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Faido cerca capitali esterni per Carì: ‘Pubblici e privati’

La stazione invernale necessita di completare l’innevamento artificiale. Per Gendotti investimento urgente. Appello del sindaco in vista della nuova Sa

Gabriele Gendotti e Corrado Nastasi
(Ti-Press)
17 maggio 2024
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«La stazione invernale di Carì avrà un futuro sicuro e migliore se avremo la garanzia che potenziando l’innevamento programmato nella parte bassa delle piste, queste saranno percorribili nonostante l’innalzamento delle temperature; e se oltre al Comune di Faido vi investiranno sia altri enti pubblici, sia eventualmente dei privati. Perché noi da soli non ce la faremmo». Eccola qui la ricetta. Il sindaco Corrado Nastasi si dice convinto che il coinvolgimento esterno sia la strada da percorrere, «preceduta da una valutazione a 360 gradi nell’ottica di assicurare un investimento sostenibile e senza il quale la stazione rischia di morire, con conseguenze negative per tutta la filiera. D’altronde si potrebbe anche decidere di non investire, eliminando così le piste più basse che soffrono maggiormente lo scarso innevamento. Ma mi chiedo se così facendo riusciremmo a raggiungere l’obiettivo, ossia mantenere sul mercato un’offerta turistica competitiva e complementare a quella di Airolo. Carì che è patrimonio del Ticino intero e non solo della Leventina, di Faido o dei proprietari delle 500 residenze secondarie».

Come Airolo e Acquarossa

Quello che appare a tutti gli effetti un appello verso l’esterno è identico a quelli lanciati in alta Leventina e nella media Val di Blenio. Rispettivamente dalla società Valbianca che per conto dei Comuni di Airolo e Quinto gestisce la principale stazione invernale del Ticino (a Pesciüm i milioni necessari sono 15-20 entro il 2030) e dal Comune di Acquarossa per la stazione del Nara che di milioni ne richiederà sul lungo termine ben 32. Appello che a Faido maturerà nei prossimi mesi quando le due attuali società che si occupano del comprensorio di Carì, attivo anche in estate, saranno riunite sotto un unico cappello. Un passo inderogabile per approntare appunto una nuova strategia volta a mantenere alta l’attrattiva e a rimanere adeguatamente sul mercato. Spariranno dunque la Nuova Carì impianti turistici Sa (per la parte proprietà) e la Nuova Carì società di gestione Sagl (per la parte di gestione), che in autunno confluiranno in una nuova Società anonima.

In rosso di 435mila franchi

Attualmente i due rispettivi capitali appartengono al Comune di Faido. In futuro altri attori potrebbero rimpolparlo? Questo l’auspicio del sindaco, condiviso dal Municipio. Comune cui compete la copertura del disavanzo, come per Acquarossa col Nara e per Airolo e Quinto con Pesciüm. Disavanzo di Carì che per la stagione 2022/23, l’ultima contabilizzata nel consuntivo comunale 2023 fresco di stampa, ammonta a 435mila franchi, come si legge nel messaggio municipale che indica invece per il Comune un ennesimo avanzo, questa volta di 29mila franchi. «Quasi mezzo milione corrisponde al 10% del gettito fiscale», avverte Nastasi: «Una porzione importante per le nostre casse, se consideriamo che dobbiamo anche garantire la qualità dei molti servizi offerti alla collettività».


Ti-Press
Tre cannoni utilizzati a Carì

‘Investimento contenuto e sostenibile’

L’inverno 2022/23 «è stato il più nero da quando sono presidente della gerenza», sottolinea dal canto suo Gabriele Gendotti: «Meglio è andata invece nell’ultimo inverno, che ha permesso peraltro di assicurare la riserva d’acqua per la neve artificiale. Ma indipendentemente dal fatto che sul finire della stagione abbia nevicato parecchio, guardando avanti bisogna assolutamente potenziare l’innevamento programmato nella parte bassa del comprensorio. Gran parte del successo di Carì dipende da questa opera che richiede una cifra tutto sommato contenuta e sostenibile, pari a circa 800mila franchi. Senza di essa il rischio aziendale è eccessivo». Un discorso noto e che si trascina ormai copia-incolla da diversi anni, nei vari messaggi municipali su preventivi e consuntivi. «Purtroppo – annota Gendotti –, da quando mi occupo della gerenza il Comune, sebbene abbia coperto i vari disavanzi, non ha mai investito un franco, ben cosciente che quando c’è poca neve siamo costretti a fare un lavoro immane e molto oneroso, con i battipista, per assicurare la percorribilità della parte bassa. Questo fa esplodere i costi di gestione, e anche il materiale ne risente. Invece con 800mila franchi si avrebbe un innevamento artificiale performante in grado di far fronte ai problemi generati dal cambiamento climatico. Ora che dopo 12 anni mi accingo a lasciare la funzione, insisto su questo punto. Confido che la politica approfondisca e recepisca chiaramente l’entità e l’urgenza del problema, a fronte delle indubbie ricadute economiche positive che Carì genera sul territorio».

Il peso del cambiamento climatico

Ricadute che Nastasi invita a non mitizzare, idem per l’innevamento programmato: «Sarebbe un errore limitare le valutazioni a questi due fattori. Le ricadute sono indubbie, ma mi chiedo se siano così evidenti come si dice. Ma se lo sono, e me lo auguro, ecco allora che si giustifica maggiormente un sostegno a Carì esterno e complementare a quello comunale». Quanto poi al cambiamento climatico, «c’è da chiedersi se a certe quote abbia senso un innevamento programmato, vista la tendenza al rialzo della temperatura e alla siccità (ultimi mesi a parte) che limita l’approvvigionamento idrico necessario per i cannoni. Cose già viste a Carì negli ultimi anni. Sono domande che ritengo doveroso porci, proprio ora che ci accingiamo a voltar pagina a livello societario e a costituire un nuovo azionariato. Anche perché la nostra forza finanziaria non ci permette di fare investimenti non a reddito». Infatti le cifre nude e crude sono impietose. Cosa si cela dietro un avanzo d’esercizio di 29mila franchi è presto detto: in base alle tabelle valide per tutti i Comuni ticinesi, per Faido risultano debole l’indebitamento, debole il grado di autofinanziamento, eccessivo il debito pubblico netto, elevata la quota degli investimenti, però nella media il capitale proprio e la capacità di autofinanziamento (quest’ultima a un passo dal diventare debole).

Inverno magro: un terzo di primi passaggi

Tornando a Carì, il consuntivo comunale descrive un quadro come detto nero per la stagione 2022/23. Il testo è stato redatto dallo stesso Gendotti e integrato nel messaggio municipale: “Una situazione di continua incertezza che, anche per la pressione di residenti e utenti in possesso di un abbonamento stagionale, ha costretto e consigliato di tenere comunque aperte le piste in condizioni al limite. Dal profilo aziendale questa è la situazione peggiore poiché comporta un aumento dei costi e una contrazione delle entrate. Basti pensare che si sono registrati 11’573 primi passaggi, mentre nella stagione 2019/20 erano stati 35’375”. La società di gestione ha dato lavoro a una quarantina di persone, quasi tutte domiciliate a Faido o in Leventina, con una massa salariale di 582mila franchi. Come sempre una parte importante degli acquisti viene fatta nei diversi commerci del comune”. Meglio è andato nell’ultimo inverno, che però figurerà nei bilanci 2024, con 26’667 primi passaggi. “Ancora una volta – e si torna al punto focale della questione – la stagione è stata salvata anzitutto grazie all’esistente ridotto impianto d’innevamento programmato”.

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