Una delegazione del Plr nazionale si è immersa nella quotidianità di Chiasso, tra problemi di convivenza ed esempi d'integrazione. ‘Adesso tocca a noi’
Gli echi della quotidianità migratoria di Chiasso sono giunti Oltregottardo. Le parole delle autorità locali e la lettera-appello della deputazione ticinese alle Camere, a quanto pare, hanno colpito nel segno. Così in un sabato assolato di agosto una delegazione del Plr nazionale, in testa il presidente Thierry Burkart, è venuta in trasferta a Chiasso per toccare con mano la situazione. Le tappe della visita, infatti, non sono state le peculiarità cittadine, bensì le strutture federali che accolgono i richiedenti l'asilo: prima il Centro d'asilo a Pasture, poi gli alloggi in via Motta e alla stazione ferroviaria. Il gruppo di deputati - con Burkat, il capogruppo e consigliere nazionale Damien Cottier, il consigliere agli Stati Damian Müller e la consigliera nazionale Jacqueline de Quattro, ad accompagnarli il presidente del partito cantonale Alessandro Speziali e la vice presidente Alessandra Gianella - si è immerso, insomma, nella realtà dei flussi migratori in crescita nei numeri - nel comprensorio di recente si è oscillati fra le 550 e le 600 persone - e nella pressione sulle istituzioni comunali.
A fare il quadro di una giornata tipo a Chiasso ci hanno pensato poi il sindaco Bruno Arrigoni e la municipale Sonia Colombo Regazzoni ai tavolini del bar Indipendenza, con affaccio sulla piazza divenuta un punto di incontro per i richiedenti (e a volte teatro delle intemperanze di alcuni). I parlamentari giunti dalla Svizzera interna ascoltano con attenzione il racconto dei rappresentanti della municipalità chiassese. Parole che restituiscono per lo più problemi di convivenza, impotenza, difficoltà della comunità a rapportarsi alle attuali cifre della migrazione. Parole che sembrano fare a pugni con la tradizione umanitaria della Svizzera e di questo avamposto al di qua della frontiera che da sempre (fin dai tempi dei profughi della prima guerra mondiale) ha aperto le braccia a chi era costretto a lasciare la propria casa, vicina o lontana.
«Eppure – rende attenti il sindaco Arigoni – non bisogna sottovalutare la problematica. Al momento siamo confrontati con troppe persone. In più abbiamo l’impressione che la Confederazione, pur conoscendo da decenni la questione, non sia preparata. La Segreteria di Stato della migrazione pare non in grado, infatti, di gestire le cifre con cui si trova a misurarsi». Una percezione che sembra permeare pure la cittadinanza; in un paio di settimane sono 600 le firme che la petizione lanciata dall'ex sindaco di Chiasso Moreno Colombo ha raccolto con l'intento di attirare l'attenzione della politica cantonale e federale. Tant'è che la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Elisabeth Baume-Schneider ha annunciato che sarà in Tiicno l'autunno prossimo.
A capo del dicastero Sicurezza pubblica Colombo Regazzoni non usa perifrasi: «Non è accettabile che alcuni richiedenti si ubriachino, si azzuffino, commettano dei furti e poi tornino in piazza come niente fosse. È venuto il momento di mettere dei paletti». Anche al numero di posti letto: come dire che i 250 alloggi in più che la Sem ipotizza a Pasture (oltre ai 350 previsti e pattuiti) non vanno giù nemmeno alle autorità di Chiasso. La municipale porta a sostegno le testimonianze di mamme timorose a frequentare come d'abitudine i parchi gioco e di gente che evita di venire a Chiasso. A ciò si aggiunge la voce della titolare del ritrovo: «Capita spesso di dover chiamare la Polizia – dice –. Come succede che queste persone entrino nel bar a rubare». In effetti, da gennaio a oggi gli agenti della Comunale sono interventi per oltre 400 volte per casi simili. Uno stato di cose ‘rischioso’ per il sindaco. «Davanti a questi episodi la popolazione potrebbe generalizzare. Esiste il pericolo di scivolare in forme di razzismo», ammette Arrigoni.
Eppure Chiasso non è questo. A farne memoria è il direttore dell'Istituto scolastico Carlo Formenti, che prende le distanze dalla piega che stanno prendendo le cose. «La mia visione – chiarisce – è educativa e non repressiva. E la cittadina è stata un modello nell'integrazione degli alunni stranieri in questi anni», sottolinea. Tant’è che anche il prossimo anno scolastico se ne accoglieranno una sessantina.
L'incontro ravvicinato con la realtà di frontiera è stato, quindi, stimolante per la delegazione del Plr, grata per il contributo dell'autorità e della cittadinanza locali. «Per noi – conferma il presidente Burkart – è stato molto interessante e importante non fermarci alla teoria ma fare pratica sul posto. D'altra parte, Chiasso si trova in una situazione straordinaria in Svizzera e vogliamo essere d'aiuto e cercare delle soluzioni, non limitandoci a delle parole».
Jacqueline de Quattro, consigliera nazionale vodese, conosceva già la situazione Chiasso e della regione, dove, ci conferma, ha parecchi amici. «Qui la popolazione è sempre stata molto aperta ed estremamente generosa nell'accoglienza, come realtà di frontiera si ha bisogno gli uni degli altri. Ma la tolleranza ha dei limiti – richiama la deputata da noi intervistata –. Lo vedo bene io stessa nel mio Canton Vaud, dove abbiamo molti stranieri e richiedenti l'asilo che arrivano da sempre più lontano, con culture vieppiù diverse dalle nostre. Ebbene, lo spirito di tolleranza sta diminuendo. E si rischia, appunto, un principio di razzismo. Spero che a Chiasso non si produca lo stesso fenomeno. Ecco perché occorre vigilare e le presenze vanno ripartite, affinché la situazione non vada a detrimento della popolazione locale».
La discussione, ora, si sposta nelle aule parlamentari. E Chiasso? «Grazie e buona fortuna». Per la delegazione è tempo di spostarsi, destinazione Locarno e il festival.