Pensioni statali e misure per compensare la riduzione del tasso di conversione: firmato il rapporto di Ps, Centro, Plr e Verdi. Contrari Lega e Udc
Pensioni degli statali: luce verde della Gestione alle misure proposte dal Consiglio di Stato, frutto delle trattative condotte nei mesi scorsi con i sindacati, per compensare l’abbassamento del tasso di conversione – dal 6,17 al 5,25 per cento, dal 2024 e con riduzione progressiva nell’arco di otto anni – deciso a suo tempo dai vertici dell’Ipct, l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (diciassettemila assicurati attivi e diecimila beneficiari di rendita: tra gli affiliati anche dipendenti di Comuni ed enti parapubblici). Stamattina la maggioranza della commissione parlamentare ha firmato il rapporto (53 pagine) – favorevole al messaggio governativo – stilato da Ivo Durisch (Ps), Bixio Caprara (Plr), Fiorenzo Dadò (Centro) e Samantha Bourgoin (Verdi). Non lo hanno sottoscritto Udc e Lega, il che non è una sorpresa, considerata la già nota contrarietà delle due forze politiche. Sarà ora il plenum del Gran Consiglio a pronunciarsi, cosa che farà verosimilmente nella seduta di metà ottobre. L’ultima parola potrebbe essere però quella dei cittadini in caso di referendum, più volte minacciato da leghisti e democentristi.
«Il rapporto – spiega il correlatore Ivo Durisch, da noi interpellato – va nella direzione di mantenere le rendite di vecchiaia degli affiliati all’Ipct, così come hanno fatto tutte le casse pensioni svizzere, sia pubbliche che non pubbliche, nonostante ci sia stato un abbassamento tecnico del tasso di conversione». Ovvero del tasso che stabilisce l’ammontare della rendita percepita una volta in pensione. «Abbiamo considerato il messaggio del Consiglio di Stato equilibrato – afferma ancora Durisch –. Tant’è che non vi abbiamo apportato modifiche. E questo anche perché rispettiamo le trattative, e ciò che ne è scaturito, che ci sono state fra le parti – governo e sindacati –, le quali sono giunte a un risultato condiviso. Personalmente sono soddisfatto, ritenuta pure la necessità di evadere rapidamente dapprima in commissione e poi nel plenum del parlamento, che mi auguro aderisca al rapporto appena firmato, in un momento in cui rincari e nuovo pesante incremento dei premi di cassa malati toccano anche le migliaia di affiliati all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino».
E soddisfatto è anche Giorgio Fonio, deputato del Centro, membro della Gestione e responsabile per l’Ocst del settore pubblico. «La validità delle trattative fra organizzazioni del personale e Consiglio di Stato viene ora confermata dal rapporto sottoscritto stamane – evidenzia il granconsigliere, che come sindacalista ha partecipato agli incontri con il governo per definire le misure di compensazione –. Trattative che hanno permesso di scongiurare un’ulteriore perdita del venti per cento delle rendite, dopo quella di dieci anni fa in seguito al passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi».
Le critiche sollevate da ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, sono state affrontate nell’allestimento del rapporto? «Certo – riprende Durisch –. Le abbiamo approfondite e dal nostro punto di vista abbiamo sciolto i nodi».
Michele Guerra presiede la commissione parlamentare della Gestione. Ed è deputato della Lega. E in questa veste, da noi contattato, si esprime. «La Lega ha mantenuto la parola data: aveva indicato che non sarebbe stata favorevole al messaggio del Consiglio di Stato, e quindi non ha firmato il rapporto commissionale, e che avrebbe lanciato il referendum in caso di luce verde da parte del plenum del Gran Consiglio – ricorda Guerra –. Oggi quindi la Lega, insieme all’Udc, ha confermato la propria posizione e allestirà un rapporto contrario a queste proposte di compensazione». Ipotesi referendum. «Molto probabilmente si andrà verso la votazione popolare – indica –. Ed è giusto che sia anche il popolo a esprimersi, essendo in ballo risorse pubbliche derivanti pure dalle imposte dei cittadini. Vediamo anzitutto come andrà in parlamento, anche se l’esito risulta già oggi scontato»: l'approvazione del messaggio governativo. Se così sarà, il lancio del referendum è praticamente sicuro.
Pamini: 'Un'accelerazione che ha impedito la ricerca di una soluzione condivisa’
«Noi – rileva il deputato dell’Udc Paolo Pamini – il rapporto di minoranza lo faremo senz’altro, alla luce anche dell’accelerazione che in Gestione ha preso la trattazione del tema, nonostante la commissione sia ancora in attesa di determinate informazioni, per ulteriori approfondimenti, da parte dell’Ipct». Aggiunge Pamini: «Ci dispiace che questa accelerazione precluda la ricerca di una soluzione condivisa, cosa che ci porterà con ogni probabilità al voto popolare».
Già, il voto popolare. «Chiaramente – riconosce la granconsigliera dei Verdi Samantha Bourgoin – il dibattito pubblico, in caso di riuscita di un eventuale referendum, con conseguente ricorso alle urne, sarà difficile perché chi è contrario cercherà di mettere la popolazione contro i dipendenti pubblici. Se occorrerà andare a spiegare ai cittadini e alle cittadine che è inutile mettere gli uni contro gli altri, ma bisogna aiutare gli uni e gli altri, lo faremo. È un tema – osserva la correlatrice – complicato ed emotivo, ma riguarda tutti».
Fiorenzo Dadò non ha dubbi: «È ora di dare una risposta concreta e solida a quegli assicurati attivi che sono stati già penalizzati con la riforma del 2012. Quanto contenuto nel messaggio governativo, risultato delle trattative tra datore di lavoro e dipendenti per il tramite delle organizzazioni sindacali, è adesso pronto per andare in parlamento con il nostro rapporto favorevole. Confido in un dibattito serio tra le forze politiche». «E invito – prosegue il correlatore del Centro – a non confondere le misure di compensazione con il risanamento dell’Ipct, che andrà sicuramente ridiscusso».
Il Plr «è a favore del messaggio: ritiene molto importante mantenere il potere d’acquisto degli impiegati affiliati all’Ipct al momento del loro pensionamento», dice Bixio Caprara. «Considero anche fondamentale sottolineare la bontà di questo accordo tra le parti sociali, vale a dire tra i datori di lavoro e i rappresentanti degli impiegati dello Stato: la pace del lavoro è un valore assai importante nel nostro Paese. I contrari hanno spesso argomentato che questa cassa pensioni offrirebbe delle condizioni particolarmente favorevoli. Questo non è più il caso: dal 2013 il sistema di finanziamento delle pensioni è cambiato passando dal primato dei contributi a quello delle prestazioni. Al momento di questo cambio di sistema sono state date delle garanzie agli affiliati ‘over 50’, la maggior parte dei quali andati in pensione nel frattempo. Sono decisioni che non possono più essere messe in discussione. Era dunque centrale trovare una quadratura del cerchio: abbassandosi il tasso di conversione, per garantire una pensione simile si doveva aumentare il capitale di vecchiaia. Si tratta quindi di un problema soprattutto aritmetico, e non politico, che tocca gli affiliati all’Ipct che andranno in pensione nei prossimi anni. Mi sembra – prosegue il correlatore del Plr – che sia stato fatto un buon lavoro di ricerca di una soluzione di compromesso sostenibile». E precisa che il tema oggetto del messaggio del Consiglio di Stato e del rapporto commissionale firmato in mattinata «non ha nulla a che vedere con il piano di rientro e di miglioramento del grado di copertura dell’Ipct. Il perito a cui abbiamo esplicitamente posto la domanda ha confermato che quanto presentato è a garanzia delle prestazioni di vecchiaia degli assicurati e non condiziona il grado di copertura della cassa. Grado che è influenzato da situazioni pregresse e che ci trasciniamo dal passato».