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Speziali: ‘Sulle finanze tanto pallottoliere e poca visione’

Il presidente del Plr spiega il positionspapier sul risanamento e striglia il governo. Sul ceto medio: ‘Alleviare il peso delle imposte, ma con coerenza’

‘Serve riformare e ammodernare lo Stato’
(Ti-Press)
3 agosto 2023
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«Non possiamo prescindere da finanze sane, ma occorre andare anche oltre le cifre: è l’occasione di riformare lo Stato, spesso fermo agli anni ’90. Non possiamo rimanere incagliati lì, dobbiamo investire e ammodernare». È con questo spirito che il Plr ha redatto la sua presa di posizione in merito al risanamento delle finanze. Il presidente liberale radicale Alessandro Speziali, in un lungo colloquio con ‘laRegione’, spiega senso e obiettivi di questo ‘positionspapier’. Dieci obiettivi – dalle priorità agli investimenti, dai doveri allo sviluppo, dalla sussidiarietà alla valorizzazione nell'Amministrazione, passando per il bisogno di obiettivi chiari, razionalizzazione delle risorse, innovazione e importanza delle istituzioni –. Ma anche più di qualche critica a un governo che, da quanto è emerso finora sulla manovra di rientro, "parla unicamente di cifre, ma non di obiettivi né di traguardi".

Da cosa trae le mosse il vostro nuovo documento sulle linee guida in materia di rientro dal deficit?

Innanzitutto dall’assenza di una strategia generale e di una visione fatta di obiettivi e priorità. Negli scorsi mesi gli incontri col governo si limitavano alla contabilità delle cifre. Nemmeno un cenno a una riforma dell’amministrazione, dei Dipartimenti e dei servizi ereditati dal finire del secolo scorso. La società si sta rivoluzionando dal profilo tecnologico, sociale, economico: non possiamo continuare a fare le stesse cose, allo stesso modo. Poi per un discorso di coerenza interna al Plr. Come gruppo parlamentare e partito questo documento di posizionamento serve per affrontare con coerenza e chiarezza il risanamento e la riforma dello Stato. Vogliamo fare la nostra parte con responsabilità, spirito costruttivo ed esempi concreti. Che ci sono.

Talvolta si ha l’impressione che il Consiglio di Stato si dedichi troppo al pallottoliere e meno al dare una visione politica, economica e sociale del Ticino dei prossimi dieci, vent’anni. Quindi condivide?

Sì. Il Consiglio di Stato si dota delle ‘Linee direttive’ per definire l’orizzonte dei prossimi anni. Poi però, quando si tratta di scendere dalle altitudini degli auspici alla concretezza della realtà, il pallottoliere assume dimensioni preminenti e dalla politica si passa alla contabilità. Dal ‘condurre’ all’‘amministrare’. Per fortuna, ora che, su volontà del parlamento, il governo ha consegnato alla Commissione della gestione un’analisi comparativa delle spese del Ticino rispetto agli altri Cantoni, prendono obiettivi e piste di riforma. Bene, anche perché in diversi settori spendiamo molto più della media di altri Cantoni.

Come si può correggere questa tendenza?

Se parlamento e governo fanno il loro dovere: porre delle priorità, analizzare le spese inefficaci o inefficienti, rivedere l’organizzazione e l’azione dell’amministrazione, frenare la moltiplicazione di leggi e regolamenti o direttive interne, distinguere investimenti dalle spese di gestione. E avere il coraggio di farlo. Così risaneremo i conti e rafforzeremo lo Stato e il territorio. Se pensiamo alle normative edilizie, alle procedure per ogni progetto che vogliamo intraprendere, alle regole delle commesse pubbliche, agli innumerevoli formulari per ottenere un finanziamento … di lavoro ce n’è!

Risanare sì, ma come? A parole i conti devono essere in ordine, poi nella pratica anche il governo non sta brillando per velocità nel fornire risposte. Qual è la posizione del Plr?

Ammodernamento dello Stato, priorità negli investimenti, coerenza della politica. Senza questi tre elementi, rimaniamo fermi cullandoci nell’inerzia del passato, che però ha esaurito la propria forza. Inoltre, vogliamo mantenere le distanze da tutte quelle soluzioni che non appartengono alla nostra storia: non possiamo diventare la repubblica delle sole pretese in uno Stato assistenzialista. E non possiamo nemmeno banalizzare la questione dei risparmi, parlando con faciloneria dei milioni da risparmiare.

Partiamo allora dall’ammodernamento.

Ammodernare l’amministrazione pubblica, che chiede di fare un passo avanti: più responsabilizzazione, più motivazione, più creatività, più margine di manovra. Abbiamo centinaia e centinaia di ottimi funzionari, competenti, che hanno voglia di fare e di decidere. Ma la macchina statale spesso è culturalmente rigida e produce un’enormità di autoregolamenti che vincolano e demotivano. Con Bixio Caprara abbiamo inoltrato una mozione per superare il modello attuale. Inoltre, ammodernare significa digitalizzare tutto ciò che è possibile, sia a favore del servizio erogato, sia della comunicazione tra uffici e dipartimenti, sia del rapporto con il cittadino e le aziende. Questo richiede però l’analisi critica dei processi produttivi interni all’amministrazione, semplificandoli. Un esempio? Il singolo cittadino privato che vuole annunciare il proprio appartamento ad uso turistico si trova confrontato con una doppia procedura amministrativa verso le Otr e la polizia. Le faccio un altro esempio, in cui occorre rimodellare servizi e eliminare doppioni: è il caso del Centro di risorse didattiche e digitali cresciuto continuamente negli anni malgrado la presenza del Centro sistemi informativi.

Poi bisogna, come ha detto, porsi delle priorità. Ma davvero, però.

Esatto, partendo dal saper distinguere un investimento da una spesa corrente. Un credito per l’innovazione, lo sviluppo regionale o il turismo non corrisponde all’introduzione di nuove spese perché si vuole potenziare servizi a ogni piè sospinto, come si voleva fare con la questione del lupo (dove la soluzione invece è pratica). Inoltre, oggi vogliamo spingere gli standard minimi di costruzione sempre più in alto: tutto diventa sempre molto e troppo caro, inutilmente. A livello di priorità, c’è anche il saper razionalizzare: infatti qualche mese fa abbiamo interrogato il Consiglio di Stato chiedendo se avesse mai valutato quali servizi aiutino a produrre ricchezza e a tenere la macchina economica accesa e performante, così da facilitare l’indotto per le casse pubbliche. Spesso i tagli lineari sono la conseguenza del manco di priorità.

Infine la coerenza, merce rara…

Sì. Lo dico con una dose di autocritica, poiché nell’attività commissionale e parlamentare capita di avallare scelte non sempre coerenti. Ma vogliamo insistere, combattendo per esempio la logica secondo cui per risolvere ogni problema basta proporre una nuova base legale: i risultati spesso sono deludenti, e l’unica cosa certa è l’aumento della burocrazia.

Bisogna però fare i conti con la realtà di oggi: molte persone faticano ad arrivare a fine mese, il potere d’acquisto è in calo, le preoccupazioni per il futuro aumentano. Una politica orientata principalmente ai tagli e ai risparmi non rischia di peggiorare ancora di più la situazione?

In tutto quel che le ho raccontato finora, non c’è solo razionalizzazione e contenimenti della spesa. Vogliamo certamente rivedere la spesa rendendola più efficace, meno scontata, meno intoccabile. Ma vogliamo anche mantenere alto il livello di investimenti, che significa aziende che assicurano posti di lavoro e indotto per lo Stato, con i sussidi e i servizi che eroga. Con una struttura statale più moderna e vicina al territorio, le cifre del bilancio possono e devono cambiare. La visione che portiamo avanti non impoverisce le persone, ma potenzia lo Stato.

E per il famoso ceto medio? Ho sentito che il suo partito sta pensando a qualche ‘correttivo’ alla riforma fiscale. È vero?

Per il ceto medio abbiamo proposto una deduzione fiscale generale a dipendenza dell’aumento dei costi della cassa malattia. Nel frattempo, abbiamo chiaramente sostenuto la proposta recentemente accettata in votazione. Inoltre, abbiamo suggerito un’agevolazione per il trapasso delle piccole aziende di famiglia, dove spesso chi lavora e gestisce sono proprio persone del ceto medio con la loro attività che esiste con fatica da decenni. Inoltre, tutto lo sforzo di sburocratizzazione serve per rendere la vita meno cara, penso anche alla popolazione anziana che si vede assottigliare sempre più il suo potere d’acquisto. E nell’ambito dell’attuale riforma fiscale, effettivamente sì, stiamo valutando un paio di modifiche per alleviare maggiormente il peso delle imposte sul ceto medio: abbiamo un paio di scenari interessanti. Ma con coerenza, ovvero individuando anche dove compensare questa misura: altrimenti ci accodiamo dietro a chi inganna i cittadini volendo allo stesso tempo diminuire le tasse, aumentare i sussidi e combattere il debito pubblico.

Tra qualche settimana riprenderanno i lavori parlamentari, e sarà un autunno difficile sia in ottica Preventivo 2024 sia perché ci sarà l'appuntamento con le elezioni federali. È ottimista?

Penso ai molti discorsi del Primo agosto in cui si celebra la capacità della Svizzera di costruirsi un destino comune, malgrado le differenze. Come parlamento e governo dobbiamo essere all’altezza del nostro Paese, dove una larga maggioranza promuova un’azione politica di ammodernamento, di priorità negli investimenti e di coerenza. Altrimenti consegneremo alle giovani generazioni un fardello insopportabile.

In tutto questo però il Dfe è a conduzione liberale radicale da decenni. Qual è il rapporto con il vostro consigliere di Stato Christian Vitta?

Il rapporto con Christian, come sempre, è di grande collaborazione. Evidentemente noi come partito abbiamo una visione, condivisa anche con lui, in una logica di legislativo e di partito. Lui in una logica di Consiglio di Stato. Detto questo, il Dfe è a capo dell'economia e finanze ma sappiamo anche che queste riforme o hanno una chiara maggioranza in governo o si rimane fermi al palo. E non basta un solo Christian per cambiare le cose. Dopo, va anche detto che noi come partito su alcuni temi lanciamo il cuore oltre l'ostacolo...

Cosa che talvolta dovrebbe fare anche il Consiglio di Stato. Quando lei auspica più coraggio da parte del governo, parla anche di Vitta nella conduzione del suo dipartimento?

L'auspicio è verso il governo e tutti i suoi membri, non bisogna essere esigenti a intermittenza e siamo sicuri che anche Christian vede la necessità di rilanciare la macchina statale.