laR+ IL COMMENTO

In Francia onda nera e argini repubblicani

Macron perde la scommessa delle elezioni anticipate. La sua ‘clarification’ si tramuta nella cartina di tornasole di un mutamento carsico della società

In sintesi:
  • Gli eredi di De Gaulle non temono oggi di essere considerati discendenti di Pétain
  • Le classi popolari e i settori più deboli della società, le campagne e le aree periurbane, i dimenticati della globalizzazione non si sentono più rappresentati dall’élite politica
Il presidnete del Rassemblement National Jordan Bardella
(Keystone)
2 luglio 2024
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Fallisce l’azzardo del presidente di rilanciare le forze di governo sciogliendo il parlamento dopo lo smacco alle europee. La ‘Macronie’ viene travolta dall’ex Fronte Nazionale che per la prima volta nella storia del Paese è in testa in un primo turno delle legislative. Tra sottile perfidia e ostentato allarme, ‘Le Monde’ pubblica una cartina dove le circoscrizioni che vedono in testa candidati del Rassemblement National (Rn) appaiono di color bruno. Se si escludono alcune aree nel centro e nell’Ovest del Paese, oltre a Parigi tradizionalmente ostile all’estrema destra, la Francia sembra aver adottato la tinta storicamente associata all’infamia.

Ma è proprio quel richiamo alle pagine più buie del passato, il ricorso sistematico alla paura, a non aver convinto i francesi: gli eredi di De Gaulle non temono oggi di essere considerati discendenti di Pétain. L’onda nera è anche un’onda lunga, nata nel 2016 in America con il trumpismo che ha infranto molti argini repubblicani, iniziando dalle coste italiane. La ‘clarification’ decisa in solitaria dal presidente, si tramuta nella cartina di tornasole di un mutamento carsico della società.

Macron voleva ridare la parola ai francesi, e la loro risposta è abbastanza chiara. In meno di sette anni, il sostegno all’estrema destra s’impenna (300%): razzismo e xenofobia, pur essendo molto presenti nell’elettorato lepenista, non bastano a spiegare l’adesione a un sovranismo patriottardo che sa rimestare con vigore nel calderone dove ribollono collera e frustrazione. Le classi popolari e i settori più deboli della società, le campagne e le aree periurbane, i dimenticati della globalizzazione non si sentono più rappresentati dall’élite politica. Indifferenti al fatto che forse nessuno meglio di Marine Le Pen (ricchissima ‘figlia d’arte’, candidata per tre volte alla presidenza) incarna l’establishment. Ma l’elettore-consumatore sembra ormai deciso a provare un nuovo prodotto, portando per la prima volta il giovane inamidato Jordan Bardella a Matignon e in seguito la navigata Marine Le Pen all’Eliseo. In altre parole chi il potere non ha mai potuto esercitarlo.

La sinistra del Nuovo Fronte Popolare (Nfp) ottiene un successo relativo, supera le forze centriste, ma è in testa in sole 128 circoscrizioni contro le 191 di due anni fa. Indebolita da lacerazioni interne e da una visione della società che a volte sembra incorniciarsi in una vecchia tela di Pelizza da Volpedo, dovrà ora ingoiare l’amaro boccone desistendo da molti ballottaggi a favore del candidato centrista. La parola d’ordine è chiara: non un solo voto ai ‘fachos’ (fascisti).

Più balbettato l’ordine di scuderia governativo: anche qui si vuole fare ‘barrage’ all’estrema destra e anche qui si dovrà ingoiare il rospo: ritirarsi a favore del Nfp, seppur con qualche eccezione. Chi del centro e della sinistra arriverà terzo nelle triangolari dovrà dunque togliersi di mezzo, favorendo il candidato meglio piazzato del fronte anti-Rn, la cui solidità potrà essere verificata già stasera con la chiusura delle iscrizioni al ballottaggio.

Molta incertezza dunque e il timore di un caos futuro contrassegnano questa fase estremamente delicata, in vista di un secondo turno che nella migliore delle ipotesi per il presidente (e per l’Europa) non darà una maggioranza assoluta all’estrema destra, aprendo le porte a una complessa coabitazione tra forze repubblicane finora divise su tutto o quasi.