Così i direttori di Aspi e Pro Juventute sulle immagini inviate dal presidente Mauro Ermani a una segretaria e segnalate dalla ‘Giustizia e diritti’
Non accenna a placarsi la buriana sollevata dall'ennesimo capitolo del caos all'interno del Tribunale penale cantonale, quello relativo alle immagini che ritraggono dei bimbi piccoli inviate dal presidente Mauro Ermani alla segretaria del Tpc presunta vittima di mobbing da parte di una collega. Foto prese da internet, senza alcun contenuto pedopornografico sia chiaro, ma altamente inopportune al punto che la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, venutane in possesso lunedì, le ha prontamente inoltrate all'organo di vigilanza, il Consiglio della magistratura (Cdm).
Non si placa la buriana, proprio per niente. «Sono appena tornato dopo qualche giorno di vacanza e quindi non sono perfettamente a conoscenza di tutti i dettagli, ma posso sicuramente affermare che con i bambini e la loro integrità non si gioca e non si scherza in alcun modo», afferma infatti a ‘laRegione’ Gian Michele Zeolla, direttore dell'Aspi. «La Fondazione della Svizzera italiana per Aiuto sostegno protezione infanzia – continua Zeolla – condanna da sempre qualsiasi strumentalizzazione che vede protagonisti dei bambini, e siamo molto critici: occorre sempre pensare al loro benessere e alla loro sicurezza, ed è sicuramente negativo quanto è successo».
«Primo, mettere queste foto nel web, quindi a disposizione di tutti e pertanto suscettibili di qualsiasi uso, anche improprio, è altamente inopportuno e per l’appunto pericoloso. Questo è un aspetto che i genitori, quando condividono sui social foto fatte in ambito familiare, devono attentamente considerare. Secondo, immagini del genere – detto per inciso qui non vengono raffigurati bimbi che stringono un peluche – prese dalla rete non vanno assolutamente mandate in giro e dunque inviate a terzi. Anche in questo caso è altamente inopportuno, per non dire di peggio», sottolinea a sua volta Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino.
Intanto, in una nota trasmessa ieri alle redazioni, la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ torna sul “lungo incontro” avuto martedì con il Consiglio della magistratura. Oggetto della discussione, il caso Tribunale penale cantonale/Mauro Ermani. La commissione ribadisce di “aver ravvisato la necessità di colmare alcuni vuoti normativi esistenti nell'attuale Legge sull'organizzazione giudiziaria e ha quindi deciso di procedere a redigere e proporre al Gran Consiglio un'iniziativa parlamentare elaborata urgente, al fine di espandere le competenze e gli strumenti a disposizione del Consiglio della magistratura, al fine di garantire una tempestiva tutela dell'interesse pubblico e del prestigio del potere giudiziario”. Senza, tuttavia, “pregiudicare i diritti costituzionali riconosciuti a tutti i soggetti eventualmente coinvolti”. La ‘Giustizia e diritti', confermando quanto anticipato dalla ‘Regione’, “ha proceduto a inviare una lettera al presidente del Tribunale d'appello Giovanni Maria Tattarletti”. Lettera nella quale lo si inviterebbe a convocare il plenum dei giudici per discutere di quanto sta succedendo al Tpc e della sua dirigenza.
Non è tutto. In un comunicato stampa l’avvocato Marco Broggini – legale dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, che hanno segnalato il presunto caso di mobbing e denunciato per diffamazione gli altri tre colleghi del Tpc dopo la loro controsegnalazione al Cdm – si esprime sul commento, apparso ieri sul ‘Corriere del Ticino’, di Fabio Soldati. “Sia come sia, speriamo a breve, le autorità competenti – scrive fra l’altro l’avvocato luganese – emaneranno le decisioni di loro competenza. Quella di mobbing presentata da una segretaria nei confronti della collega, quella inoltrata al Cdm dai tre giudici (il presidente del Tpc Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta, ndr) per asserite insufficienze professionali (il riferimento è a Quadri e Verda Chiocchetti, ndr), quella per le denunce penali presentate dai due giudici (una delle quali già liquidata)”, e qui il riferimento è al non luogo a procedere per il reato di pornografia in relazione alla foto dei due falli giganti di plastica inviata nel 2023 alla segretaria, “e le altre di competenza del Cdm a seguito delle continue segnalazioni per le quali, anche se dovessero risultare infondate, il Cdm deve aprire un fascicolo. Fino a quel momento – sostiene Soldati –, politici e terzi devono smettere di sentenziare dall’alto, fare un passo indietro e attendere le decisioni di chi ha accesso completo ai fatti e li giudica in applicazione delle leggi”. Un’opinione. Nel comunicato Broggini afferma di aver preso atto “con estremo stupore dell’articolo a firma Fabio Soldati. Si tratta di un esercizio di pura disinformazione. Il legale si limita a far presente che le note segnalazioni sono costituite da 30 pagine, di cui 23 vertono sulla situazione all’interno del segretariato del Tribunale penale cantonale. Il rimprovero di “non svolgere il lavoro in modo sufficiente” esiste soltanto nella fantasia dell’editorialista. Per il resto si prende atto delle sue opinioni personali e delle sue libere interpretazioni in merito alle note immagini particolarmente edificanti”. Peraltro nei rendiconti annuali del Tribunale penale cantonale, allestiti dal presidente Ermani, non sono mai state rimproverate “insufficienze professionali” né a Quadri né a Verda Chiocchetti.
Ma nell’articolo di Soldati c’è dell’altro. “Ancora pochi giorni or sono vi sono stati fiumi di commenti a seguito di una lettera anonima (!), che di regola dovrebbe essere immediatamente cestinata in quanto anonima, accompagnata da alcune fotografie di bambini che combinano pasticci, estrapolate dal loro contesto, poi subito spiegate dall’avv. Mattei (Luigi Mattei, legale di Ermani, ndr)”. Un appunto mosso alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, che quelle foto le ha invece segnalate al Consiglio della magistratura e al procuratore straordinario Franco Passini. Pronta la replica del presidente della commissione, il granconsigliere e presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «Mi preme ricordare all'avvocato Soldati che in base all'articolo 55 della Legge sul Gran Consiglio noi come deputati abbiamo l'obbligo di segnalare alle competenti autorità qualsiasi sospetto di reato di cui veniamo a conoscenza nell'esercizio della nostra funzione. Altro che cestinare! E per ora mi fermo qui».