Il consigliere nazionale interroga il Consiglio federale sul deragliamento nel tunnel Alptransit dell'agosto 2023, chiedendo lumi anche in ottica futura
Da qualche giorno tutti i treni sono tornati a sfrecciare nel tunnel di base del San Gottardo, a poco più di un anno di distanza dal deragliamento di un treno merci che ha provocato sia danni diretti per ora stimati in circa 150 milioni di franchi, sia indiretti con tutte le conseguenze sul turismo, sul commercio e – fondamentalmente – rendendo molto più difficoltoso il viaggio tra il Ticino e il resto della Svizzera.
L’esercizio completo della galleria è stato dunque finalmente ripristinato, ma c’è ancora molto da approfondire e affrontare. Lo sottolinea il consigliere nazionale del Plr Simone Gianini, che ieri pomeriggio, col via della sessione autunnale delle Camere federali, ha presentato un’interrogazione al Consiglio federale per – appunto – capirci di più. E non su cose di poco conto.
«In conferenza stampa abbiamo sentito le rassicurazioni delle Ffs su alcune misure che hanno intrapreso – spiega Gianini a ‘laRegione’ –, ma adesso si tratta di ricevere una risposta istituzionale dal Consiglio federale». In particolare, su due aspetti precisi. Il primo, riprende il deputato al Nazionale, «riguarda la possibilità che questo incidente potesse magari essere evitato, considerando che il tipo di ruota responsabile del deragliamento del treno era simile a quelle di due serie già oggetto di rotture in Italia e Belgio tra il 2016 e il 2017. Lo si rileva dal rapporto intermedio del settembre 2023 del Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (Sisi), incaricato delle indagini».
In secondo luogo, Gianini, riprendendo un suo intervento parlamentare fatto nel dicembre 2023, al quale fu risposto che ci si stava lavorando, chiede «quali misure concrete sui diversi elementi come carri, treni o binari e a più livelli, quindi sia interno sia all’estero, sia pubblico sia privato, e quindi anche presso i detentori del materiale rotabile, sono state intraprese o lo saranno per scongiurare il ripetersi di un evento simile».
Insomma, dopo le lodi alle Ffs (e alle maestranze) per il lavoro di ripristino, «che condivido appieno», Gianini ha ora intenzione di andare oltre le parole della conferenza stampa tenutasi la scorsa settimana in occasione della riapertura al normale esercizio: «Le Ffs, pur rassicurando, non hanno spiegato in modo esteso e, soprattutto, senza un impegno diretto del Consiglio federale, come si intendano evitare in futuro simili incidenti».
Per questo, il consigliere nazionale chiede al governo “in base all’analisi dei rischi abbinati all’esercizio di una galleria come quella del Gottardo, quali sono le possibilità che possa ancora succedere un evento del genere?”, “quali provvedimenti sono stati presi per le ruote in questione?” e, “visto che si tratta di elementi che il Sisi ha indicato essere simili a quelle già oggetto di svariate rotture e fessurazioni in passato, per le quali era stata avviata una procedura dall’agenzia europea per le ferrovie, si sarebbe potuto evitare l’incidente?”. E ancora: “Perché quella procedura d’allerta non era stata estesa anche a quella serie? Quali altri tipi di ruote con caratteristiche simili sono oggi in uso sulla rete svizzera? Cosa si intende fare per evitare che un problema che lo stesso Sisi considera ‘sistemico’ si concretizzi in altri casi?”.
Il tutto, conclude Gianini, «con lo scopo di scongiurare il ripetersi di simili eventi che, per quanto rari, non è impossibile che accadano ancora ed è quindi una questione da affrontare a fondo e senza zone d’ombra».