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‘Salviamo Casa Azul’ veleggia oltre le 1'000 firme

Gordola, si ripropone il tema della destinazione dell'edificio: centro culturale e sede di Verzasca Foto, o tabula rasa e spazio a progetto residenziale

10 settembre 2024
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«Motivi storici, urbanistici, culturali, ma anche di opportunità», secondo l’ex sindaco di Gordola, Armando Züllig, concorrono a tenere in vita Casa Azul come testimonianza del passato e come spazio di espressione artistica in quanto sede del Verzasca Foto. Züllig, per decenni alla guida del Comune, lo sottolinea come membro del comitato promotore della petizione “Salviamo Casa Azul”, che sullo slancio ha già raggiunto e superato le 1’000 sottoscrizioni. Come già successo nella primavera del ’23, le preoccupazioni per il futuro dell’edificio ruotano attorno a un progetto residenziale che i proprietari del terreno – legittimamente, dal loro punto di vista – intendono portare avanti. Lo stesso era capitato un anno fa, poi però alla domanda di costruzione erano giunte alcune opposizioni, di cui una della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), che di fatto avevano momentaneamente bloccato le ruspe, e con esse le immediate velleità edilizie. Ora ci risiamo, ma non meno veementi sono le reazioni, “capitalizzate” da un comitato promotore di peso, formato, con Züllig, da Matilde Beretta, Mattia Bisi, Tiziana Bisi, Alfio Bordoli, Luca Borradori, Linda Cima Vairora, Licia Joppini, Alan Matasci, Antonio Pisoni, Raffaele Scolari, Bruno Soldati, Lorenzo Sonognini e Alfio Tommasini.

Obiettivo della raccolta di firme, nota Armando Züllig, «è innanzitutto che il Municipio di Gordola la recepisca nel modo giusto e rifletta sull’opportunità di porre un blocco edilizio fintanto che il Piano regolatore non decreti un vincolo di protezione. Tutti sanno che i tempi tecnici per arrivarci sono molto lunghi, ed è proprio per questo che serve un segnale politico preciso che vada però ben oltre la politica e i suoi schieramenti. Purtroppo, quando manca la cultura succede che i “colori” partitici risultino decisivi ai fini del successo o dell’insuccesso di un’iniziativa. Quella di cui stiamo parlando è legata a un oggetto meritevole di protezione per molti motivi, e il fronte di sostegno è ampio e rappresentativo di correnti diverse della società civile».

Storie di emigrazione

L’ex sindaco, che è architetto, ammette che «il valore dell’edificio non si misura tanto dal profilo architettonico, anche se da questo punto di vista abbiamo un oggetto che riflette una certa architettura americana di fine Ottocento. Quel che più conta è la storia che c’è dietro». Una storia di emigrazione di ritorno, come aveva fatto notare, opponendosi al precedente progetto residenziale, la Stan. La casa era infatti stata fatta costruire tra fine Ottocento e inizio Novecento da Luigi Firanza, che aveva fatto fortuna in Sudafrica nella corsa all’oro e intendeva realizzare a Gordola un pensionato con ristorazione. Poi la proprietà era passata a un Geraldino Borradori, anche lui emigrato, ma in America, dove nello stesso periodo il Firanza era andato a risiedere dopo il suo secondo espatrio. A seguito della morte del Borradori, la casa era diventata residenza e ufficio del geometra catastale del paese, fino agli anni 90 del secolo scorso, rimanendo in seguito “fedele e unica testimonianza storica di questi straordinari influssi culturali avvenuti con le emigrazioni”, come aveva fatto notare la Stan.

‘Dà alla zona un carattere storico’

Ma c’è anche dell’altro. Come rileva Züllig, «Casa Azul è in una posizione urbanisticamente interessante perché marca un angolo di territorio che conduce direttamente al sagrato della chiesa parrocchiale. Questo, pur non avendo particolare pregio architettonico, ma dando comunque alla zona (l’intersezione fra via San Gottardo e via Sant’Antonio, ndr) un carattere storico decisamente più interessante di quanto non potrebbe fare una moderna palazzina. Inoltre – in pochi se ne sono accorti – via Sant’Antonio è in continuità spaziale con via Centro Sportivo, con la quale si allinea. Il che le conferisce appunto un preciso senso urbanistico. Tutto questo per dire che l’obiettivo del nostro comitato è fare l’interesse del comune, non di un partito. La nostra azione si basa invece proprio su motivi culturali in senso lato. Credo infine che vadano rilevati l’impegno e la passione messi in campo da Alfio Tommasini e dagli altri ragazzi del Verzasca Foto. Visto lo stato di abbandono dell’edificio, era difficilmente immaginabile una destinazione culturale. Eppure, rimboccandosi le maniche loro ci sono riusciti, operando non solo a favore di una valorizzazione degli spazi, ma prima ancora a tutela della casa».

Raffaele Scolari rileva dal canto suo un elemento essenziale, che è quello pianificatorio: «Il Pr è in fase di revisione e il Comune ha la possibilità di decretare un blocco edilizio, oppure di definire una Zona di pianificazione (sullo stile di quanto successo a Locarno a seguito dell’iniziativa “Salva Monte Brè”, ndr). Insomma, i margini per un intervento pubblico ci sono ed è in questo senso che spinge il comitato promotore della raccolta firme. Un comitato, tengo a sottolinearlo, che abbiamo voluto il più rappresentativo e orizzontale possibile, senza una connotazione politica».

“È importante che venga fatto tutto il possibile per impedire che l’edificio venga abbattuto per fare posto a uno o più edifici che, oltre a cancellare una memoria importante, stravolgerebbero la configurazione di un luogo di particolare pregio – si legge nel testo della petizione ‘Salviamo Casa Azul’ –. Le attività proposte in questi anni dall’Associazione Verzasca Foto dimostrano che Casa Azul può rivivere. Per questi motivi i firmatari della presente petizione chiedono al Municipio di Gordola di intraprendere tutti i passi necessari affinché essa venga conservata e possa diventare un luogo di aggregazione culturale”.