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‘Entrano, rubano, scappano. Questa per noi non è più vita’

Muralto, impennata di furti alla luce del sole nei commerci sul sedime Ffs. Il gerente: ‘Ansia e frustrazione’. La polizia: ‘Importante comunicare’

In sintesi:
  • ‘Arrivano dai campi nomadi del Milanese e si servono come se niente fosse’
  • Il comandante Terribilini: ‘Peccato venirlo a sapere dalla stampa’
Per Avec e Kiosk una brutta gatta da pelare
16 novembre 2024
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Le immagini della videosorveglianza interna dicono più di mille parole. In un filmato si vede un gruppo di ragazzi che entra nel chiosco, staziona davanti ai frigoriferi con le bevande per alcuni secondi, c’è un conciliabolo, poi viene aperta un’anta e in due fanno incetta di bottigliette. Tempo pochi secondi e i giovani sono già usciti per dileguarsi a passo sostenuto, senza ovviamente passare dalla cassa. Un secondo video ha come protagonista una giovane donna, che appena varcata la soglia concentra la sua attenzione su un cestone con alcune vivande situato all’entrata. La si può osservare mentre fa una scelta, poi che infila un paio di prodotti nella borsetta, si gira a 180° e prende la porta. Grazie e arrivederci. Un terzo filmato – ma ce ne sono a decine – immortala un’altra ragazza che cerca fra gli scaffali le bende igieniche, apre una confezione, ne estrae alcune, le mette in borsa e come se niente fosse si allontana. Poi c’è il tizio che apre la Coca Cola, ne beve un sorso e la rimette al suo posto; il gruppetto che svaligia il totem con le calamite; e la foto del furbastro di turno beccato con le mani nel sacco e bloccato dagli impiegati, cui verrà consegnata la diffida.

‘Abbiamo le mani legate’

Fare la spesa senza pagare sembra essere diventato il nuovo “trend”, nei due commerci sul sedime Ffs, in zona Stazione a Muralto. Mentre lo racconta a “laRegione”, il gerente Paolo D’Acqua mostra i filmati registrati all’interno dell’Avec e dell’adiacente Kiosk: due porte distanti una manciata di metri, da cui con sempre maggior frequenza escono clienti carichi di merce (valore medio del furto sui 7-8 franchi, a cadenza quasi giornaliera) ma sprovvisti di scontrino del pagamento. «Il fenomeno si è intensificato in modo importante nell’ultimo anno, al punto che i casi di razzia (entrano, arraffano e se la danno a gambe senza pagare) quasi non fanno più notizia. Noi e i nostri impiegati siamo giunti al limite di sopportazione: questo non è più vivere, l’ansia è costante, grande la frustrazione e davvero poche le soluzioni praticabili, se non chiamare la polizia, ma per ottenere poi che cosa? A parte il fatto che agiscono rapidamente ed è praticamente impossibile star loro dietro. Ma anche volendo, affrontare il ladro faccio a faccia non è possibile, per legge, all’interno del negozio: ti risponde tranquillamente che stava andando alla cassa. Mentre se lo si fa all’esterno il rischio che finisca in colluttazione, o ferimento, è troppo grande per volerselo assumere».

O chi paga con la carta di credito rubata

Stando a D’Acqua, «in generale gli autori dei furti sono giovani provenienti in treno dai campi nomadi del Milanese. Agiscono con una tale naturalezza e un tale menefreghismo da lasciarci letteralmente basiti e senza armi con cui rispondere. È sempre più frequente anche il pagamento con carte di credito rubate (utilizzabili quindi a contatto, senza codice). Questo però lo veniamo a sapere dopo, quando la polizia, ripercorrendo gli acquisti effettuati dopo il furto, risale ai nostri negozi. Le conseguenze non sono solo per noi come negozianti, ma anche per i clienti normali, cui capita sempre più spesso di dover assistere a scene molto spiacevoli».

A proposito di polizia, aggiunge il gerente, «il problema è che ce n’è sempre meno in Stazione. Questa ormai è diventata una terra di nessuno. Credo sia anche una conseguenza dello smantellamento del Corpo di polizia di Muralto, finito sotto Locarno, che ha determinato almeno una minor presenza di figure di riferimento che ci conoscevano e spesso sostavano in zona per controllare la situazione e scambiare informazioni. Noi oggi possiamo solo chiamare il 117, poi chi risponde risponde e quando finalmente qualcuno arriva può tanto corrergli dietro, a chi si è servito senza pagare! C’è chi mi ha detto: assumi degli agenti privati. Grazie, gli ho risposto, e me li paghi tu 50 franchi all’ora?».

‘C’è una sensazione di insicurezza’

Interrogato sulla presunta carenza di agenti in Stazione, il comandante della Polcomunale di Locarno, Simone Terribilini, smentisce: «Le nostre statistiche di presenza indicano che le pattuglie in Stazione non sono mai diminuite, a maggior ragione nemmeno dopo il gennaio del ’22, quando abbiamo inglobato anche gli agenti di Muralto. Aggiungo che nell’ultimo mese e mezzo abbiamo aumentato massicciamente la presenza (quasi raddoppiandola) non a causa di questo fenomeno, del quale purtroppo non eravamo a conoscenza, ma più in generale per dare dei segnali ai gruppi di giovani che talvolta creano qualche disagio nel comparto e per rispondere a una certa diffusa sensazione di insicurezza nella popolazione».

Un contesto, quello tratteggiato da Terribilini, di cui “laRegione” ha ampiamente riferito nel passato, e che tuttavia – anche di fronte alle raccolte di firme di commercianti e altri operatori economici della zona – troppo spesso aveva provocato le spallucce da parte dell’autorità comunale di Muralto: «Problemi in Stazione? Non ci risulta».

Oggi fortunatamente la reazione è diversa. Il capodicastero Sicurezza Dao Nguyen-Quang conferma «una situazione spesso al limite, della quale siamo a conoscenza e alla quale siamo attenti, specialmente su segnalazione. Se le cose ci vengono dette, avvisiamo chi di dovere. Infatti, dopo alcuni recenti episodi, la polizia è stata attivata e ha poi effettivamente deciso di aumentare il presidio». Ma sui furti, «sinceramente mai sentito nulla. Sarei curioso di vedere anch’io quei filmati», conclude Nguyen-Quang.

Il comandante della Polizia polo nota che «non c’è motivo di mettere in dubbio le parole del commerciante. Ma mi permetto di fare una domanda: ha fatto vedere anche a qualcuno in polizia, oltre che al giornalista, i suoi filmati? Non nascondo che questo mi fa un po’ male, visto che spesso ci arrivano lamentele in ritardo rispetto ai fatti, quando purtroppo non c’è già più niente da fare. Se chi sa, o ha visto, o ha subìto, chiamasse sempre qui da noi in Centrale, oppure in Polcantonale, allora potrebbe esserci una reazione immediata, naturalmente a dipendenza della dotazione di agenti e delle priorità di quel momento. Nel caso specifico sarebbe utile poter guardare insieme le immagini e cercare di capire di fronte a quale fenomeno siamo. Ma finora nessuno ci ha detto niente».

Mentre parliamo, nel retrobottega, Paolo D’Acqua osserva il grande monitor dove a mosaico scorrono in diretta le immagini degli interni dei due negozi. Appare un uomo a volto semicoperto, che con fare apparentemente sospetto si aggira fra gli scaffali. L’attenzione si ridesta all’improvviso, la tensione torna alta. «Guarda – dice – e dimmi te come dobbiamo comportarci con personaggi del genere». Poi il cliente si sposta, e di lui si perdono le tracce.

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