laR+ Grigioni

Grono, mesi e milioni per ripristinare la centrale idroelettrica

L’alluvione ha riempito di fango la galleria che porta l’acqua all’impianto. La produzione energetica è ferma e mancano gli introiti anche ai Comuni

Danni importanti anche alle prese d’acqua nelle valli laterali
(Axpo)
11 ottobre 2024
|

L’alluvione dello scorso 21 giugno abbattutasi sulla Mesolcina ha provocato ingenti danni e, purtroppo, anche tre vittime. Molte opere sono già state ripristinate (pensiamo ad esempio all’autostrada), per altre invece i lavori sono ancora in corso. Come alla centrale idroelettrica di Grono: la galleria di 3,5 km che dalla diga della Roggiasca porta l’acqua alle turbine dell’impianto per generare energia è stata invasa da materiale e fango. Di conseguenza la centrale non è in funzione ed essendo di proprietà di Elettricità industriale Sa che a sua volta appartiene per il 70% ad Axpo e per il 30% a sei Comuni della valle (Cama, Grono, Lostallo, Roveredo, San Vittore e Soazza), questi ultimi non possono contare sulle entrate generate dalla produzione elettrica. E questo ancora per diversi mesi, ovvero fino a quando la centrale non sarà rimessa in funzione. «Fra mancati introiti e costi per il ripristino siamo nell’ordine dei milioni di franchi», precisa a ‘laRegione’ Armando Faccanoni, direttore operativo delle Officine idroelettriche di Mesolcina, ente che fa capo ad Axpo. Per quanto riguarda invece la tempistica, «al momento è difficile fare previsioni, visto che la situazione è molto complessa». In ogni caso per rimettere in funzione la centrale ci vorranno ancora mesi.

Nel lago 25-30mila m3 di sedimenti che vanno tolti: ‘Mai accaduto in 60 anni’

Per rendersi conto delle difficoltà basta dire che in parecchi punti nella galleria del diametro di 2,20 metri il fango ha raggiunto anche l’altezza di un metro e mezzo. Melma che si trova sino in fondo al tunnel, come hanno potuto appurare gli addetti ai lavori grazie a un controllo con drone. «I lavori di sgombero sono quindi in corso da entrambi i lati», precisa Faccanoni. A ciò va poi aggiunto che in fondo alla galleria, dove poi parte la condotta forzata che scarica l’acqua sulla turbina che produce energia, vi sono le valvole sferiche che regolano il flusso dell’acqua. «Bisogna ora capire se si possano pulire o se sia necessario smontare tutto, per togliere eventuale materiale. In questo caso sarebbe un lavoro molto complesso». Materiale che si è anche depositato nel lago formato dalla diga della Roggiasca: «Stiamo parlando di 25-30mila m3 di sedimenti che vanno tolti. Recentemente abbiamo ricevuto il via libera dal Cantone, ma, per motivi sia tecnici che ambientali, stiamo ancora discutendo su come e quando farlo, visto che dobbiamo rilasciare acqua e fango dal bacino». Non da ultimo «anche le prese d’acqua nelle valli laterali, che attraverso gallerie portano quest’ultima nel lago, hanno subito danni importanti». L’impianto idroelettrico è in funzione dagli anni 60 e «in questi anni un disastro di tale portata non era mai accaduto», afferma sconsolato il direttore operativo.

Faccanoni tiene poi a precisare che vi sono dei protocolli di emergenza che vengono seguiti. Protocolli che vengono sottoposti alla Confederazione e che erano «stati rivisti e aggiornati proprio un anno fa». Tuttavia, «l’evento meteorologico estremo di questa portata non ci era stato segnalato preventivamente dai sistemi di allerta che fanno capo alle previsioni più dettagliate di MeteoSvizzera. Inoltre tutto è accaduto in modo molto veloce: abbiamo chiuso la galleria, ma era già troppo tardi. A ciò va poi aggiunto che, comunque, non avremmo potuto evitare che il lago si riempisse di materiale». Approfittando del lavoro di ripristino sono quindi previste ulteriori misure preventive? «A livello tecnico no, ma piuttosto a livello organizzativo», spiega il direttore operativo. «Discuteremo su come mettere in sicurezza l’impianto nel caso di eventi meteorologici particolari. Ma anche fermare la centrale ad ogni allerta meteo non è una soluzione, perché le perdite a livello di produzione energetica sarebbero troppo importanti. D’altra parte questi eventi estremi sono sempre più frequenti e dobbiamo quindi chinarci seriamente sulla questione». Insomma, la situazione è complessa e gli interessi in gioco molti. Una situazione «molto difficile da affrontare».

Elin è inoltre proprietaria pure della centrale idroelettrica di Lostallo. Anche in questo caso «l’alluvione ha generato danni sia alla condotta forzata, sia a una presa d’acqua», rileva Faccanoni. Danni che però «sono stati risolti in pochi giorni». Inoltre «nel lago Darbola non si è depositato materiale come è invece stato il caso in quello della Roggiasca».

Samuele Censi

‘Preoccupano i costi a carico dei Comuni’

Come detto, a beneficiare della produzione energetica degli impianti di Elin sono anche sei Comuni mesolcinesi. Se da un lato le tariffe elettriche dovrebbero comunque diminuire – ricordiamo che si sta ancora valutando a quale società energetica affidarsi per l’acquisto di energia, dopo che Repower aveva presentato un’offerta allettante per inserirsi nel mercato attualmente occupato da Aet; quel che è certo è che le tariffe caleranno di almeno 5 cts/kWh –, questi mancati introiti avranno in generale «un impatto sulle finanze dei Comuni», precisa da noi raggiunto il sindaco di Grono Samuele Censi. Oltre che per la mancata produzione energetica il sindaco, in generale, è pure «preoccupato per i costi legati al ripristino dei danni, visto che alcune opere pubbliche non sono assicurate in caso di eventi naturali estremi». E in questo caso le spese sono quindi a carico dei Comuni. Censi (che è pure granconsigliere) aveva quindi chiesto al governo grigionese se fosse ipotizzabile istituire un’assicurazione cantonale per le opere pubbliche come acquedotti, impianti di depurazione, sottostrutture, strade e sentieri di montagna. Recentemente l’esecutivo retico aveva risposto che avrebbe almeno valutato questa ipotesi.

‘L’acquedotto regionale tornerà in funzione tra circa due settimane’

Un esempio in quest’ambito è rappresentato dall’acquedotto regionale che serve i comuni di Grono, Roveredo e San Vittore, così come il bacino della galleria San Fedele (Ustra) dal quale possono attingere i pompieri in caso di incendio. Più precisamente l’impianto di captazione alla sorgente in zona Fontanin è stato ricoperto da materiale alluvionale e anche la condotta che porta a valle l’acqua è stata danneggiata, rendendo necessaria la sua sostituzione lungo 50-60 metri. Nel frattempo «la camera di captazione è stata liberata e svuotata», rileva Censi. Inoltre «è stato realizzato un muro in calcestruzzo armato a protezione della camera e i tubi di scarico sono stati prolungati in modo da non potere più essere otturati in caso di franamento». Per quanto riguarda invece il ripristino della condotta, «saranno ancora necessarie circa due settimane di lavoro. Successivamente potremo procedere alla messa in servizio dell’acquedotto, a condizione che le analisi batteriologiche siano a norma e che venga rimesso in funzione il bypass della microcentrale idroelettrica Fontanin-La Possa», pure rimasta ferma. Non da ultimo, «proseguono anche i lavori di ripristino della briglia di attraversamento in zona Oltra, dove i cavi elettrici e della teletrasmissione sono fuori servizio, essendo stati danneggiati». I costi complessivi ammontano a 850mila franchi a carico, appunto, dei Comuni. Ricordiamo che in ogni caso sia l’approvvigionamento elettrico sia quello idrico erano stati garantiti (grazie ad alternative) immediatamente.

Leggi anche: