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Pratiche agro-pastorali, ‘la minaccia del lupo scoraggia’

Il Patriziato chiede un intervento immediato del Cantone. Il patrimonio naturale e culturale rischia di andare perso per la presenza del predatore

(Foto Athos Berta)
10 settembre 2024
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“Riteniamo riprovevole che le autorità continuino a ignorare una situazione che mette a rischio il nostro patrimonio naturale e culturale. È ora di agire con decisione per proteggere il territorio e garantire la sicurezza della comunità. Stiamo vivendo un’emergenza che richiede un intervento immediato. Non possiamo più accettare che l’indifferenza delle autorità continui a mettere in pericolo il futuro del nostro patrimonio”. Stavolta, le critiche, accese, al Cantone non arrivano dall’Alta Vallemaggia bensì da un paese rivierasco qual è Brissago. Comune che dispone di un vasto territorio montano e che già è confrontato, da anni, col problema dei danni arrecati alle colture e alle proprietà dalle scorribande dei cinghiali. A denunciare “l’immobilismo” del Consiglio di Stato ci pensa il locale Patriziato, che auspica interventi urgenti prima che la situazione scappi di mano.

Timori anche tra gli escursionisti

Lo ha fatto nelle scorse settimane inviando una lettera formale al Governo nella quale esprime “profondo dissenso e preoccupazione riguardo alla mancata gestione della presenza del lupo sul territorio di Brissago”. Questo appello, si legge nella lettera,“segue l’ennesimo ritrovamento di carcasse animali predate dal lupo in aree altamente antropizzate nei monti circostanti Brissago, un evento che suscita allarme tra la popolazione locale”. E non si è trattato, è bene sottolinearlo, di un caso sporadico “Negli ultimi mesi, abbiamo registrato un crescente numero di attacchi da parte dei lupi, ciò che ha sollevato preoccupazioni non solo per la sicurezza pubblica, bensì anche per la gestione e la conservazione del nostro territorio. La situazione sta degenerando! Numerose segnalazioni da parte dei cittadini riferiscono di sentirsi sempre più insicuri nell’usufruire dei monti, storicamente luoghi di lavoro, svago e cultura per la nostra comunità”.

Ulteriori pennellate nere al quadro vanno ad aggiungersi se si pensa che “il problema non riguarda solo la sicurezza, bensì anche la sostenibilità delle pratiche agro-pastorali che da secoli caratterizzano il territorio di tutto il cantone. La presenza del lupo sta scoraggiando i giovani dall’intraprendere l’attività agro-pastorale, rendendo sempre più difficile mantenere vive attività che da secoli contribuiscono a generare ricchezza e benessere per il territorio. Questo fenomeno, insieme all’abbandono delle pratiche pastorali già diffuso, rischia di compromettere la conservazione di tutte le bellezze territoriali di cui ci pregiamo, riconosciute anche a livello nazionale per il loro elevato valore ecologico e paesaggistico”. L’ente brissaghese è infatti intenzionato a recuperare, a fini agricoli e paesaggistici, l’alpe di Naccio (lungo il crinale che delimita la sponda nord-occidentale del Lago Maggiore con le Centovalli) e la superficie di pascolo dell’area del Pizzo Leone, con i suoi prati secchi. “Nel nostro caso – osserva il Patriziato – uno studio recente ha evidenziato l’importanza di una gestione attiva della pastorizia per la conservazione di questi ecosistemi unici. Il progetto proposto include interventi mirati al recupero e alla valorizzazione dei prati secchi del Pizzo Leone, tra cui l’introduzione di razze di bestiame adatte come lo zebù nano, la gestione sostenibile delle risorse idriche e il ripristino di strutture agricole abbandonate”. Ebbene “senza un controllo efficace della popolazione di lupi, i progetti previsti non potranno mai essere realizzati. Questo non rappresenterebbe solo una perdita ecologica, ma anche culturale e storica per la nostra comunità”. Preservare la montagna significa tutelare l’ambiente e mantenere in vita un’economia, una società e una cultura rurale millenaria.

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