Proteste al Municipio, che propone una serata per trovare soluzioni condivise. L'unica allevatrice: ‘Per me è una tradizione essenziale’
Prati verdi, una manciata di case e tante caprette che brucano libere. Un paesaggio bucolico, da cartolina... Se non che, per quel gregge, talvolta un po’ indisciplinato, al Municipio di Campo Vallemaggia sono arrivate diverse proteste. E così l’antica tradizione del “vago pascolo” è finita sulla graticola.
Tra chi è pro e chi è contro, l’autorità della località montana non sa bene come muoversi: tanto da considerare necessario un chiarimento. L’occasione sarà offerta dalla serata che lo stesso Municipio ha organizzato per venerdì 27 ottobre, a partire dalle 20, nella sala delle assemblee del locale Patriziato. L’invito è rivolto a tutti gli interessati, domiciliati, villeggianti, agricoltori o semplici curiosi. “Sarà un momento importante – si legge sul volantino che promuove la riunione – per esprimere i propri pensieri e le motivazioni di fronte all’autorità comunale e ai gruppi interessati”. L’obiettivo dichiarato: “Affrontare al meglio il tema e trovare soluzioni condivise”.
Va detto che la possibilità di “vago pascolo” a Campo Vallemaggia viene concessa dal Municipio, con decisione annuale, dal periodo che va dalla fine di ottobre alla metà di maggio. «Ci basiamo su un articolo del nostro regolamento comunale, basato a sua volta sulla legge cantonale – conferma il sindaco Mauro Gobbi –. In sostanza, su alcuni terreni, ma non sulle proprietà private, è possibile lasciare libere le greggi per un certo periodo. Il Municipio, a sua volta, emette un’ordinanza annuale che stabilisce le date». La tradizione del “vago pascolo”, ricorda lo stesso Gobbi, nella località si perpetua da anni.
A usufruirne, però, sono rimasti in pochi: così pochi che si contano sul dito di una mano. L’unica allevatrice del villaggio è Regula Probst. La sua azienda produce un formaggio con l’etichetta “bio”, che ha già ottenuto anche importanti riconoscimenti: ad esempio, il premio eccellenza 2018 del concorso organizzato dalla Fondazione centro capra in collaborazione con l’Associazione assaggiatori ticinesi di formaggi.
Un’ottantina i capi di sua proprietà, che nella bella stagione sono dapprima in zona Niva, poi, dal 20 giugno all’alpe Sfille. Scendono in autunno: «Fino a qualche anno fa – racconta Probst –, le capre rientravano da sole dall’alpe, a seconda delle temperature. Ora, invece, per paura del lupo facciamo la transumanza estiva assieme alle mucche, in una data ben definita. Arriviamo di nuovo a Niva e quindi a Campo Vallemaggia, dove da ottobre i capi sono liberi di scorrazzare tutto il giorno per i prati del paese; di notte li chiudo nella stalla sempre per il timore di attacchi del predatore. All’arrivo del freddo restano nel recinto e soprattutto in stalla. Escono di nuovo quando i prati tornano verdi. In totale, direi che possono beneficiare del vago pascolo per un totale di circa tre mesi».
Per l’intervistata se questa possibilità dovesse venir abolita ci sarebbe ben poco da fare: «Praticamente sarei costretta a chiudere la mia azienda. Per una questione di costi, non posso permettermi di recintare grandi superfici con una rete metallica alta: non è come per le mucche, che hanno bisogno solo di qualche paletto e un filo con la corrente per rimanere all’interno di un’area definita. Inoltre dovrei assumere un pastore e acquistare maggiori quantità di foraggio, ma non posso permettermelo. Senza contare che con il vago pascolo si ammalano di meno: infatti è più difficile che si contagino tra di loro in caso di virus».
Fino a qualche anno fa la situazione era tranquilla: «In effetti non c’erano proteste per la presenza delle capre in paese – spiega l’allevatrice –. Il gregge, di solito, in ottobre poteva spostarsi libero verso la zona del Bombögn, dove trovava sole ed erba. Ora, a causa della presenza del lupo, questo non è più possibile. Dall’autunno alla primavera sono costretta a tenerle tutte a Campo».
Le greggi che brucano in paese, però, non sono apprezzate da tutti: «So che in Municipio sono giunte lamentele. L’anno scorso sono riuscita a organizzarmi per vigilare personalmente ed evitare che entrassero nelle proprietà private dove non erano gradite. Per quanto riguarda gli orti, di solito sono ben cintati, per proteggerli non tanto dalle capre, quanto dagli animali selvatici che scendono in paese per stare lontani dai lupi. Ora non so bene cosa aspettarmi. Vedremo cosa emerge dalla serata. Difenderò la mia posizione e attendo le soluzioni che verranno avanzate. Spero proprio che non si giunga a un divieto, che manderebbe sul lastrico la mia attività, cancellando un’antica tradizione».
Cosa si attende il Municipio? «Ammetto che in diversi hanno reclamato – conclude il sindaco –. Speriamo che nel corso della serata si possa risolvere la questione. Personalmente sono favorevole al mantenimento, ma, ovviamente, se emergerà una maggioranza di voci contrarie dovremo tenerne conto, presentando all’assemblea comunale un messaggio per l’abolizione del relativo regolamento. Se l’assemblea darà seguito alla proposta, verrà quindi pubblicata all’albo una risoluzione e ci sarà possibilità di ricorso. In quel caso la palla passerà nel campo del Consiglio di Stato, che dovrà dirimere la questione».