Dure le reazioni in Ticino all’annuncio delle Ffs di ripristinare completamente la circolazione nella galleria di base del Gottardo solo a settembre
Parte all’attacco il direttore dell’Associazione industrie ticinesi Stefano Modenini, cosa che fa con una domanda chiarissima e provocatoria: «Chi restituirà, soprattutto al Ticino, l’anno e oltre di mancato pieno uso della galleria ferroviaria del Gottardo, parte di un’opera costata complessivamente al contribuente oltre 30 miliardi di franchi?». Già. «Le prime reazioni – prosegue Modenini – sono di sconcerto e di rabbia». Sconcerto e rabbia per quanto annunciato stamane a Berna dalle Ferrovie federali svizzere, attraverso le parole del direttore generale Vincent Ducrot, nell’attesa conferenza stampa: la riapertura completa della galleria di base del San Gottardo, dopo il deragliamento dello scorso 10 agosto di un treno merci, «sarà purtroppo possibile solo nel settembre 2024».
I tempi si allungano ancora. E le reazioni non si fanno attendere. «Mi dispiace, ma su questo genere di grandi infrastrutture strategiche – riprende Modenini – deve esistere una garanzia assoluta che un certo genere di incidenti non possa mai capitare. Abbiamo comprensione per tutte le spiegazioni tecniche che vengono date sui lavori di ripristino e ringraziamo tutte le persone che si stanno adoperando, ma credo – sottolinea il direttore dell’Aiti – che i vertici delle Ffs e la politica a Berna debbano fare qualche riflessione, perché scusarsi non basta. Abbiamo costruito un’infrastruttura troppo fragile? Abbiamo il diritto di saperlo!». Il danno al turismo in Ticino, rileva Modenini, «è evidente, così come in parte sono confrontati con problemi altri settori dell’economia, senza dimenticare le migliaia di persone che ogni giorno si spostano su questo asse. Certo, soluzioni alternative si trovano, ma si tratta perlomeno di costi supplementari. In fin dei conti sempre a carico delle aziende e dei cittadini».
La comunicazione delle Ferrovie federali «mi sorprende fino a un certo punto», afferma Luca Albertoni. «A un certo punto – aggiunge il direttore della Camera ticinese di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi – si ventilava una riapertura completa della galleria non prima dell’estate del prossimo anno: adesso si parla addirittura, e purtroppo, di settembre, cioè di fine estate o inizio autunno 2024. Questa situazione dimostra la fragilità dell’asse sud-nord. Speriamo che tenga la strada… perché per le merci è assolutamente indispensabile che ci siano entrambi i vettori. Penso in particolare all’industria ticinese dell’export, a quella che lavora con la Svizzera tedesca, per le quali è essenziale poter contare su un’alternativa: il trasporto delle merci deve avvenire su rotaia, ma anche su strada quando la ferrovia è inagibile o le sue capacità ridotte. E viceversa». Le Ffs, osserva inoltre il direttore della Cc-Ti, «fanno sapere che le tracce per il traffico merci nel tunnel di base del Gottardo durante i lavori di riparazione saranno garantite dal lunedì al giovedì. Bene, ma ho qualche dubbio sulla capacità delle Ferrovie di reagire tempestivamente alle necessità dell’economia. Già in tempi cosiddetti normali le tracce sono parecchio sollecitate: ora, da qui a settembre delle ditte potrebbero avere bisogno quel determinato giorno di una traccia per delle forniture che non possono attendere, ma la traccia magari non è disponibile. Se strada e autostrada quel giorno sono percorribili, il problema è risolto. Altrimenti sono grosse rogne». Non solo merci. Albertoni: «L’impatto negativo sul turismo, soprattutto di giornata, che dall’incidente sarebbe calato del trenta per cento, è scontato. Senza dimenticare gli ulteriori disagi per i pendolari sull’asse Ticino-Zurigo».
I passeggeri. E le tariffe di trasporto. «È vero che le Ffs non hanno alzato i prezzi quando il tempo di viaggio è stato ridotto del 30% grazie alla nuova galleria, è però altrettanto vero che chi ha comprato l’abbonamento quest’anno si attendeva una prestazione che tuttavia da agosto non viene più fornita. Una differenza che dovrebbe andare a carico della ferrovia e non dell’utente». Fabio Canevascini, presidente dell’Astuti, l’Associazione ticinese utenti dei trasporti pubblici, reagisce così alle parole del Ceo delle Ffs Vincent Ducrot. «Quando abbiamo aperto il tunnel i prezzi non sono stati alzati. I clienti hanno potuto beneficiare di una situazione migliore al medesimo prezzo. Seguendo lo stesso ragionamento, ora non c’è motivo di prevedere delle riduzioni specifiche», ha dichiarato davanti ai giornalisti Ducrot.
Capitolo pendolari, Canevascini: «Ci sono persone che hanno accettato posti di lavoro, fatto contratti di affitto, basandosi su un tempo di trasferta di due ore invece di tre. Una bella differenza, sommando i viaggi di un anno. In questi anni ci eravamo abituati a poter raggiungere Zurigo più velocemente e con più comodità rispetto a un fondo valle ticinese. Per i pendolari il protrarsi del ‘ritorno al passato’ è insomma una grande seccatura». Il presidente dell’Astuti relativizza comunque la situazione: «Riteniamo positivo che le Ffs abbiano fatto chiarezza e, se dicono che occorrerà tutto questo tempo, ci fidiamo. Ciò permetterà anche all’utenza di organizzarsi meglio, invece di speculare su un prossimo ritorno al collegamento veloce».
La dilatazione, l’ulteriore dilatazione dei tempi per la totale riapertura della galleria «è una notizia molto negativa per il nostro settore, e ovviamente non solo per il nostro», sottolinea Simone Patelli, presidente dell’Att, l’Agenzia turistica ticinese. Il turismo «ha bisogno anche di collegamenti rapidi. Pure su rotaia. E non solo per un discorso di sostenibilità, considerato l’indotto economico generato anche dal turismo di giornata. La notizia è molto negativa per un settore, quello turistico, già sotto pressione a causa di ciò che sta avvenendo sul piano internazionale e di altri fattori». L’industria turistica ticinese «i grossi numeri li fa soprattutto da marzo a ottobre: è chiaro che questo allungamento dei tempi per la riapertura completa della galleria non aiuta davvero». Che fare? «Sentirò – indica Patelli – le altre organizzazioni turistiche, le associazioni di categoria e pure le Ffs, anche per definire una strategia: di sicuro occorrerà agire su più fronti, individuare delle soluzioni praticabili e informare».
Anche tra i ristoratori non regna il buon umore e, come ci spiega il presidente di Gastroticino Massimo Suter, non manca la sorpresa rispetto a quanto annunciato oggi: «C’è sicuramente preoccupazione per questa notizia che arriva in maniera del tutto inaspettata. Stavamo già pregustando un lento ritorno alla normalità con l’inizio della primavera, ma il posticipo a settembre della riapertura completa del tunnel ci lascia un po’ sbigottiti. Questo specialmente a fronte dei dati che abbiamo registrato da agosto in poi, vale a dire un calo, anche del 30%, del turismo di giornata». A partire dal cambiamento d’orario previsto il prossimo 10 dicembre, le Ffs intendono però far circolare nei fine settimana un numero significativamente maggiore di treni viaggiatori e, parallelamente, aumentarne la velocità sulla tratta rispetto a oggi. «Sicuramente – commenta Suter – diminuire il tempo di percorrenza potrà aiutare in parte la ristorazione. Tuttavia abbiamo fatto un passo indietro tornando a ciò che conoscevamo fino a prima dell’apertura di Alptransit. Non casca il mondo, però è anche chiaro che la galleria di base del Gottardo era vista come un’opportunità per richiamare più clientela dalla Svizzera interna, in particolar modo in giornata. Questa clientela – prosegue il presidente di Gastroticino – visiterà il Ticino in maniera molto minore, ragione per cui dovremmo trovare altre soluzioni, cercando per esempio di invogliare la gente a passare una o due notti al Sud delle Alpi». La ristorazione ticinese ha quindi di che preoccuparsi, farete sentire le vostre ragioni all’ex-regia federale? «Risulta improbabile – risponde Suter – andare a far valere qualsivoglia rivendicazione alle Ffs. Ffs che stanno facendo tutto il possibile per poter tornare alla normalità. Ci si aspettava che la loro normalità fosse da gennaio in poi, ma ora si è spostata a settembre. L’unica cosa a cui possiamo guardare ora con speranza è che la situazione rientri effettivamente da settembre dell’anno prossimo e che non si vada poi oltre».
«Il prolungarsi di questa situazione crea ancora più distanza tra il Ticino e il resto della Svizzera. Tra studenti ci sentiamo anche un po’ presi in giro e siamo arrabbiati»: parole di Filippo Beroggi, co-coordinatore del Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (Sisa), dopo il posticipo annunciato oggi. E continua: «Il disagio dovuto all’incidente dello scorso agosto era stato descritto come un contrattempo temporaneo, di qualche mese, mentre ora si parla di più di un anno. Per questa ragione, adesso chiediamo delle soluzioni concrete per cercare di venire veramente incontro anche agli studenti e apprendisti che vivono Oltralpe».
Il perdurare della situazione risulta problematico in particolare per gli studenti che frequentano delle università in Romandia. Per Beroggi, «è fondamentale anticipare la validità dell’abbonamento Seven25 non solo la domenica e in direzione nord, come avviene attualmente, ma tutti i giorni a partire dalle 17». Spiega: «Non per forza gli studenti tornano in Ticino solo per trascorrere il sabato e la domenica. C’è tutta una serie di altri motivi per cui uno studente potrebbe avere la necessità di spostarsi: c’è chi lavora, c’è chi ha dei giorni liberi che non coincidono con il weekend. È troppo limitante prevedere un’agevolazione solo per la domenica».
Vi è poi il rischio, per chi studia in Svizzera francese, di vedersi costretti a trascorrere la notte a metà strada avendo perso una coincidenza. «È un bel disagio – afferma Beroggi – e c’è un gran malcontento tra gli studenti. In tanti poi non abitano nei dintorni delle stazioni principali e questo è un altro ostacolo rispetto a quanto concesso dalle Ffs finora. A ciò va poi aggiunto il problema dei treni sovraffollati durante i weekend. In effetti si paga per un servizio che non si riceve. Dover passare magari anche tre ore in piedi, ammassati con altre persone e tra i bagagli non è un servizio. In queste condizioni non si riesce nemmeno ad approfittarne per studiare».
Il Consiglio di Stato «ha preso atto con disappunto» del rinvio del ripristino dell’agibilità del tunnel ferroviario, fa sapere, da noi interpellato, il presidente del governo cantonale Raffaele De Rosa. Per il quale «il deragliamento nella galleria di base ha evidenziato tutta la fragilità dei collegamenti attraverso l’arco alpino: come unico cantone a Sud delle Alpi, la qualità dei collegamenti con il resto del Paese è una questione che per il Ticino riveste una centralità assoluta. Un tema che come Consiglio di Stato solleviamo in tutte le occasioni, per esempio nei recenti incontri con la consigliera federale Karin Keller-Sutter. E ne parleremo ancora nell’incontro già agendato per il 24 novembre con il consigliere federale Albert Rösti, titolare del dossier». Con il capo del Dipartimento federale dei trasporti, annota De Rosa, «discuteremo di tutte le misure possibili per affrontare i prossimi mesi».