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‘Seguendo le nostre convinzioni facciamo la cosa giusta’

Asili nido, pensioni, premi di cassa malati, energia, immigrazione, asilo, il partito: intervista a Marcel Dettling, futuro presidente dell’Udc Svizzera

Il 43enne consigliere nazionale e agricoltore di montagna verrà eletto il 23 marzo dai delegati del partito a Langenthal
(Keystone)
15 marzo 2024
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Nel 2015 Marcel Dettling – lo ha raccontato di recente a ‘Le Temps’ – aveva preso una decisione: smettere con la politica e il Parlamento cantonale, per consacrarsi alla famiglia. Poi, lo stesso anno, quello che non ti aspetti: ‘tappabuchi’ nella lista Udc, il 34enne viene eletto in Consiglio nazionale, soffiando il posto al ben più noto Andy Tschumperlin, capogruppo del Ps alla Camera del popolo. È uno dei momenti chiave della sua vita. Una vita marcata dalla morte prematura della madre per un tumore (aveva 12 anni); e da un infortunio con una sega circolare che lo ha lasciato senza le falangi di quattro dita (a 18 anni). All’oggi 43enne agricoltore di montagna di Oberiberg (definitosi “credente” in un’intervista alla ‘Nzz am Sonntag’), queste esperienze hanno insegnato una cosa: «Che nella vita si va sempre avanti». «Qualsiasi cosa succeda, non è la fine: poi arriva un nuovo giorno. E ci si deve convivere», dice il consigliere nazionale svittese. ‘laRegione’ lo ha incontrato a Palazzo federale, in una pausa dei lavori parlamentari di questa sessione primaverile che volge al termine.

Marcel Dettling, nove anni dopo quella decisione, lei si accinge a diventare presidente dell’Udc Svizzera. Un lavoro a tempo pieno, che cambierà la sua vita. In che modo?

Lo scorso anno ho diretto la campagna elettorale dell’Udc. Un impegno enorme, ma che sono riuscito a conciliare bene con tutte le mie attività. Da quattro anni una giovane donna ci aiuta in casa e con la fattoria. È disposta ad aumentare la sua percentuale di lavoro, per cui sono del parere che non ci saranno problemi una volta che sarò presidente di partito. E poi all’Udc abbiamo un buon team, non sono solo. Prima di decidermi, ho chiesto: “Chi resta? Chi preferirebbe lasciare?” Tutti mi hanno risposto: “Se lo fai tu, restiamo volentieri”. Per me questo era fondamentale.

Un politico di lungo corso, che la conosce bene, ha detto di lei al ‘Blick”: alla destra di Dettling c’è “solo il muro”.

[ride] È sempre una questione di definizione: cosa significa ‘destra’? Se vuol dire essere conservatore, difendere le nostre tradizioni, battersi per la Svizzera e la sua indipendenza dall’Unione europea, lottare per la libertà dei cittadini, allora sì: posso dirmi chiaramente di destra. E se vuol dire impegnarsi per rispedire a casa loro i criminali stranieri, allora lo sono ancora di più. Non ho nulla contro gli stranieri che sono ben integrati: per loro sì in Svizzera c’è spazio.

Lei proviene da una famiglia di agricoltori di montagna da otto o nove generazioni. La Svizzera però diventa vieppiù urbana. Sarà in grado di cogliere anche le esigenze di chi vive nelle città e negli agglomerati urbani?

Non vedo perché occorra fare una distinzione. Sarò un presidente Udc per la Svizzera intera, Ticino compreso.

L’Udc darà finalmente risposte ai problemi anche di chi vive in città?

Quali problemi intende?

Quello di un’offerta sufficiente e a prezzi accessibili di posti negli asili nido, ad esempio.

Questo non è un tema tipico delle città! Al contrario. La questione è: la Confederazione deve metterci il naso? O deve lasciare la responsabilità ai Cantoni e ai Comuni? Per me la risposta è chiara: con questo tema la Confederazione non c’entra. Siamo un Paese federalista, non uno Stato centralizzato come la Francia.

Asilo, immigrazione, Europa, agricoltura: sono i cavalli di battaglia del suo partito. In futuro ci sarà spazio anche per altri temi?

L’immigrazione incontrollata ha pesanti conseguenze in Svizzera, in numerosi ambiti: affitti, traffico, scuole, cementificazione del paesaggio, penuria di alloggi, pianificazione del territorio, criminalità e via dicendo. È la questione principale, che ci piaccia o no. Per questo abbiamo lanciato l’iniziativa contro una Svizzera da 10 milioni di abitanti.

Siamo sempre lì. Cosa propone l’Udc per arginare l’aumento dei costi della salute e dei premi di cassa malati, ad esempio?

Il catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base continua a espandersi. Se uno vuole diventare donna, la cassa malati paga; se poi vuole tornare indietro, la cassa malati paga ancora. Bisognerebbe avere il coraggio di riesaminare il catalogo delle prestazioni e di cancellare ciò che non è strettamente necessario. Ma questo è solo un esempio.

Pensioni, asili nido, premi di cassa malati, eccetera: finora l’Udc non è mai stata in grado di presentare proposte realistiche e costruttive per affrontare le sfide in questi ambiti.

Direi che abbiamo sempre presentato proposte finanziabili. Prenda gli asili nido. Il Consiglio nazionale vuole che la Confederazione metta sul tavolo quasi 800 milioni di franchi. Mentre parliamo di deficit strutturali fino a 4 miliardi nei prossimi anni! O prenda l’asilo: ogni svizzero che paga il premio di cassa malati paga anche quello di un richiedente asilo, anche di quelli che restano qui dopo che la loro domanda è stata respinta. L’Udc le soluzioni le ha: lo abbiamo dimostrato nel 2014, con la nostra iniziativa contro l’immigrazione di massa che il Parlamento non ha mai attuato. Il problema è che non veniamo ascoltati.

Lei insomma per l’Udc non vede alcun bisogno di agire (o di recuperare terreno), per quanto riguarda i temi sociali.

L’Udc si è sempre battuta per delle assicurazioni sociali che siano solide, ben finanziate, non per la loro espansione. Lo abbiamo fatto ad esempio nel 2021, accettando – con spirito di compromesso – un aumento dell’Iva perché le finanze dell’Avs venissero stabilizzate fino al 2030. Solo così le generazioni future potranno ancora contare su un’assicurazione vecchiaia. Invece adesso, solo un paio d’anni dopo quella riforma, decidiamo di spendere fino a 5 miliardi di franchi all’anno per la 13esima Avs!

Anche una maggioranza dei vostri elettori ha deciso così. Il partito in questo caso non ha saputo cogliere gli umori della base.

Non sono d’accordo. Se ascolta quel che dice la gente, si renderà conto che questa è stata una votazione ‘pro Svizzera’. Le persone semplicemente si sono dette: “Lo Stato distribuisce così tanti soldi per l’asilo, l’aiuto allo sviluppo, l’Ucraina, perché non dovrebbe averne per gli noi svizzeri? Adesso tocca a noi, basta mandare soldi all’estero”. Abbiamo detto che non sarà così facile da finanziare, la 13esima Avs. Ma il popolo ha detto sì, e noi lo accettiamo. Adesso dobbiamo trovare una soluzione ragionevole per finanziarla.

La scorsa settimana buona parte dei consiglieri nazionali dell’Udc ha votato contro l’adozione di un piano nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo. Com’è possibile?

Un simile piano avrebbe forse impedito l’aggressione sul treno nella Svizzera romanda [compiuta da un richiedente asilo iraniano poi ucciso dalla polizia, ndr], o l’accoltellamento di un ebreo ortodosso a Zurigo [per opera di un tunisino naturalizzato svizzero, ndr]? Tutti sanno dove sta il problema: da dove venivano gli autori di questi atti? Quello della criminalità è anzitutto un problema culturale, di immigrazione. Chi chiama queste cose con il loro giusto nome viene subito tacciato di razzismo, mentre chi sta in alto [nell’amministrazione federale, ndr] scrive rapporti solo per cercare di tranquillizzare.

Il consigliere federale Beat Jans ha introdotto procedure ‘turbo’ (24 ore) per i richiedenti asilo dei paesi nordafricani, che hanno pochissime possibilità di ottenere protezione. Sta facendo la cosa giusta?

Lo si poteva già fare prima, le leggi attuali lo consentivano. Mediaticamente, la cosa gli è riuscita bene. E devo dire che finora ho apprezzato il fatto che Beat Jans – diversamente da quanto faceva Elisabeth Baume-Schneider [sua predecessore alla testa del Dipartimento federale di giustizia e polizia, ndr] – stia affrontando di petto i problemi, senza distogliere lo sguardo. Dubito che le cose cambieranno veramente. Ma adesso credo sia giusto lasciarlo lavorare.

Per anni si è battuto in prima fila contro il previsto centro federale d’asilo (Cfa) a Wintelsried, vicino a Svitto. Nel frattempo il progetto è stato abbandonato a favore di un’alternativa: Confederazione, Cantone e Comune hanno trovato un’intesa per creare una struttura più piccola a Buosingen, non molto distante da Wintelsried. Eppure neanche questa soluzione le conviene. Perché?

Perché la popolazione del canton Svitto, su temi legati all’immigrazione e all’asilo, ha sempre votato in maniera molto restrittiva.

Il canton Svitto fa parte – oltre che della Confederazione… – della regione asilo ‘Svizzera centrale’, dove manca sempre un Cfa rispetto alla pianificazione su scala nazionale decisa anni or sono.

Ne fanno parte anche il canton Zugo, o il canton Lucerna, o Nidvaldo. Perché non lo costruiscono nella città di Lucerna, o a Zurigo, a Winterthur, dove la popolazione è così aperta nei confronti degli asilanti? Perché lo si vuole costruire in campagna, là dove la gente ha sempre detto di non volere queste persone? È esattamente quello che ho detto ieri a Beat Jans, al quale con i rappresentanti delle autorità locali abbiamo consegnato una risoluzione contro il nuovo centro previsto a Buosingen, oltretutto in un’area naturale protetta...

L’intero Paese, tutti i Cantoni, gestiscono assieme il sistema asilo: si tratta di una responsabilità solidarmente condivisa. Non è d’accordo?

Sì, ma al ministro dell’Interno direi: ‘Vada dove le persone vogliono assolutamente i richiedenti asilo. E costruite lì questo nuovo centro federale’. Non può essere che gli abitanti delle città dicano di volere queste persone, ma poi le strutture vengono realizzate in campagna.

In giugno votiamo sulla legge per sviluppare le energie rinnovabili, il cosiddetto ‘Mantelerlass’. Come si prepara l’Udc alla campagna contro il suo consigliere federale Albert Rösti?

Non ci battiamo contro di lui. Il ‘cuore’ di questo progetto – la tavola rotonda che ha permesso di individuare 15 progetti per lo sviluppo dell’energia idroelettrica – risale alla consigliera federale Simonetta Sommaruga. Albert Rösti ha soltanto ripreso il dossier. Abbiamo bisogno di un approvvigionamento in elettricità che sia sicuro, indigeno e a prezzi ragionevoli, non di pseudo-progetti come parchi eolici che non fanno altro che rendere ancora più cara l’elettricità. Dobbiamo concentrarci sull’idroelettrico. Anche se una parte delle organizzazioni ambientaliste continua a opporsi all’innalzamento delle dighe, e nonostante l’enorme spreco dovuto alle rigide regole sui deflussi minimi. Inoltre, dobbiamo tornare a parlare di nucleare.

L’Udc fatica nelle elezioni col sistema maggioritario. Lo si è visto lo scorso autunno, alle elezioni per il Consiglio degli Stati, in particolare nei cantoni di Argovia, Zurigo e Soletta. Cosa sbagliate?

Forse è dovuto anche al fatto che l’Udc che conosciamo oggi è un partito relativamente giovane. Siamo cresciuti davvero solo a partire dagli anni Novanta. Ci vorrà ancora un po’ di tempo. Se davvero avessimo un problema nelle elezioni con il maggioritario, allora non riusciremmo a far eleggere sempre più spesso nostri rappresentanti nei governi cantonali. Invece lo stiamo facendo. E sappiamo che i consiglieri di Stato sono predestinati a finire al Consiglio degli Stati. Per quel che riguarda le elezioni del Consiglio degli Stati, abbiamo un problema quando non riusciamo a far eleggere i nostri già al primo turno. Perché poi, al ballottaggio, di solito più o meno tutti fanno muro ai nostri candidati.

Perché il vostro discorso spaventa buona parte dell’elettorato…

Abbiamo un problema quando i nostri elettori non vanno alle urne. Non certo perché il nostro discorso è troppo ‘duro’, perché non siamo accomodanti come il Plr o il Centro. Quando noi seguiamo le nostre convinzioni, facciamo la cosa giusta.

Chi è

Il contadino-parcheggiatore di Oberiberg

Il 43enne Marcel Dettling, agricoltore di montagna (“Le migliori idee mi vengono mungendo”, ha raccontato al ‘Blick’), è consigliere nazionale dal 2015, membro del comitato esecutivo dell’Udc Svizzera dal 2018 e vicepresidente del partito dal 2022. È stato responsabile della campagna elettorale dell’Udc alle Federali dello scorso anno, quando il partito ha fatto segnare uno dei suoi migliori risultati (27,9%, +2,3% rispetto al 2019). È nato e cresciuto a Oberiberg, nel canton Svitto, dove vive tuttora con la moglie e i tre figli di 12, 10 e 9 anni. È presidente dell’Associazione svizzera dei vitelli da ingrasso e siede nel comitato di direzione dell’Alleanza dei contadini della Svizzera centrale (Zbb). Durante la stagione invernale lavora come parcheggiatore alla stazione sciistica di Hoch-Ybrig. Unico candidato alla presidenza dell’Udc Svizzera, la sua elezione da parte dei delegati del partito, il 23 marzo a Langenthal, è una pura formalità.