
  • Sulla gestione finanziaria dello Stato, infatti, c’è molto meno margine per le supercazzole
(Ti-Press)
16 novembre 2024
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Dopo quasi un decennio trascorso alla testa del Dipartimento finanze ed economia, è probabile che non ci sia complimento migliore da fare a Christian Vitta se non quello proferito – tra le righe – nei giorni scorsi dai rappresentanti economici del mondo imprenditoriale, nonché dai principali esponenti del suo partito (cioè, i rappresentanti politici dello stesso mondo): a quanto pare sono in diversi a ritenere il ‘ministro’ non sufficientemente diligente, non abbastanza incisivo. A priori può sembrare un ossimoro ma la contestazione della gestione Vitta al Dfe, contestazione implicita nella discussione in merito a un’eventuale scissione dipartimentale tra finanze ed economia, è tanto palese quanto tacita: il fuoco amico è stato aperto da settori che vedrebbero probabilmente di buon occhio una sua “uscita elegante” con destinazione Berna nel 2027. O appunto, nella peggiore delle ipotesi, un suo dimezzamento qualora rimanesse in governo: lasci pure andare la F – pare pensino alcuni – e si tenga stretta la E, quella che stando alle ultime dichiarazioni del presidente del Plr Alessandro Speziali “piace particolarmente” ai liberali. La E di economia, ma anche E di erogare: incentivi, sussidi, agevolazioni e commesse pubbliche. Quella E che ti porta a tagliare nastri a destra e a manca; ad andare d’accordo più o meno con tutti quelli che contano; a rilasciare innumerevoli dichiarazioni a proposito di rilancio e innovazione in cui in realtà non stai dicendo nulla (tranne quando un capodivisione prova a fare una bella figura con la stampa di oltreconfine e finisce per vantarsi – consapevolmente? – del “vantaggio competitivo” dato dall’opportunità tutta ticinese di produrre in Svizzera con costi salariali italiani).

Sarà che la F di finanze sta diventando un po’ scomoda anche per Vitta? Va da sé che sulla gestione finanziaria dello Stato c’è molto meno margine per le supercazzole: i conti tornano o non tornano, e da lì non scappi. Infatti tutti gli ultimi tentativi di dotare l’erario di qualche risorsa in più sono stati puntualmente osteggiati dal gruppo parlamentare Plr (tassa di collegamento e revisione del meccanismo della progressione a freddo, i più recenti). Anche il dibattito sulla moratoria per l’introduzione del moltiplicatore differenziato tra persone fisiche e aziende ha visto il direttore del Dfe e il suo partito sui lati opposti delle barricate.

Fatto sta che l’ambizione del potere economico di dare avvio a una nuova fase di accumulazione, cioè di giungere a un “vero” piano per il futuro in grado di riportare il Cantone ai fasti (masoniani) del passato – composto da ridimensionamento della macchina statale, alleggerimento impositivo e conseguente massimizzazione delle varie rendite di posizione –, è talmente forte che finisce per tradursi in un paradosso: quello di mettere perfino in discussione la figura-simbolo, addirittura di provare a dare il benservito al fedele scudiero che ha incarnato politicamente la causa negli ultimi dieci anni.

Certo, ci sarebbe anche la possibilità di concepire una politica fiscale che risponda ai bisogni del territorio (e non viceversa). Oppure una politica economica in grado di elaborare un piano di sviluppo inclusivo, che tenga conto delle peculiarità del mercato del lavoro ticinese (cercando di correggere le distorsioni anziché sfruttarle). Ma siamo lontani anni luce da una visione del genere. Ed è probabile che nemmeno uno scambio di nomi e di sigle nei vari dipartimenti governativi permetterebbe di avvicinarci un granché: di sicuro no fin quando gli equilibri e le logiche di fondo rimarranno invariate.

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