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Incidente in elicottero, per l'accusa fu ‘negligenza del pilota’

Si è tenuto oggi nell'aula del Tribunale penale federale il processo sul sinistro avvenuto nel 2018. Gli occupanti se l'erano cavata con ferite leggere

La cabina si era scoperchiata durante l’impatto con la linea dell’alta tensione
(Rescue Media)
18 novembre 2024
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È approdato oggi nell'aula del Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona il caso dell’incidente aviatorio avvenuto a Castione il 3 dicembre 2018. Sinistro che aveva coinvolto un elicottero della ditta Heli Rezia, partito per un volo di servizio (trasporto di materiale) da Claro per fare rientro alla base di San Vittore. Subito dopo il decollo, l'elicottero aveva colpito e tranciato la fune di guardia di una linea dell’alta tensione dotata di palloni rossi di segnalazione. Importanti i danni: la cabina si era gravemente danneggiata e parzialmente scoperchiata. Malgrado la manovrabilità limitata del mezzo, l'esperto pilota del Luganese (oggi 60enne) era riuscito a planare e a effettuare un atterraggio di emergenza su un prato a Castione. Quest'ultimo e il giovane assistente di volo del Bellinzonese se l'erano cavata con delle ferite leggere.

Impugnato il decreto d'accusa

Ritenendo che il pilota abbia peccato di negligenza nel valutare la corretta manovra per evitare l'impatto con la linea elettrica, nei confronti del 60enne – l'assistente di volo era invece stato escluso dal procedimento penale poiché non considerato un membro ufficiale dell'equipaggio – il Ministero pubblico della Confederazione ha emanato un decreto d'accusa che proponeva la condanna a una pena pecuniaria per i reati di perturbamento della circolazione pubblica per negligenza e, sempre per negligenza, pericoli cagionati in navigazione. Secondo l'accusa, la manovra del pilota – una virata e uno spostamento che ha avvicinato troppo il mezzo alla linea ad alta tensione distante lateralmente circa 25 metri – avrebbe infatti messo concretamente in pericolo la vita e l’integrità fisica dell’assistente di volo e di altre persone presenti sul luogo dell’incidente, oltre che minacciare le abitazioni e le infrastrutture sottostanti, essendo l'atterraggio avvenuto accanto alla strada cantonale e alla ferrovia. Accuse respinte dal 60enne, il quale si è opposto al decreto d'accusa, decidendo dunque di affrontare il processo davanti alla Corte presieduta dalla giudice Fiorenza Bergomi.

‘Il Gps segnalava la linea elettrica in una posizione differente’

In aula l'imputato – il quale attualmente non svolge più il lavoro di pilota – ha innanzitutto sottolineato la complessità della procedura di decollo con un elicottero. Stando alla sua versione, il pomeriggio del 3 dicembre 2018 non avrebbe sottovalutato nessuno dei molteplici fattori da tenere in considerazione. Ma soprattutto, ha rimarcato l'imputato, il Gps dell'applicazione installata sul tablet presente nella cabina di pilotaggio – l’unico strumento a disposizione visto che si trattava di un cosiddetto volo a vista – segnalava la linea elettrica in una posizione differente: ciò che nell'ottica del 60enne rendeva quindi possibile la manovra di decollo effettuata.

Mancata comunicazione da parte dell'assistente di volo

Un altro argomento portato in aula della difesa, sostenuta dall'avvocato Maurizio Pagliuca, riguarda il fatto che l'assistente di volo – come da lui nuovamente confermato oggi in aula quando è stato sentito in qualità di testimone – abbia avvertito il pilota della presenza della linea ad alta tensione solo all'ultimo momento. Una mancata segnalazione, nonostante fosse suo compito farlo, ha spiegato l'assistente di volo, frutto di un timore riverenziale nei confronti di un pilota così esperto, con alle spalle infatti circa trent'anni di esperienza (si parla di più di 7'000 ore di volo, di cui circa 2'500 ai comandi del modello di elicottero coinvolto nell'incidente). Inoltre, ha aggiunto il giovane, lui era convinto che l'imputato avesse visto la linea elettrica già in precedenza, prima dell'atterraggio a Claro. «Parlare di distrazione non è corretto – ha affermato l'imputato –. C’era la massima concentrazione, a dimostrazione del fatto che dopo l'impatto sono riuscito a pilotare l'elicottero in pessimo stato, con i comandi che rispondevano solo in parte, riportandolo a terra». Secondo l'avvocato Pagliuca, il suo assistito va prosciolto da tutti i capi d'accusa, in virtù dell'errore nella banca dati dell'applicazione e dalla tardiva comunicazione da parte dell'assistente di volo.

‘La collisione poteva essere evitare con una manovra differente’

Di tutt'altro avviso il procuratore federale Sergio Mastroianni, che al termine della sua requisitoria ha chiesto la conferma della pena proposta con il decreto d'accusa, e quindi una pena pecuniaria di 2'400 franchi (sospesa con la condizionale per due anni) e una multa di 700 franchi. Mastroianni ha parlato di «una causa penale che non presenta punti oscuri, opinabili o di difficile interpretazione». Per l'accusa, gli ostacoli erano ben visibili e non c'erano problemi di visibilità dovuti alla luce del sole. «La collisione poteva essere evitata con la scelta di una manovra differente», ha affermato il magistrato, sottolineando che il pilota avrebbe potuto decollare salendo verticalmente fino a superare la linea elettrica, senza effettuare subito quella manovra laterale. «Il pilota è atterrato precedentemente senza toccare il cavo; per ripartire poteva fare la medesima manovra. E la competenza di questa decisione era unicamente del comandante del velivolo», ovvero l'imputato.

Il rapporto del Sisi: ‘Pilota poco attento’

A sostegno dell'accusa c'è il rapporto finale, pubblicato nel gennaio di quest’anno, del Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza (Sisi): escludendo problemi tecnici al velivolo, attribuisce la responsabilità dell’incidente alla negligenza del pilota, il quale avrebbe peccato di una limitata consapevolezza della situazione. Nel suo rapporto il Sisi aveva individuato alcuni fattori – ripresi nella sua requisitoria dal procuratore Mastroianni – che potrebbero spiegare la ridotta consapevolezza situazionale del 60enne: minore attenzione e vigilanza trattandosi del volo di rientro alla base; non aver fatto mente locale sulla situazione degli ostacoli nella direzione di decollo prima della partenza; errata definizione delle priorità in fase di decollo; mancanza di un sistema anticollisione non essendone installato alcuno sull’elicottero; comunicazione poco efficace fra il pilota e l’assistente di volo. Alla Corte il compito di pronunciarsi. La sentenza è attesa per il prossimo 18 dicembre.

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