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Suona e canta da 40 anni: tre giorni di festa per la Vox Blenii

Il gruppo bleniese, che ha salvato e raccolto 1'700 canti della tradizione orale, dal 18 al 20 ottobre ripropone la rassegna dedicata alla musica popolare

(Vox Blenii)
12 ottobre 2024
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Quarant’anni valgon bene una rassegna. Di nuovo, dopo che era stata organizzata per 23 anni fino al 2011. Da venerdì 18 a domenica 20 ottobre torna la Tre giorni di musica popolare, con cui la Vox Blenii vuole sottolineare i suoi ‘40 anni suonati e cantati’.

Aurelio Beretta, fisarmonica e canto; Remo Gandolfi, violino, viola, mandolino, chitarra e canto; Gianni Guidicelli chitarra e canto; Luisa Poggi, canto e percussioni e Francesco Toschini, contrabbasso e canto (nei primi sette anni ne facevano parte Antonio Cima e Ivano Lanzetti) in quattro decenni hanno recuperato canti, filastrocche, storie e racconti della Svizzera italiana che venivano trasmessi oralmente quando «si cantava ancora». Lo hanno fatto – ci dice Gianni Guidicelli – sentendo soprattutto gli anziani, in un lavoro paziente e certosino «condotto in particolare da Aurelio e Luisa», che ha dato corpo a un archivio notevole: 1’700 brani «che ci sono stati dati da 115 informatori, raccolti su 139 supporti sonori in 180 ore di registrazione». Molti sono canti completi, altri no; «un po’ come un affresco di cui sono rimasti alcuni particolari e non il disegno d’assieme. A tutti cerchiamo di dare una veste musicale il più possibile fedele a ciò che ci è stato dato; con un lavoro di costruzione d’assieme, nel quale ogni componente con il proprio strumento porta suggerimenti». Da questo serbatoio sono stati attinti i pezzi che compongono gli otto album pubblicati: I fioo e r’amur (1988), L’umetin (1991), A dieci ore... (1994), Polenta gialda (1997), Lavura ti pour’om (2001), Evviva chi gh’a i debiti (2006), E la mi manda (2014), Sicütera (2023).

Gianni Guidicelli, oggi quale posto ha la musica popolare in Ticino?

Marginale, direi. Sebbene abbia ancora un suo pubblico che ha il piacere di ascoltare i canti che provengono dalla nostra tradizione. I canti che noi proponiamo, raccontano la vita di un tempo, quella reale: le gioie, i dolori, le paure, gli scherzi. Al di là di qualche trasmissione un po’ di nicchia in un paio di radio, con un proprio pubblico, lo spazio dato a questa musica non è molto.

In Ticino ci sono altri gruppi, che però fanno soprattutto animazione (feste di paese o private o altro) e lo fanno bene. Il nostro è un approccio diverso, che deriva dai quarant’anni di storia e soprattutto dall’attività di ricerca, che riteniamo essere un’operazione di salvaguarda di un patrimonio immateriale che altrimenti sarebbe andato perso.

Durante la Tre giorni sarà presentata e lanciata un’operazione volta a rendere accessibile a tutti l’archivio che abbiamo costruito: grazie a un amico appassionato del genere che ha già ottenuto l’appoggio di Memoriav (portale del patrimonio audiovisivo svizzero), si dovrebbe riuscire a digitalizzare il repertorio che abbiamo raccolto, per poi affidarlo alla Fonoteca nazionale.

Passando gli anni vengono a mancare gli anziani ai quali potersi rivolgere, per riportare alla memoria canti perduti. Questo vostro lavoro di ricerca si potrà continuare a fare? E con chi?

Gli anziani di oggi siamo noi – ride –. È vero che ultimamente ci sono meno possibilità di trovare persone che ricordino brani di un passato sempre più lontano e le registrazioni nuove sono pochissime. Penso che questa attività rischi di non poter continuare ancora per molto. Ma fortunatamente ci sono quelle 1’700 registrazioni, grazie alle quali si è evitato che un patrimonio andasse perduto. Questo è un ruolo di salvaguardia che ci viene riconosciuto.

La musica popolare nell’immaginario collettivo piace solo agli anziani. È così o c’è un interesse più ampio?

C’è un certo pubblico di giovani che ci segue ed è interessato. Un altro pubblico è quello dei bambini e dei giovanissimi: i nostri canti spesso li divertono, al punto che ci sono genitori che si lamentano simpaticamente del fatto che i loro figli vogliono ascoltare all’infinito i nostri canti. Chissà, forse sono racconti di cui sono affascinati. Un interesse maggiore lo riscontriamo forse nelle valli, dove c’è forse ancora il piacere di cantare. Se i canti non scritti vanno persi, è perché non si canta più, non c’è più l’occasione di cantare, all’osteria non si fa più. Nei concerti vediamo che quando proponiamo brani conosciuti, il pubblico risponde sempre bene e canta con noi, trovando, ritrovando o scoprendo il piacere di farlo.

Il programma

La Tre giorni di musica popolare organizzata per oltre vent’anni dal gruppo Vox Blenii in un fine settimana di ottobre, consisteva in due serate di concerti al Cinema Teatro Blenio di Acquarossa, il venerdì e il sabato, e in una festa finale con pranzo e ballo la domenica. La manifestazione, pensata all’inizio per la musica popolare ticinese, si è trasformata in una rassegna internazionale apprezzata da pubblico e critica per la scelta dei gruppi che si esibivano in acustico, e per l’ambiente che si creava anche nei dopo-concerti in cui il pubblico da spettatore diventava protagonista.

Nell’edizione del 40° anniversario del gruppo, venerdì 18 ottobre (dalle 20.30), introdotti da Franco Lurà, si esibiranno i ticinesi Vent Negru e la Vox Blenii; tra i due concerti sarà proiettato il filmato ‘La Vox Blenii e le Tre giorni di musica popolare’. Sabato 19 (20.30), dopo l’introduzione di Guido Pedrojetta invece del quartetto di Maria Moramarco assente per motivi di forza maggiore suonerà il gruppo calabrese Lira sona sona con Ettore Castagna (antropologo, musicista e insegnante), seguito dai piemontesi Tre Martelli. I biglietti per le due serate sono in vendita solo sul sito cinemablenio.ch (prenotazione necessaria). Domenica al salone parrocchiale di Ponto Valentino (dalle 14, entrata libera) musica, ballo e castagne con la Bandella della Val d’Intelvi (Lombardia), i Tacalà (Ticino), i ‘padroni di casa’ della Vox Blenii e ospiti a sorpresa. Ulteriori informazioni su voxblenii.ch.

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