Il direttore della Ssic Nicola Bagnovini commenta l'indagine del Kof: ‘Sono molto preoccupato, diverse aziende hanno riserve per poco più di un mese’
Nel settore dell’edilizia la domanda è in calo, e le riserve di lavoro si stanno riducendo sempre più. E come se non bastasse, si aggiunge il fatto che l’ambito del genio civile non traina più come un tempo ma arranca. È questo il quadro che tratteggia nella sua ultima analisi il Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo (Kof) in merito al comparto edile ticinese. Certo, “il futuro appare relativamente stabile in termini di situazione degli affari” riassume l’Ustat nel suo commento. Ma “peggiora sia in termini di domanda, sia in termini di livelli d’impiego”. Il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori Nicola Bagnovini, a colloquio con ‘laRegione’, commentando l’analisi del Kof è netto: «È da oltre un anno che cerchiamo di sensibilizzare i committenti pubblici, grandi reazioni non ne abbiamo riscontrate». E ancora: «Temo davvero contraccolpi per l’occupazione».
Con ordine. Quanto la preoccupa il risultato di questa indagine? E per quali motivi?
Sono molto preoccupato, e con me tutti i dirigenti della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino, per i risultati di questa indagine del Kof in quanto confermano una tendenza negativa che noi riscontriamo da diversi mesi osservando in particolare il mercato degli appalti pubblici e raccogliendo le lamentele degli impresari costruttori che si trovano al fronte. Le imprese sono confrontate con il netto calo delle occasioni di lavoro in particolare per gli appalti pubblici di Comuni, Aziende di servizio e Cantone. A ciò si aggiunge la contrazione di nuovi edifici abitativi, probabilmente a causa dell’aumento dei tassi ipotecari. Questo calo congiunturale comporta un’inesorabile erosione delle riserve di lavoro, indipendentemente dalla dimensione e dal settore di attività delle imprese. Diverse aziende dispongono di riserve per poco più di un mese… Siamo oltre il limite di guardia! Visto che questa volta a dirlo è l’indagine congiunturale del Kof, spero che tutti prendano seriamente in considerazione i segnali lanciati da tempo dalla nostra Associazione, riconsiderando l’importanza di mantenere una buona quota di investimenti, che a questo punto assumono pure valenza anticiclica, per il bene socioeconomico del nostro Cantone.
Però finora il dato è che si sta cominciando a verificare un calo anche per quanto concerne il genio civile, che invece fino a qualche tempo fa era in una situazione più tranquilla. Che prospettive ci sono in questo ambito?
Il risultato del genio civile è impressionante. Ormai quasi tre imprenditori su quattro ritengono che nei prossimi tre mesi la domanda diminuirà ulteriormente. Anche il settore della pavimentazione stradale, che negli ultimi anni è stato parecchio sollecitato in particolare per la posa dello strato fonoassorbente, lamenta un forte calo di nuove commesse. Queste ditte devono essere in grado di soddisfare i grandi committenti nei momenti dell’anno di forte richiesta e poi, in altri periodi, si trovano con poco lavoro. Una difficoltà in più specialmente per la gestione del personale. Per fortuna che il Gran Consiglio ha recentemente approvato il credito quadro quadriennale destinato alla manutenzione delle strade e dei numerosi manufatti cantonali, anche se il dibattito parlamentare è stato molto teso vista la cattiva situazione delle finanze pubbliche. Ciò che non ci stancheremo mai di ripetere è che risparmiare sulla manutenzione del patrimonio immobiliare è un falso risparmio in quanto in poco tempo gli stessi interventi diventano urgenti e pertanto più radicali e costosi.
Da tempo provate a sensibilizzare i committenti pubblici sul tema appalti, vede un miglioramento? O per lei è necessario che venga innestata una marcia in più?
Certo che è necessario. È da oltre un anno che cerchiamo di sensibilizzare i committenti pubblici chiedendo anche di far capo maggiormente alle procedure a invito o a incarico diretto, che permettono di ridurre i tempi e la burocrazia con il fine di accelerare l’apertura di nuovi cantieri in grado di soddisfare le aziende serie presenti sul nostro territorio. Grandi reazioni non ne abbiamo riscontrate e credo che la generale insicurezza geopolitica internazionale – che ha influssi diretti anche sul prezzo di materiali, energia e carburanti –, aggiunta alla priorità di ristabilire finanze sane a livello di Confederazione, Cantone e Comuni influenzi molto le scelte sugli investimenti. Rimanendo alla sua domanda servirebbe davvero una marcia in più, che ora riscontriamo solo negli interventi di risanamento energetico degli edifici, i quali comportano però investimenti molto limitati per le opere da capomastro. Per quanto riguarda i grandi committenti pubblici della Confederazione come Ustra e Ffs la situazione è un po’ migliore visto che sono in corso opere infrastrutturali importanti e con programmi di lavoro serrati. Tali opere si svilupperanno nel nostro Cantone per diversi anni. Penso ad esempio alla realizzazione del secondo tunnel al San Gottardo, agli interventi per gli accessi alle autostrade oppure alle nuove officine Ffs di Castione e al potenziamento della rete ferroviaria. Per queste opere è fondamentale suddividere i grandi lavori in lotti più ‘piccoli’ così da essere alla portata di un interessante numero di imprese anche locali, ampliando pertanto il ventaglio delle possibili ditte deliberatarie. Questo approccio serve anche a evitare squilibri nel nostro tessuto imprenditoriale, caratterizzato da molte ditte di medie dimensioni.
Teme contraccolpi seri per l’occupazione se la situazione dovesse rimanere questa o addirittura peggiorare?
Sì, temo contraccolpi per l’occupazione. Molte imprese sono in difficoltà, soprattutto nelle regioni periferiche che dispongono di un mercato limitato. Alcune ditte storiche, negli ultimi anni hanno chiuso i battenti vista la concorrenza fattasi sempre più spietata a tutti i livelli. In tal senso, le recenti aperture di offerte pubbliche per lavori di medie dimensioni hanno visto addirittura una ventina di concorrenti e delle differenze di prezzo, tra l’offerta economicamente più bassa e quella più alta, ben oltre il 100%! La necessità di acquisire lavori a tutti i costi per mantenere l’occupazione ed evitare di smantellare la potenzialità produttiva aziendale può portare alla pericolosa spirale del sottocosto, con tutta una serie di effetti negativi per ditte, lavoratori, committenti, direttori dei lavori, fornitori e, più in generale, per la qualità finale delle opere.