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‘Manovra di rientro? Il mondo agricolo e contadino ha già dato’

Il segretario dell'Uct Sem Genini a tutto campo tra il nodo finanziamenti pubblici, una meteo più clemente ma insidiosa e l'allarme lupo che non cessa

In sintesi:
  • ‘In passato abbiamo fatto la nostra parte, ora toccherà anche agli altri’
  • Tra pioggia e (finora) pochi giorni di canicola la situazione è migliore rispetto al 2022
  • ‘Sì ai collari con feromoni per proteggere il bestiame, abbiamo scritto al governo’
Il punto della situazione in un’estate migliore della scorsa, però...
(Ti-Press)
31 luglio 2023
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Siccità e canicola stanno (per ora) risparmiando il Ticino. Lo sanno bene gli agricoltori, che dopo le difficoltà dello scorso anno stanno vivendo un’estate più serena. Le preoccupazioni però non mancano. Su tutte: la difficile convivenza con il lupo e i risparmi di Cantone e Confederazione, che potrebbero far diminuire il sostegno pubblico al settore. Ne abbiamo parlato con Sem Genini, segretario agricolo cantonale dell’Unione Contadini Ticinesi.

Sia il Cantone che la Confederazione stanno lavorando a misure per il contenimento della spesa. Il vostro è un settore che conta anche sul sostegno pubblico. Avete paura che determinati aiuti possano venire meno?

Un certo timore c’è, anche perché dei tagli ci sono già stati. Si può poi discutere se giusti o sbagliati. Un esempio è quello del Centro di competenze alimentari Ticino (Ccat): nonostante l’ottimo lavoro fatto, riconosciuto anche dal Consiglio di Stato, si è deciso di diminuire leggermente il budget. L’ultimo credito quadriennale destinato al Ccat era di 2 milioni, quello proposto ora dal governo per lo stesso periodo è di 1,9 milioni. Ma non è il solo taglio che ha toccato il nostro settore. È stata infatti annullata la partecipazione del Ticino alla fiera Olma di San Gallo e c’è stato anche il passo indietro sul sostegno ai vigneti eroici, per citare alcuni esempi. Insomma, il mondo agricolo è già stato chiamato a fare la sua parte e non ci siamo tirati indietro dando il buon esempio. Ora toccherà anche agli altri.

Lo scorso anno abbiamo avuto un’estate segnata dalla grande siccità e dalla canicola, che hanno messo in difficoltà molti agricoltori. Quest’anno la situazione sembra decisamente migliore...

Sì, le cose vanno abbastanza bene. Sicuramente meglio rispetto ai problemi dell’anno scorso, anche se siamo un po’ nella situazione opposta. Questa meteo ha però anche i suoi svantaggi. Ad esempio, l’erba e il fieno che servono agli allevatori sono abbondanti e permettono di formare delle importanti scorte. Il fieno bagnato però, se non si riesce a lavorarlo nella maniera corretta a causa delle continue precipitazioni, rischia di sviluppare muffe e perde anche sostanze nutritive. Problemi simili toccano anche i viticoltori: l’umidità che si forma soprattutto nei vigneti rischia di portare alla formazione di focolai importanti di peronospora. È un po’ la realtà quotidiana di chi vive con piante e animali vivi, dotati di cicli vitali su cui ha poco o quasi nessun controllo. Le famiglie contadine sono abituate al doversi adattare. In ogni caso, come detto, la situazione è decisamente migliore rispetto allo scorso anno per molti settori. Sugli alpeggi la pioggia garantisce una presenza dell’erba costante. Nessuno finora parla di scarichi anticipati degli alpeggi o di difficoltà nell’approvvigionamento idrico come invece avvenuto nel 2022 o in diversi altri anni. C’è poi il pericolo di temporali improvvisi e soprattutto di grandinate molto forti, che negli ultimi anni sono diventate estremamente violente e capaci di distruggere le coltivazioni anche se protette da reti. Ne abbiamo avuti diversi esempi anche quest’anno in luoghi in cui finora non si erano verificate con tale forza. Niente però a che vedere con quanto accaduto in Italia.

Notizia di qualche settimana fa: per la prima volta quest’anno verrà importato in Svizzera più formaggio di quello che viene esportato all’estero. Segno che la produzione elvetica ha raggiunto il suo limite?

No, anzi, è il segnale che ci sono dei problemi strutturali ai quali la politica a Berna non riesce a trovare una soluzione vera e propria. Il prezzo del latte è troppo basso e i nostri produttori fanno fatica a coprire i costi di produzione. È una situazione deleteria per un Paese come il nostro, conosciuto in tutto il mondo come produttore di latte. La stessa situazione c’è ormai da qualche anno con il burro, che viene importato dall’estero. La conseguenza è che anche i salari del settore fanno fatica a essere competitivi, mettendo a rischio l’esistenza di diverse aziende produttrici.

Da inizio anno il numero di animali predati dal lupo è più basso rispetto alla cifra registrata lo scorso anno in questo periodo. Vuol dire che le misure di protezione promosse dal Cantone e della Confederazione stanno funzionando?

Non sono per niente convinto di questa lettura, di parte e basata solo su alcuni cantoni. È vero che da inizio anno in alcune regioni ci sono state delle diminuzioni delle predazioni, ma questo perché gli animali sono stati tenuti dagli allevatori più a lungo in stalla. E perché diversi contadini hanno rinunciato a lasciare liberi gli animali al pascolo primaverile o addirittura hanno chiuso l’attività. Di esempi in Ticino non ne mancano, purtroppo. Inoltre nelle ultime settimane gli attacchi al bestiame sono tornati ad aumentare in modo importante ovunque e soprattutto in Ticino. C’è poi da considerare che la protezione del gregge è un grande lavoro in più per i pastori, spesso anche molto impegnativo, che però non ha nessun ritorno economico. Va poi detto che nel nostro cantone molte zone non sono proteggibili. Inoltre, il credito messo a disposizione dalla Confederazione per il 2023 sembra già essere esaurito. In generale, l’esistenza di un credito non significa comunque che ci sono cani da protezione a disposizione in tempi rapidi e personale sufficiente. La lista di attesa per i primi cani disponibili è infatti nell’ordine degli anni. Un’attesa che molti non possono permettersi. Per fortuna quindi si cercano nuove strategie, come il progetto pilota con dei collari con feromoni, che possono essere un aiuto in più per gli allevatori e un deterrente per il lupo. Come Associazione abbiamo scritto proprio di recente al Consiglio di Stato per chiedere di monitorare la situazione da vicino e voler stanziare un aiuto anche finanziario per questo progetto innovativo.