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Un’Europa in mutande

La campagna elettorale nei 27 Stati membri dell’Ue ha tirato fuori il peggio. Vinceranno gli immobilisti o gli incendiari?

In sintesi:
  • Vannacci contro Salis. Ma L’Italia non sa esprimere davvero nulla di meglio?
  • Macron di lotta e di governo. Fico che finge benevolenza per attaccare gli avversari. Tutto pur di restare a galla
  • Beppe Grillo – il comico, non il politico – fece un’ardita e colorata metafora sulle mutande, che oggi acquista un suo senso
Il futuro dell’Europa e, sotto, le fiamme
(Keystone)
8 giugno 2024
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Immaginiamo un palazzo con 27 appartamenti e un sistema centralizzato che tutto sommato funziona – dando a ogni inquilino ben più di quel che gli toglie –, ma mostra segni di cedimento. Tutte cose risolvibili, ponendoci mano, se solo ci si mettesse d’accordo. Ma tra quei 27 l’accordo sembra impossibile, anche perché non c’è coesione nemmeno tra i coinquilini degli stessi appartamenti. Le soluzioni più gettonate sono due: lasciare tutto com’è, ignorando i problemi, oppure distruggere il palazzo, ingigantendoli e spazzando via anche quel che c’è di buono. La terza via, quella più sensata – e cioè sistemare ciò che non funziona tenendo in piedi tutto il resto – non pare contemplata.

Questa è la situazione in un’Unione europea arrivata al weekend delle elezioni con il fiato corto. Da un lato gli immobilisti, gli attuali sovrani, rappresentati plasticamente dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen; dall’altro gli incendiari, i sovranisti, e qui la lista di chi sgomita per un posto in prima fila è lunga, dall’ungherese Orbán agli spagnoli di Vox, passando per Le Pen e il suo delfino Bardella.


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Ursula von der Leyen

Qualche voce più ragionevole – nient'altro che europeisti convinti, insoddisfatti, eppure senza i candelotti di dinamite nelle tasche – ci sarebbe anche, ma resta sullo sfondo, inascoltata, perché a farsi notare è sempre chi urla o chi parla col megafono del potere. Emmanuel Macron, la cui popolarità è in calo dopo i flop politica interna (in primis il caso pensioni) ha deciso di fare entrambe le cose, ponendosi come uomo sia di lotta (alzando i toni con la Russia) che di governo (come garante della pax interna all’Ue).

In Italia è perfino peggio, se possibile, dove tutto è stato ridotto a Vannacci contro Salis: il generale che parla come uno rimasto intrappolato negli anni ’70 (a seconda dell’argomento non si capisce di quale secolo) e la maestra incarcerata in Ungheria per un presunto pestaggio a neonazisti. A sinistra ne fanno una santa laica, come se denunce e intemperanze del passato fossero solo peccatucci privati come finirsi un barattolo di Nutella a mezzanotte. Possibile che non ci sia niente di meglio di Vannacci e Salis per farsi rappresentare? Non c’è un conservatore che non parli come Pappalardo in “Classe di Ferro” o un’insegnante, sì, barricadera, ma che smonta i fascisti solo con la dialettica?


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Il generale Roberto Vannacci

La verità è che l’Europa interessa davvero solo a chi la governa già e il resto è tutto un teatrino a uso e consumo dell’elettorato nazionale, che è quello che conta davvero per questi politici improvvisati, il cui unico scopo è restare a galla. Non l’ha imparato nemmeno il premier slovacco Robert Fico, appena ripresosi nientemeno che da un attentato, figuriamoci gli altri. “Perdono il mio attentatore. È stato solo un messaggero dell'odio politico dell'opposizione fallita e frustrata”, ha detto Fico, che strumentalizza un fatto grave fingendo benevolenza con uno per erigere barricate con tanti, seminare zizzania, sporcare – per proprio tornaconto – ancor più il dibattito. E nessuno mai che lo pulisca, si fa solo finta.

Beppe Grillo, che prima di entrare in politica diceva un sacco di cose giuste, durante un suo spettacolo fece un esempio: “È come se tu tieni le mutande sei mesi, poi le levi, gli dai una mano di bianco e dici ‘Guarda com’è bianca’! È bianca, certo, ma mica è pulita”. Sembra che i cittadini dell’Ue, a giochi fatti, debbano rassegnarsi tra un futuro disegnato da chi imbratta oppure da chi imbianca senza pulire davvero.


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Il premier slovacco Robert Fico