Salvaguardia, tutela e valorizzazione di Dunzio, monte della Bassa Vallemaggia. Una delle prime tappe verrà inaugurata il 29 luglio
Una giornata di festa per sottolineare la fine dei lavori di ristrutturazione dell’antica grà di Dunzio, il manufatto risalente al Diciannovesimo secolo, che ha ritrovato il suo aspetto originario, il suo splendore e la sua funzione (essiccare le castagne). L’appuntamento, con aperitivo, è in programma sabato 29 luglio, alle 17.
Uno spunto di cronaca che merita ben più di una notizia in breve. Infatti, il restauro del piccolo stabile in pietra è solo una delle tappe di un vasto progetto, portato avanti dalla Fondazione Monte di Dunzio, nata il 7 maggio 2021. «I nostri obiettivi – spiega il presidente Domenico Paladino – sono la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione del paesino della bassa Vallemaggia, situato a circa 650 metri sul livello del mare. Desideriamo proteggere attivamente le ricchezze e gli aspetti storico-culturali, con il restauro delle due grà, la conservazione dei dipinti murali, delle cappelle e dei muri a secco. Allo stesso modo abbiamo intenzione di contenere il progressivo rimboschimento, di ripristinare i vecchi e storici sentieri e di eseguire, soprattutto, gli interventi naturalistici a favore della biodiversità, seguendo il progetto elaborato dal biologo Mirko Zanini. Sarebbe un vero peccato se tali beni culturali e paesaggistici scomparissero».
Il progetto di valorizzazione del territorio porta la firma dell’architetto Matteo Mochi. Il capitolo “Concetto principale” riassume gli intenti perseguiti ed elenca le opere in programma: “Futuri interventi di recupero, che daranno a questo comparto rurale il giusto riconoscimento, sono intesi a scopo migliorativo e conservativo, con la volontà di assicurare al territorio una continuità culturale e un’opportunità economica, legata al turismo e alle attività interdisciplinari didattiche”. L’obiettivo principale della proposta è “la formazione di un percorso naturalistico e storico-culturale a Dunzio, valorizzandone il patrimonio paesaggistico”.
Molte le opere previste, che nel complesso permetteranno di comprendere la vita quotidiana di un tempo: il restauro di un’antica grà; il recupero di sentieri e carraie con muri a secco; la sistemazione dei riali, con lo sgombero della vegetazione dagli alvei e la manutenzione degli argini; il recupero e il restauro di beni culturali e architettonici (splüui, cantine, canvetti e altri); la valorizzazione delle zone umide vicine all’oratorio e ai Piani d’Agosto; gli interventi sull’area boschiva e sul sentiero sopra Dunzio.
Per sviluppi economici legati al turismo e per creare stimoli di vita sociale, verranno potenziati gli strumenti di promozione e comunicazione e sarà realizzato un percorso didattico adatto a tutti. C’è pure l’intenzione di organizzare attività didattiche e di educazione ambientale con bambini e ragazzi, giornate di volontariato e altri momenti d’incontro. Infine, si porrà l’accento sulla collaborazione con l’azienda agricola esistente e con l’Organizzazione turistica regionale.
L’investimento globale ammonta a 843mila franchi. «La Fondazione partecipa con i propri mezzi e con lavoro di volontariato – prosegue Paladino –. Inoltre beneficiamo del sostegno finanziario dei Comuni di Maggia e Terre di Pedemonte, del Cantone Ticino, del Fondo svizzero per il paesaggio e di altre fondazioni. I lavori sono iniziati alla fine del mese di maggio del 2021, quando abbiamo dato il via ad alcuni singoli progetti». Fra questi, appunto, la grà che verrà inaugurata sabato 29 luglio. Si tratta di un piccolo edificio in sasso, con il tetto in piode, dove si fanno essiccare le castagne esponendole su un graticolato (da cui deriva il nome grà), posto sopra un moderato focolare, alimentato da legna di castagno. «Nel 2011 a Dunzio è stata inaugurata la selva castanile, un bosco di grande importanza storica, didattica e turistica. Da parte nostra, desideriamo organizzare dei raduni durante i mesi di settembre/ottobre per mostrare il carico e lo scarico della grà».
Il paesino ha una storia per certi versi curiosa. Stando a quanto riporta una pergamena del 1328, Dunzio apparteneva a Tegna, ma Aurigeno poteva usufruire di pascoli e boschi. La comproprietà alimentò continue controversie e liti: tra il settembre e l’ottobre del 1534 alcuni uomini di Tegna marciarono su Dunzio “con arme inastati et sciopeti”, quale azione intimidatoria. La controversia fu risolta definitivamente nel 1936 dal Gran Consiglio ticinese, che il 7 luglio di quell’anno decretò la rettifica dei confini giurisdizionali tra i comuni di Aurigeno e di Tegna: il territorio dei monti di Dunzio, Capoli e Torbeccio fu assegnato alla giurisdizione di Aurigeno. Case, pascoli e boschi – fino ad allora considerati parte del Circolo della Melezza e del Distretto di Locarno – entrarono a far parte del Circolo di Maggia e del Distretto di Vallemaggia.