I due Municipi si oppongono all'ipotesi della Sem di ampliare il futuro Centro federale d'asilo. La soluzione? Letti al posto degli uffici
Per i Municipi di Balerna e Novazzano i patti erano chiari: 350 richiedenti l'asilo, e non uno di più. Negli accordi firmati a suo tempo si era data assicurazione che il futuro Centro federale d'asilo in cantiere a Pasture, a cavallo dei territori dei due Comuni, avrebbe avuto un numero ben definito di posti letto. E in quel caso la parola dell'allora Consigliera federale Simonetta Sommaruga era bastata a tranquillizzare gli animi, anche dei vicini di Chiasso. Poi l'aprile scorso ecco la doccia fredda. Convocati dalla Segretaria di Stato per la migrazione Christine Schraner Burgener, i due sindaci - e con loro il collega di Chiasso, Bruno Arrigoni, e il Consigliere di Stato Norman Gobbi - si sono sentiti dire che nei piani della Sem vi è l'intenzione di convertire l'attuale struttura provvisoria - destinata, a progetto, a fare posto agli uffici dell'amministrazione - in un alloggio temporaneo. In buona sostanza si ricaverebbero altri 250 posti, portando così la capacità a 600 persone. Ovvero tante quante ormai da tempo trovano un approdo negli stabili a cui fa capo la Confederazione fra Chiasso e Pasture.
L'ipotesi messa sul tavolo al momento, da quanto da noi appurato, è ancora all'esame tanto dei responsabili della Sem che della politica cantonale: niente è ancora stato deciso. Ma tanto è bastato per agitare le acque a Balerna e Novazzano. I rispettivi sindaci - Luca Pagani e Sergio Bernasconi - non faticano a dirsi «preoccupati» per gli effetti che una tale soluzione potrebbe avere dentro e fuori i cancelli del Centro federale d'asilo che, ultimati i lavori, aprirà nella primavera del 2024. Anzi, lo sono a tal punto da avere inoltrato, a maggio, una opposizione formale, della quale a Berna si è preso atto ma alla quale ancora non si è risposto in veste ufficiale (se non con una mail).
La pressione migratoria alla frontiera sud è evidente. E, per stessa ammissione della Sem, a breve crescerà ancora. È chiaro che a livello federale si cercano altri spazi; anche perché nei programmi le strutture utilizzate oggi a Chiasso in via Motta e, accanto, il Punto di affluenza, andranno smantellate. Per i due Municipi, però, come messo nero su bianco nelle rispettive missive indirizzate alla Segretaria di Stato, il comparto di Pasture risulta essere "inadeguato per accogliere un così elevato numero di persone, non da ultima a causa della mancanza di adeguati spazi esterni". Non si sottace neppure che concentrare 600 richiedenti l'asilo in una realtà territoriale piccola quale è quella locale, è sproporzionato. Sullo sfondo le problematiche lamentate di recente da Chiasso per il comportamento fuori dalle regole di una parte - seppur minoritaria - di ospiti. Del resto, già nel 2018 l'annuncio che le presenze in città sarebbero salite da 134 a 200 (come poi è avvenuto) aveva contrariato pure l'autorità chiassese.
Per Balerna e Novazzano le conclusioni sono presto tirate: "Riteniamo che vada ricercata un'altra ubicazione per la creazione di alloggi temporanei". Luca Pagani sgombra il campo: «Non è che tutti gli arrivi debbono essere accolti nel Basso Mendrisiotto. Noi facciamo parte della regione Svizzera centrale e meridionale, ma alla fine a essere sovraccaricati siamo noi. E così non va. Detto altrimenti, a Pasture più di quei 350 posti garantiti non ce ne stanno. Serve una solidarietà estesa a tutta la regione di riferimento interessata». Anche perché il timore, come fa capire a chiare lettere Sergio Bernasconi, è che quella proposta aggiuntiva, pur dichiaratamente a carattere provvisorio, possa diventare stabile davanti alle sollecitazioni migratorie. E di fronte ai cittadini, fa capire, si erano date altre garanzie.
«Di fatto nell'incontro di aprile – rimarca ancora Pagani – ci siamo sentiti dire di botto: ‘Abbiamo bisogno di posti provvisori, quindi vorremmo cambiare il progetto e creare altri 250 letti. La nostra reazione è stata immediata. D'altro canto, se si vuole fare accoglienza, o la si fa in modo confacente o non funziona. Sulle dimensioni del Centro, poi, noi siamo sempre stati molto determinati. E in effetti ci era stato detto che con la nuova struttura sarebbero scomparsi gli alloggi in via Motta e che se ne sarebbe potuto tenere conto nell'ambito dell'assegnazione dei richiedenti l'asilo sul territorio, proprio per non sovraccaricare troppo la regione. E adesso si vogliono istituzionalizzare quei 250 posti». Davanti allo scenario attuale, dunque, «la preoccupazione esiste, eccome», richiama Bernasconi.
Il cambio di rotta federale, dunque, proprio non si riesce a mandare giù. «Sta succedendo ciò che paventavamo – rincara il sindaco di Balerna –. Da parte nostra abbiamo, infatti, da subito sempre reso attenti sulla necessità di tenere le proporzioni e di poter contare su spazi adeguati; e al contempo di assicurare in qualche modo una protezione del territorio e intervenire su chi esce e non rientra la sera. In caso contrario si potevano creare delle tensioni con la popolazione, e questo non lo abbiamo mai voluto. E ora si sta verificando quello che intendevamo prevenire ed evitare, ben consapevoli che la gran parte dei richiedenti non crea problemi e che le iniziative di integrazione sono lodevoli. Il punto è che quando la situazione non è gestita a dovere, sorgono le difficoltà». Grattacapi che i Comuni hanno peraltro sottoposto agli interlocutori federali nell'ambito del Gruppo di accompagnamento, senza esito (si lascia intendere).
La critica di Pagani non è rivolta, infatti, solo alla strategia logistica futura, ma pure a quella attuale. «Le soluzioni provvisorie approntate non sono consone: la gestione oggi è problematica. Quindi, ribadisco, ora non possono essere cambiate le condizioni date. Tanto più che vi è già un soprannumero di persone. Ecco che come Balerna e Novazzano abbiamo voluto lanciare un segnale». Le autorità locali vedono, in effetti, il rischio di vanificare quanto di positivo è stato fatto in questi anni sul piano dell'integrazione e dei lavori di pubblica utilità. «Un aspetto, quest’ultimo, che funziona bene ed è gestito bene – conferma il sindaco di Balerna –, restituendo un’immagine positiva verso la popolazione. Diametralmente opposta a quella che danno coloro che consumano alcol e commettono reati sul territorio. Spiace, quindi, essere arrivati a questo punto. Abbiamo cercato di fare il possibile per poter gestire in modo adeguato la presenza del Centro, eppoi si superano i limiti, lo si fa male e nascono i problemi con la cittadinanza. Occorre cambiare passo».
Balerna e Novazzano, in altre parole, si aspettano ben altro. Tanto è vero che i due Municipi non concordano "con la rinuncia alla realizzazione degli uffici amministrativi", importanti, si annota negli scritti, "anche nell'ottica della creazione di numerosi e qualificati posti di lavoro per la popolazione locale, così come a suo tempo promesso".