Ocst, Vpod e Federazione dei funzionari chiedono trasparenza e che si faccia luce. Galusero: ‘Più si allungano i tempi, più aumentano sospetti e dubbi’
Prudenza. Attesa. Per ora le associazioni del personale della polizia non si sbilanciano sull’incidente del direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi sull’autostrada A2 in zona Stalvedro poco dopo la mezzanotte del 14 novembre scorso, e sull’apertura di un procedimento penale a carico di uno degli agenti che è intervenuto in seguito. Il giorno dopo la decisione di Gobbi di autosospendersi dalla guida politica della Polizia, insomma, tira bonaccia. Ma è sotto la cenere che covano sempre le fiamme.
Con ordine. Interpellato da ‘laRegione’, il presidente di Ocst - Funzionari di polizia Alessandro Polo è il primo a predicare cautela, rilevando come «premesso che è attualmente in atto un’inchiesta della magistratura ed è quindi prematuro esprimersi, resta il fatto che come sindacato ci rendiamo conto della complessità della situazione e dei possibili risvolti in cui l’agente in questione si è trovato a dover operare. In questo senso vigileremo affinché questi aspetti siano tenuti in debita considerazione».
A ruota. «Personalmente sono attendista – dice Ivan Cimbri, presidente della sezione ticinese della Federazione svizzera dei funzionari di polizia (Fsfp) –. Aspetto come tutti le conclusioni dell’inchiesta penale. Ho la massima fiducia nella magistratura e nel fatto che la polizia fornirà l’assistenza necessaria e in modo trasparente. Sono certo che il Ministero pubblico farà totale chiarezza. L’auspicio è che lo faccia in tempi ragionevolmente brevi. Questo per ristabilire al più presto la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e affinché si attenui la pressione sulle persone interessate, direttamente o indirettamente, da questa vicenda, e di riflesso sull’intero corpo di polizia».
Afferma Joël Scaglia, presidente ad interim del sindacato Vpod-Polizia, sergente capo della Polcantonale, da sedici anni in Gendarmeria: «Sia l’opinione pubblica, sia il corpo della Cantonale si aspettano che la magistratura faccia piena luce su quanto accaduto. Ovviamente confido nell’operato del Ministero pubblico affinché si possa dare una risposta ai vari interrogativi e fugare ogni dubbio». Da otto anni Scaglia è anche docente alla Scuola di polizia per quanto riguarda l’inattitudine alla guida causa alcol, stupefacenti, farmaci, spossatezza. «Il tema – spiega – è praticamente quotidiano: per i controlli alcolemici c’è una precisa procedura che poggia su altrettante precise basi legali. Ed è una procedura che gli agenti operativi, in pattuglia, conoscono bene».
«È evidente – osserva Giorgio Galusero, già ufficiale della Polizia cantonale e, dopo essere andato in pensione, deputato del Plr in Gran Consiglio, dove è rimasto per sedici anni (fino al 2023) – che questa storia, gli interrogativi che solleva e l’inevitabile risonanza mediatica non fanno bene all’immagine del corpo della Polizia cantonale. Oltretutto c’è adesso il presidente (Fiorenzo Dadò, ndr) di un importante partito (il Centro, ndr) che chiede addirittura ai funzionari dirigenti, incluso il comandante, che si sono occupati del caso di riflettere sull’opportunità di autosospendersi in attesa della conclusione dell’inchiesta penale. Non entro nel merito, ma è una richiesta gravissima. E allora – aggiunge Galusero – è importante che il Ministero pubblico faccia chiarezza al più presto sulla gestione di quell’incidente stradale. Più si allungano i tempi, più aumentano sospetti e dubbi».
Il procedimento penale, coordinato dal procuratore generale Andrea Pagani e volto a chiarire ciò che avvenuto nelle fasi seguenti all’incidente occorso a Gobbi, registra al momento un imputato: un agente della Polcantonale, o meglio, un quadro superiore della Gendarmeria giunto sul posto successivamente alla pattuglia. Nei confronti dell’agente e nei confronti di ignoti le ipotesi di reato per le quali è stata avviata l’inchiesta sono di abuso di autorità e favoreggiamento. “In base alla documentazione che ho potuto visionare – ha dichiarato l’altro ieri a ‘Liberatv’ l’avvocato Renzo Galfetti, legale di Gobbi –, i due controlli dell’alcolemia sono avvenuti nel rispetto delle procedure”. E, chiediamo all’avvocato, quanto tempo sarebbe passato tra l’alcol test precursore e quello probatorio ai quali è stato sottoposto il consigliere di Stato? «A me risulta meno di due ore – risponde Renzo Galfetti alla ‘Regione’ –. E comunque non è un termine temporale di competenza del mio cliente». Insomma, aggiunge il legale, «a me non risultano, se non da chiacchiere, scorrettezze compiute dal mio assistito. Nessuna scorrettezza».
La vicenda continua ad avere un’eco anche oltre Gottardo. I media della Svizzera interna, che già negli scorsi giorni avevano riferito “dell’incidente misterioso del direttore della polizia ticinese”, hanno dato ampio spazio agli sviluppi del caso. “Il ‘caso Gobbi’ solleva grande scalpore in Ticino. Il consigliere di Stato della Lega si autosospende”, titola la Neue Zürcher Zeitung sul suo sito internet. Il Blick mette invece in risalto il procedimento penale aperto dal pg Pagani: “Aperta un’inchiesta penale sull’incidente che ha coinvolto Norman Gobbi”. Dal canto suo il portale di informazione Watson.ch si concentra sul fatto che sia stato il coordinatore della Lega a prendere l’iniziativa, “Norman Gobbi cede la direzione della polizia ticinese”. Tutti i media, nel riportare la notizia citando i dettagli resi pubblici dalla stampa ticinese, ricordano che la sospensione è prevista fino al termine dell’inchiesta penale e di quella amministrativa. E che il consigliere di Stato coinvolto nell’incidente non è sotto inchiesta.