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Allarme scuola: ‘Un’insufficienza non cade dal cielo’

In una società in continua evoluzione, il corpo docente si trova ad affrontare nuove sfide, legate a un clima di aggressività e conflittualità

Su un banco
(Depositphotos)
6 giugno 2024
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«È innegabile… c’è qualcosa che non funziona oggi nella scuola. Difficile, e per certi versi ingiusto, non collegarlo al cambiamento profondo avvenuto nella società, ma è sicuro che dobbiamo, per forza di cose, mettere in campo un’autoanalisi non solo dei giovani, ma anche delle famiglie e di noi stessi insegnanti». I giorni seguenti a quella che può essere definita una vera e propria aggressione – seppur non in termini fisici, ai danni di una professoressa della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona –, sono fitti di riflessioni, interrogativi e richieste di soluzioni. Paola (utilizzeremo qui nomi di fantasia per non esporre ulteriormente la categoria dei docenti) ci parla, come lei stessa definisce la nostra conversazione, “a cuore aperto”.

Fra i colleghi che abbiamo contattato per avere una lettura del clima percepito negli ultimi anni da chi siede alla cattedra, soprattutto della scuola media e delle superiori, c’è Zeno. Per lui, carriera iniziata solo cinque anni fa nel Luganese, la situazione pare sotto controllo: «Fortunatamente non ho mai avvertito alcuna tensione e mai sono dovuto arrivare a un aperto contrasto con un allievo o un genitore. Forse anche perché sono stato molto chiaro fin dall’inizio nelle valutazioni, non ho mai aspettato la consegna delle pagelle per comunicare una situazione che poteva essere percepita come ‘sgradita’ da un ragazzo. È un percorso, dunque, che non deve mancare sull’arco di tutto un intero anno scolastico attraverso comunicazioni costanti, vi sono per questo per esempio quelle di metà semestre. Insomma, un’insufficienza non cade dal cielo e quando c’è qualcosa che non va a livello di rendimento è necessario rendere consapevole il giovane studente e avvisare in anticipo le famiglie».

Dentro il vaso di Pandora

Le famiglie, appunto. «Ha intenzione di aprire il classico vaso di Pandora? – risponde alla nostra telefonata Giorgio, 20 anni di insegnamento alle spalle –. In effetti è sempre più difficile assegnare note negative. Dobbiamo preventivare ormai, di norma, la reazione dei genitori con le relative minacce di far capo ad avvocati. Per molti il figlio ha ragione punto e basta. Sempre più spesso il voto negativo viene interpretato come una colpa o una mancanza del docente». Lavorare non è dunque semplice: «Dobbiamo seguire, a favore degli alunni, percorsi sempre più personalizzati. Siamo con le mani legate... anche quando un 3 è più che giustificato! E, purtroppo, devo annotare che la controparte politica non ci aiuta in quanto è sempre più aperta verso le famiglie, raccogliendo direttamente lamentele e favorendo così il malandazzo di bypassarci e di raggiungere direttamente la Sezione cantonale dell’insegnamento. L’impressione è quella di essere poco sostenuti».

Oggi pare che anche un 5 non debba ‘macchiare’ le valutazioni: «Lo si percepisce molte volte come un fallimento familiare così che un onorato 4,5 diventa una nota obbligatoriamente da giustificare, per non parlare del voto in condotta, dove la richiesta dei genitori è solamente il 6. Credo, purtroppo, che sia tutto diventato alquanto sbilanciato e senza regole. La società fa fatica ad accettare allievi deboli o quantomeno insegnanti che ne evidenziano i limiti o le mancanze, lo scarso impegno o il mancato studio. È diventato difficile bocciare e dare insufficienze anche quando sarebbero più che legittime. Ci chiedono di evitar loro gli ostacoli, senza rendersi conto che poi al liceo o alle superiori se li ritroveranno con interessi. Noi siamo chiamati a cullarli, poi saranno giustamente bocciati».

Dalle gomme bucate alle scritte sui muri

Così che il passo verso l’insofferenza è breve: «Non posso dire di essermi mai confrontato con episodi sfociati nella violenza. Forse sono più i giovani docenti a non riuscire ad avere gli strumenti necessari per affrontare situazioni critiche. Pensiamo anche solo alla violenza che sempre più spesso deflagra all’interno dei rapporti fra gli stessi ragazzi. Certo, abbiamo avuto anche nella nostra scuola episodi di gomme bucate di auto di docenti od offensive scritte sui muri, ma tutto, si spera, si è fermato lì...».

Come giustificare ad ogni modo questa crescente aggressività? «Alle Medie, avendo a che fare ancora con adolescenti l’aspetto fisico continua ad avere un certo peso, diverso è il discorso alle superiori quando si ha a che fare con certi marcantoni... Così come l’aspetto uomo-donna e la diversa prestanza fisica certamente non possono che fare la differenza. Con una docente l’allievo si permette, probabilmente, qualche libertà ed eccesso in più».

Quella ‘frittata’... che non va girata

Certo è che nulla, nel contesto scolastico, dovrebbe essere preso sottogamba, fosse solo per evitare l’effetto emulazione: «Il giorno dopo il fatto ho parlato con la mia classe, non vorrei che la ‘frittata’ venisse girata e da vittima un insegnante si ritrovasse carnefice. Se anche in una Commercio non possiamo più dare un 3 cosa dobbiamo fare? Togliamo del tutto le note? Ma là fuori la società continua e continuerà a pretenderle. Non credo molto a strade parallele come i fantasiosi small, medium e large per riassumere un giudizio, ma le numerose e-mail e richieste letteralmente fuori di testa che ricevo puntualmente mi portano a credere che forse qualcosa di diverso bisognerà pensarlo... Resta la frustrazione, purtroppo, nella scuola di oggi di un brutto ambiente di lavoro, della poca fiducia nel giudizio dei docenti e della troppa pressione esterna. Se dovessi dare un voto non potrebbe essere che ‘inclassificabile’».

L'analisi del Decs

‘Supporto ai docenti essenziale’

Raccolte le testimonianze di alcuni insegnanti, abbiamo girato al direttore della Divisione della scuola, Emanuele Berger, una domanda che, in più punti, riassume quanto emerso.


Ti-Press
Il responsabile della Divisione

In un clima sempre più contraddistinto da critiche (spesso gratuite) e aggressività (dagli allievi e dai genitori), il corpo insegnante pare sempre più sotto pressione. Avvertite questo disagio? Avete riscontri da parte degli insegnanti di questa scomoda situazione che li porta a non poter/dover più esporsi con i ragazzi e con le famiglie, anche solo nei termini di un’insufficienza? Valutate che la situazione sia peggiorata nel tempo?

Le insegnanti e gli insegnanti sono professionisti che investono quotidianamente nella formazione e nella crescita dei loro allievi. La loro passione e il loro impegno sono fondamentali per garantire alle giovani e ai giovani il diritto all’istruzione e per accompagnarli nel loro percorso di apprendimento. Riconoscere e valorizzare il loro lavoro, fornendo il giusto sostegno e le risorse necessarie, è fondamentale per il benessere della scuola e per la qualità dell’istruzione e permette di valorizzare le loro competenze e di favorire il loro sviluppo professionale.

Tuttavia, in un contesto sociale in continua evoluzione, il corpo docente si trova costantemente ad affrontare nuove sfide, legate a un clima che sembra sempre più essere segnato da manifestazioni di aggressività e conflittualità, dentro e soprattutto fuori dalla scuola. Le docenti e i docenti si trovano spesso a gestire situazioni di grave disagio che possono portare all’assenteismo o a comportamenti devianti degli studenti, anche al di fuori dell’ambiente scolastico, ma possono pure influenzare i rapporti scuola-famiglia.

In questo periodo di fine anno scolastico le valutazioni assumono un ruolo centrale, rappresentando un momento di riflessione approfondita per docenti e consigli di classe, ma anche una fonte di grande pressione per le allieve e gli allievi, sempre più influenzati dal peso che la società attribuisce alle note scolastiche e alla performance, e in difficoltà nella gestione dell’emotività legata a questi elementi. Con l’aumentare dell’età dei figli anche le aspettative dei genitori si intensificano, traducendosi in pressioni verso i docenti e verso l’istituzione scolastica. Queste ultime si manifestano attraverso diverse modalità che possono andare dalla messa in discussione del metro di valutazione utilizzato dalla scuola, contestando voti o giudizi percepiti come ingiusti fino all’assunzione, in casi più rari, di atteggiamenti aggressivi nei confronti dei docenti.

Di fronte a queste forme di pressione, è fondamentale che le docenti e i docenti non si sentano soli. Il supporto delle colleghe, dei colleghi e delle direzioni scolastiche, oltre che degli altri servizi del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs), e non solo, è essenziale per affrontare le situazioni efficacemente, tutelando il corpo docente e mantenendo un clima di dialogo costruttivo con le famiglie.

Negli istituti scolastici sono presenti figure professionali, come le docenti e i docenti di sostegno nelle scuole comunali e nelle scuole medie, oppure le docenti e i docenti mediatori nelle scuole medio superiori o professionali, che accolgono le varie difficoltà e cercano di accompagnare le e i docenti nel loro lavoro, così come fanno le direzioni. Il loro supporto è fondamentale per affrontare le sfide quotidiane e per creare un ambiente scolastico inclusivo e accogliente.

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