Il governo presenta la prima manovra di rientro, in attesa della seconda nel 2024. Resta da sapere se la socialista Carobbio abbia aderito alle misure
Cinque volti contriti. Cinque madonnine addolorate. Del resto quello che il Consiglio di Stato si appresta a raccontare al Paese in conferenza stampa, e in diretta streaming, non è materia facile, né da comunicare né da digerire: la manovra di rientro con tagli e sacrifici per tutti. Nonostante le parole edulcoranti e rassicuranti dei ministri che hanno risposto alle domande dei cronisti.
Apre Raffaele De Rosa, presidente del governo e direttore del Dipartimento sanità e socialità. «Siamo consapevoli – premette De Rosa – che stiamo presentando non solo un preventivo, ma anche un piano di finanziario che necessiterà di tempo, dello sforzo da parte di tutti, e su cui è fondamentale un'unità di intenti trasversale». Un piano di rientro, aggiunge, «che ci viene imposto anzitutto dalla Costitiuzione cantonale», alla quale è ancora il meccanismo del freno al disavanzo. E poi c’è il Decreto Morisoli, avallato dal popolo nel maggio 2022. Che impone il pareggio nel 2025.
La politica finanziaria del Cantone, ribadisce il presidente del Consiglio di Stato, «è regolata dal freno ai disavanzi che nel 2016 aveva già portato governo e parlamento ad approvare una manovra di risanamento». Un’operazione «che aveva permesso di avere nel triennio successivo una situazione finanziaria positiva: questa impostazione vincolata a un principio costituzionale, oggi va perseguita con quel senso di responsabilità che deve essere proprio di chi è impegnato a favore del bene comune, nelle istituzioni come nella società civile».
Negli ultimi anni «abbiamo vissuto un periodo di incertezza e di grandi incognite, un periodo che persiste in ragione della situazione geopolitica e del rallentamento congiunturale a livello internazionale». Per giunta «le prospettive finanziarie sono peggiorate e in questo contesto il Gran Consiglio nel 2022 ha approvato un decreto legislativo per il pareggio dei conti entro il 31 dicembre 2025». Il Decreto Morisoli. Ovvero: misure di contenimento della spesa, senza aumenti di imposte e riversamento di oneri sui Comuni. «Nel dicembre dello scorso anno il parlamento ha incaricato il Consiglio di Stato di presentare con il messaggio sul Preventivo 2024 che prevedesse un disavanzo massimo di quaranta milioni di franchi e il pareggio di bilancio entro la fine del 2025 e ribadendo la necessità di rispettare i paletti voluti dal Gran Consiglio e dal popolo. Questo in un contesto, peraltro, ulteriormente aggravato dal mancato riversamento degli utili della Banca nazionale». La constatazione vien da sé: «Tale è il perimetro entro il quale il governo è stato chiamato a muoversi».
«Siamo consapevoli che questo percorso comporta sacrifici e rinunce da parte di tutti, ma occorre agire oggi per riconquistare margini di operatività e non ipotecare il futuro dei nostri figli e delle future generazioni». Il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta tiene ferma la barra dei conti in ordine anche davanti alla stampa, ricordando pure che «tocca a tutti gli attori coinvolti fare la propria parte, il governo da solo non ha le competenze per fare questo esercizio. Dobbiamo lavorare tutti insieme nell’interesse del cantone e dei cittadini per superare questa delicata fase».
Anche perché si è solo all’inizio, e Vitta lo rammenta: «Come già anticipato le tappe di intervento sono due, una con questo Preventivo per il 2024 con il primo pacchetto, ma il percorso continuerà l’anno prossimo con il Preventivo 2025 che vedrà ulteriori misure di riequilibrio». Insomma, siamo solo all’inizio. Quel che è certo è che l’orientamento del governo per il 2024 «è stato lavorare su tre livelli: correggere le tendenze relative all’evoluzione della spesa, rivedere i meccanismi e i parametri alla base delle prestazioni, sfruttare i limitati margini di manovra sul fronte delle entrate».
Vitta sta attento a non usare il termine ‘tagli’, anche perché contabilmente ha ragione: «Per quanto riguarda il personale, ad esempio, rispetto al Preventivo 2023 non tagliamo la spesa in termini assoluti ma ne freniamo la crescita, posta appunto al livello dello scorso Preventivo». Per quanto concerne i beni e servizi, «abbiamo riportato la spesa a un livello simile a quello registrato con il Consuntivo 2022», mentre per trasferimenti e sussidi «la voce cresce ma anche qui la crescita viene rallentata». Contabilmente Vitta ha ragione, si diceva. Ma fuori la popolazione invecchia, i bisogni della società aumentano e con loro anche i compiti che ciò comporta.
A ogni modo, il direttore del Dfe sottolinea che «abbiamo toccato vari ambiti e settori, nell’ottica di un’equa partecipazione di tutti e del riequilibrio dei conti cantonali». Adesso, «sarà importante far fronte comune: come in ogni famiglia, se lo Stato continua ad accumulare debiti accumula anche i costi di questo debito. La scelta è se continuare a pagare sempre più interessi alle banche o gestire queste risorse in favore di progetti e servizi. È come una palla di neve che rotolando aumenta sempre di più, adesso ha cominciato a scendere e noi cerchiamo di controllarla e gestirla». Vitta lo riconosce, e non potrebbe essere altrimenti: «Quando si fanno esercizi di questo tipo, non è un’operazione indolore. Sono numeri, ma dietro di loro c’è una lunga serie di attività e servizi, e un impatto c’è». Ma il messaggio è chiaro: «Cerchiamo di raddrizzare oggi la situazione finché è possibile, sennò i tagli saranno ancora più dolorosi».
Il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi dal canto suo dice le cose come stanno senza tanta poesia: «Spesso come governo dobbiamo confrontarci con visioni dicotomiche: da un lato c’è chi chiede di ridurre le entrate, dall’altro chi di rallentare le uscite. Il Consiglio di Stato non può rimanere statico, dobbiamo far funzionare una macchina che eroga servizi in molti ambiti, e questa e altre politiche si fanno con gli investimenti». Queste misure, continua Gobbi, «correggono alcune tendenze e rimodulano alcune spese, sapendo però che ci sono bisogni crescenti in ogni ambito e una società sempre più fragilizzata che ha bisogno di reti di protezione». Per questo anche lui dice che «dobbiamo lavorare insieme», ma ribadendo una seconda volta che «se ci si ferma a chi vuole più spesa e chi meno entrate si è in una situazione di stallo e paga le conseguenze tutto il Cantone, cittadinanza e aziende comprese». Ma anche i dipendenti pubblici, visto che il Cantone è il primo datore di lavoro in Ticino. Le misure per il personale non rischiano di compromettere l’attrattività del lavoro in seno all’Amministrazione pubblica e anche la qualità dei servizi erogati dal Cantone? A prendere la parola è ancora Gobbi, che risponde come «le misure prese sul personale sono sicuramente dolorose, ma abbiamo voluto evitare di adottarne di più dolorose come il blocco degli scatti. C’è consapevolezza – aggiunge Gobbi – che anche il personale debba essere parte della sfida che ci troviamo ad affrontare. La misura che abbiamo deciso non avrà un impatto strutturale sugli avanzamenti di carriera». Gobbi, lo ricordiamo, si era opposto fin dall’inizio a un eventuale blocco degli scatti.
E poi c’è lui, il Preventivo 2024 vero e proprio. Quello che chiude a -95,7 milioni di franchi e che «non conta le possibili quote sugli utili distribuite dalla Bns». Se arrivassero, il deficit sarebbe, come previsto dalla tabella di marcia, a -40 milioni. Sulla previsione dei conti cantonali Vitta snocciola numeri e avvisi. Come sugli investimenti, «che sono mantenuti a un volume elevato, ma per far fronte a questo volume è importante ritrovare l’equilibrio finanziario». Inoltre, Vitta annota anche «lo sforzo del governo che ha permesso di contenere l’aumento della spesa corrente dell’1,5%, una percentuale bassa considerando la serie storica, con i ricavi che aumentano dell’1,1% malgrado l’assenza degli introiti della Bns». Il secondo pacchetto di misure, quello che arriverà l’anno prossimo sarà importante perché «nel 2025 stando al Piano finanziario non rispetteremo il meccanismo del freno ai disavanzi».
Marina Carobbio, consigliera di Stato socialista e titolare del Dipartimento educazione cultura e sport, ha pure lei aderito alla manovra di risparmio? Giriamo il quesito al presidente del governo. «All’interno del Consiglio di Stato ci sono diverse sensibilità, come nel parlamento e nella popolazione. In questi mesi in cui si è lavorato al messaggio e alla manovra tutti hanno collaborato in maniera costruttiva. Questo è il documento del governo, ora all’esame del Gran Consiglio», glissa De Rosa. Resta la domanda: Carobbio ha approvato la manovra? I suoi stretti collaboratori rimandano al presidente del Consigio di Stato. Abbiamo comunque cercato a più riprese di contattare Carobbio, ma invano. Piccolo o grande particolare: durante la conferenza stampa nessuno dei consiglieri di Stato intervenuti ha parlato di unanimità.